mercoledì 30 novembre 2011

Una favola vera.

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Due uomini,  molto malati, occupavano   la stessa stanza d'ospedale. Quello che aveva il letto vicino alla finestra poteva mettersi a sedere sul letto per un'ora ogni pomeriggio. L'altro era costretto a  restare sempre disteso. Col tempo, presero a parlare tra loro del loro passato e ogni pomeriggio, l'uomo vicino alla finestra  raccontava al suo compagno di stanza le cose che poteva vedere all’esterno.

Dall’altro letto, l’infermo, cominciò a vivere in attesa  di quelle ore nelle quali il suo mondo si colorava dei colori del mondo esterno. Seppe così che la finestra dava su un parco con un delizioso laghetto nel quale le anatre ed i cigni nuotavano e i bambini facevano navigare le loro barche giocattolo. Seppe di giovani innamorati che camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore.

Mentre l'uomo descriveva, l'amico dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo pomeriggio l’ amico descrisse perfino  una parata che stava passando. ma non riuscì a sentire la banda, a causa della sua lieve sordità,ma si consolò perché  poteva almeno  vederla con gli occhi della mente.

Passarono i mesi, ma un brutto giorno l'infermiera di turno trovò il corpo senza vita del paziente  vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L'infermiera,  comunicò la triste notizia all'altro che  si affrettò a chiedere  di essere trasferito nel letto dell’amico. Voleva avvicinarsi a quella  finestra e appena trasferito l'uomo si sollevò appoggiandosi faticosamente ad un gomito, ansioso di vedere il mondo esterno.

Si girò lentamente  e vide che la finestra si affacciava...su un muro bianco ! 

Deluso e stupito  chiese poi all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico a descrivere delle cose così meravigliose, ma inesistenti. L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro. “ 'Forse, voleva farle coraggio.”' disse sicura che il cieco aveva provato  un'immensa felicità nel rendere felice il suo amico. Sapeva bene che un dolore condiviso è dimezzato, ma la felicità condivisa è raddoppiata.  
anonimo
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lunedì 28 novembre 2011

Un arrivederci alle mie betulle.

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Tre splendide, eleganti betulle del giardino condominiale, concludono la loro trionfante stagione con un'esplosione giallo oro delle foglie ancora stranamente compatte. Ci sorridiamo, io e loro riaffermando un'affetto datato. Ci cerchiamo e di ritroviamo da molti anni sempre con un alone di rassicurante serenità. Fra poco, ceduto l'oro delle foglie, tenderanno le scarne braccia al cielo, riservandosi di offrire, ancora una volta in primavera i teneri germogli che preludono al loro rifiorire. Sono fortunate le mie belle amate betulle. E anch'io....finché potrò bearmi della loro bellezza ! (;-)muccina
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sabato 26 novembre 2011

Se.... se....se....

pubblicato su OGGI.it - lettere 29 novembre 2011
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Se vi hanno insegnato a salutare quando entrate in un ambiente,
se vi hanno abituato a dare del lei agli adulti come forma di rispetto,
se vi hanno detto che negli autobus il posto si lascia alle donne incinte e a quelli più grandi di voi,
se vi hanno insegnato che i beni comuni vanno rispettati più dei propri,
se vi hanno insegnato che l'onestà è un valore imprescindibile,
se siete cresciuti con il cibo fatto in casa,
se avete giocato per strada per ore,
se non avevate i vestitini firmati.
se la vostra casa non era a prova di bambino,
se vi punivano quando vi comportavate male,
se non siete stati da uno psicologo e uno scappellotto ogni tanto l'avete preso;
se i negozi chiusi la domenica e avete bevuto l' acqua del rubinetto.
se il rispetto per gli insegnanti era la prima regola
se non conoscevate l'inglese a 6 anni e non avevate il telefonino a 9 ma sapevate bene cos'era l'educazione

dimostrate che siete sopravvissuti in un mondo di valori e regole ancora VALIDISSIMI
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giovedì 24 novembre 2011

La legalità inizia dalle piccole cose.

