venerdì 31 ottobre 2008

Uno sguardo sulla strada.

Giornale di Brescia del 22 novembre 2008
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Sono le 7,50 di una qualsiasi mattina di ottobre, quando alzo la tapparella alla finestra nella mia camera e getto uno sguardo sulla strada insolitamente deserta. E’ sabato e chi ha fatto tardi, dorme ancora. La giornata si presenta con un aspetto indefinibile , grigiastro. In mezzo alla strada, zizagando procede con andatura svogliata un ragazzo con lo zainetto sulle spalle. Quattordici anni, (presumibilmente) ben vestito lo sguardo perso di chi ha ben altro per la mente.

Sorrido da dietro le tende, lo accarezzo con lo sguardo mentre cerco di indovinare i suoi pensieri : “Cavolo, questa scuola anche di sabato, che stress! “ questo lascia presumere il suo annoiato procedere sulla strada. Volo idealmente ai miei verdi anni e mi pongo al suo fianco. Lo spintono un po’. “Dai muoviti, non vedi che è tardi ?" E lui si affretta appena, appena con l’aria di concedersi. Mi avrà sentito ?

Io, a scuola, arrivavo sempre di corsa, un po’ affannata. Spesso avevo già speso i pochi spiccioli che mi venivano consegnati per la filovia e mi facevo una bella scarpinata quasi correndo. I libri, tenuti assieme da una cinghia e il cuore sempre teso a qualche nuova conquista. Avida di conoscenza, entusiasta, protesa verso l’ignoto che avrei voluto scandagliare....tutto in una volta. Alla sua età, frequentavo la terza media, c’era la guerra, avevo sempre fame e vivevo, come tutti, in ristrettezze e qualche volta, passavo la notte nella cantina umida e insicura (eletta a “rifugio”) durante i bombardamenti.

Questo ignaro adolescente avrà dormito in una casa ben riscaldata e certamente avrà consumato una buona colazione. Ma naturalmente non è consapevole dei privilegi che la sorte gli ha riservato. Lui non conosce il mio vivere e io, a malapena, riesco a rendermi conto del suo. Classi miste che accolgono ragazzi e bambine di diversa provenienza geografica e – a seconda di ciò che “si portano da casa” - avranno atteggiamenti di accoglienza o discriminatori.

Perché è indubbio che arrivano a scuola già intrisi di convincimenti assorbiti in famiglia . I ragazzi oggi sono esperti in ogni diavoleria elettronica, in attività sedentarie, in tutto ciò che offre la tecnologia più avanzata. Per contro non possono correre sicuri sulle strade, non giocano “a mondo” a cicotti sul marciapiede, non sanno niente dei cortili, delle sedie fuori dall’uscio, delle chiacchiere dei vecchi, dell’abito della festa, della cena a base di caffé/latte, dei pranzi a polenta e uova all’olio, delle lenzuola gelide. Non so nemmeno se hanno un salvadanaio, se conoscono l’attesa di un giocattolo, di una vacanza, di un premio.

Hanno molto di più e tanto di meno. Però, loro e noi (giovani di ieri) siamo virtualmente accomunati da una indimenticabile, fuggevole ricchezza che “ha un nome lungo e breve.....giovinezza !” r.m.

13 commenti:

Scricciolo ha detto...

PRIMAAA!!! Buongiorno Renta, permettimi di augurarti buona giornata con un caldo e affettuoso abbraccio!

Renata ha detto...

Buongiorno a te, gentile Scricciolo. Que pasa, guapissima senora ? todo bien ? Il tuo abrazo giunge graditissimo e lo ricambuo, con uno dei miei...stritolanti. E ci aggiungo un besito.

MasterMax ha detto...

Buongiorno Muccina!
Innanzitutto un caffè, te ne prego, che oggi il lavoro sembra più duro del solito.
Riguardo al pensiero di oggi, lo condivido in pieno. Sia io che mia moglie vogliamo improntare l'educazione di nostro figlio tenendolo lontano dal consumismo il più possibile, cercando di fargli capire che il giocattolo più bello è la fantasia, ed è un dono che tutto l'oro del mondo non basterebbe a comprare e quando lo vedo creare gli aerei con i legnetti o dirmi "papà, facciamo finta che tu sei... e io sono...", quando lo vedo divertirsi come un matto mentre salta dentro una pozzanghera, ecco, penso che forse stiamo facendo un buon lavoro.
Un abbraccio!

Renata ha detto...

"Caffè per Mastermax" -ordino a gran voce. Caldo fumante servito con un sorrisone. e poi...analiziamo le tue parole :

"forse stiamo facendo un buon lavoro" .
TOGLIETE "FORSE" !
E' perentorio. Un abbraccio stritolante. muccina
P.S. muccina, minuscolo (è un vezzeggiativo) Bacio

Luigina ha detto...

Pieno di nostalgia ma un bel post muccina... minuscola :) Ma tu allora eri un'antesignana : io alle medie, 25 anni dopo di te, andavo ancora a scuola con i libri in una bella cartella di cuoio che mi aveva cucito il calzolaio del mio quartiere, altrimenti sul 17, il pulmino pieno zeppo, che mi portava alla Romanino dietro S.Nazzaro, La cinghia solo alle superiori ;) e si andava anche il sabato. Buone feste muccina

calendula ha detto...

Renata giovane Muccina, la giovinezza che porti nel cuore e nella mente è presente, la giovinezza è nel tuo cuore, quindi non crucciarti degli anni che passano, tu sei sempre una giovincella appassionata..
Un bacio Calendula

Nessuno ha detto...

Renata, lo dici a me?
Li trovo tra i banchi che dormono, che non hanno voglia di far nulla.
Ma dove vivono questi giovani?
Gli parli e sembrano essere nel loro mondo!
Più mi sforzo di capirli, più li sento lontanissimi.

Notte, un abbraccio e grazie per averci ricordato che persone come te hanno trascoro un'esperienza di vita come la guerra,terribile e indimenticabile.
Nelle tue parole ho letto molto di quanto mi raccontava la mia nonnina.

Renata ha detto...

Cara Luigina,si è vero, si andava a scuola anche il sabato e, per quanto mi riguarda, anche il pomeriggio del sabato. Non c'era indulgenza e si era promossi solo per merito. E chi risultava non idoneo veniva indirizzato verso scuole professionali e di apprendimento al lavoro. Come dire "si stava meglio, quando si stava peggio!". Buona nanna.
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Si, cara Calendula, in effetti i miei maggiori contrasti devo gestirli con l'anagrafe che, come ho detto in una filastrocca "mi manda acciacchi da anni 80, mentre io...me ne sento sol 50".Ma la passionalità, è intatta. un bacione
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Caro Viandante, sapevo che avresti condiviso, forse, tornare un po' indietro, sarebbe un bell'andare avanti. Più disciplina e, in Piedi quando entra il Prof.! Sarebbe un buon inizio. Altro che il tu tra allievo e insegnante!buona notte.

mistral ha detto...

Che bella questa immagine: "se conoscono l'attesa di un giocattolo, di un premio, di una vacanza..."
Cara Renata hai centrato il bersaglio, è proprio questo, uno dei punti focali del gravoso problema educativo di oggi. La mancanza totale, o meglio sarebbe dire l'assenza dell'attesa nei bimbi, negli adolescenti nei giovani d'oggi.E' sufficiente che il neonato faccia nghè, e subito sono attorno a lui madre e padre a soddisfare i suoi bisogni, poi crescendo il bambino apprende questa forma di potere che ha sui genitori ed allora la utilizza per appagare i suoi desideri, e così via via verso una crescita sempre più distorta e deleteria.
Per fortuna esistono ancora genitori veri, che preferiscono dire dei sani ed educativi NO e lasciare quel spazio di tempo tra la manifestazione di un bisogno e la sua realizzazione.
Sempre più felice di aver incontrato sulla mia rotta una persona come te...
Ti abbraccio con affetto e ti auguro una serena e dolce "notte"

Renata ha detto...

MISTRAL - le tue parole sono un balsamo. Temo, talvolta, che in questo mondo disastrato si sia persa la capacità di tenere con forza le redini che devono imprimere l'andatura.

Si vedono spesso giovani puledri sbandati che non capiscono quale sia la strada da percorrere.

Grazie per la condivisione e per avere svelato un panorama migliore.
Persone come te, ce ne sono ancora quindi la speranza è ben supportata.

Un bacio con lo schiocco.

enne ha detto...

Hai toccato un tasto dolente, essendo io la madre (divorziata) di un sedicenne.
Bisogna seminare bene, sempre. Anche in questi tempi confusi e caotici. Poveri in senso metaforico.

Renata ha detto...

La BISLACCA - hai TUTTA la mia comprensione.Con un figlio dodicenne,anch'io sono stata un madre "separata" che è peggio che divorziata, in tempi in cui questa condizione era (oltretutto) malevolmente discriminata. Ti capisco, ti capisco, ti capisco.

Anonimo ha detto...

I ragazzi di oggi sono tanto diversi anche da come erano 30 anni fa, quando avevo la loro età. Lo vedo in mio figlio, nelle sue istanze indipendentiste, nella sua arroganza immatura e nelle sua immaturità arrogante. Spero che alla fine vinca la sua intelligenza e i buoni sentimenti che albergano nel suo cuore, altrimenti sarà guerra lunga e dolorosa, prima dell'armistizio.