Oggi.it (rivista)23 novembre  2011
Giornale di Brescia      25/11/2011
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Non è utopia !
Sono convinta che saranno bambini “tirati su bene”a migliorare il mondo. Un bambino abituato a dire grazie, a non rubare il posto a sedere in virtù di una velocità soggettiva, aduso ad aspettare convinto da subito che non basta chiedere per ottenere, pronto a meritare.
Un bambino che divide la sua merenda con l’altro, che presta volentieri il suo giocattolo, che non interrompe gli altri quando parlano, che apprezza il piacere di un buon bagno e indossa abitini puliti, mantenendo una certa indifferenza verso l’eventuale griffe.
Un bambino che rispetta le persone nei loro ruoli (es. insegnanti) gli anziani, i deboli, i sofferenti, un bambino abituato a riporre le cose al loro posto, che non sporca la strada, che si attiene alla raccolta differenziata (lo farà con giocosa naturalezza se sarà abituato a vederlo fare) che vede i genitori rispettare pazientemente in fila, quando la necessità lo impone… SARA’ UN UOMO capace di gratitudine, rispettoso delle priorità, desideroso di dare qualcosa in cambio di ciò che riceve,generoso con l’altro,concreto nell’essere e relativamente indifferente nell’apparire.
Sarà altruista, rispettoso dei ruoli e dell’ambiente, autonomo e saprà affrontare disagi anche imprevisti. E sono certa che farà tutto ciò che serve senza avvertire costrizione perché gli verrà naturale se sarà coadiuvato dall’esempio genitoriale. Credetemi, non è utopia, si potrebbe fare e ne guadagneremmo TUTTI. Le radici mantengono sicuro l’albero.
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martedì 22 novembre 2011

Il mondo intorno a noi.

La mattina è gelida e le strade sono deserte. Imbacuccata vado verso l'edicola e guardo gli spazzi verdi che si imbiancano sotto la brina. Palesemente intirizzito, accovacciato sul bordo del marciapiede, un giovane di colore avvolge il corpo con le sue stesse braccia per trasmettersi un po’ di calore.

Si alza e viene verso di me con passo agile e veloce e, quasi balbettando sussurra :“Signora, puoi offrirmi un caffè?” Il suo italiano è corretto, ma le parole sembrano uscire gelate dalle labbra violacee. Gli sorrido senza parlare e gli porgo quanto serve e lo osservo mentre corre verso il bar agitando una mano in un gesto che è un saluto e un grazie sincero. Spero lo servano in fretta.

Rientro nella mia casa calda e accogliente, ripenso ai tanti ragazzi sfortunati, lontani dai loro affetti essenziali e rivolgo un pensiero alle coste martoriate del nostro Paese augurando, a chi ancora si gode il tepore delle coltri, di essere baciato da quella consapevolezza che apre la strada alla solidarietà.

domenica 20 novembre 2011

L' I.C.I. e la risata della cicala.


Bresciaoggi 22 novembre 2011
Quindi, tornerà l' ICI sulla prima casa per sancire, in concreto, il trionfo della cicala.

Infatti.la formica che inserisce nella quotidianità alcune rinunce ( di vacanza, di svago, di cenette fuori casa, ecc.) per creare per sé e per la sua famiglia un margine di tranquillità e sicurezza si sentirà beffata da chi consuma le sue entrate fino all’ultima briciola all’inno spensierato del "carpe diem".

Non mi soffermo sulla valutazione delle scelte, ma mi limito a constatare che ne esce premiata la cicala – ampiamente gratificata dal suo stesso comportamento - mentre la formica, dopo le rinunce, vedrà ricomparire la mano rapace del Fisco che avanzerà,  nuovamente, diritti già ampiamente soddisfatti.

Mentre rivedo col pensiero l’ormai riposto salvadanaio (simbolo del risparmio) e penso a privazioni accettate in vista di una stabile garanzia per il futuro, sento una agghiacciante sarcastica risata : é la cicala.Quindi l’ultima a ridere sarà lei…a buon diritto! muccina


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venerdì 18 novembre 2011

Il bicchiere mezzo pieno, SEMPRE !

Un po' di ottimismo  e una giusta dose di serena positività  sono un'ottima terapia per i molti mali della nostra inquieta società.
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giovedì 17 novembre 2011

L'amicizia vera.

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L'amicizia vera è in genere quella che ci fa accettare (e perdonare) i difetti e gli errori degli amici. Non è una partita doppia nella quale ciascuno è tenuto a restituire quello che ha ricevuto. A volte accade, a volte no. Ma ciò che si fa per gli amici è uno slancio di generosità, non un conto aperto che prima o poi l'altro deve saldare.
Gianna Schelotto - Corriere della  Sera 
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domenica 13 novembre 2011

La sindrome "piazzale Loreto"

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Carla Boroni
Ricercatore e Docente presso Università Cattolica del Sacro Cuore - Sede di Brescia
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Ho l'impressione che gli italiani ad ogni cambiamento, recuperino la sindrome "piazzale Loreto" ... e questo non è bello... nè intelligente!

Per me è un fatto puramente estetico... uno può pensarla come vuole, ma c'è dignità e dialettica in ogni cambiamento... chi ha bisogno di capri espiatori è  ...uno sciocco... Viva Hegel e la sua idea di tesi, antitesi e sintesi...Magari qualcuno ci crede ancora...

Bisogna insegnare ai nostri ragazzi a non odiare... bisogna imparare a discutere e ad ascoltare... se una cosa non va si cerca di cambiarla... e la si cambia... ma bisogna disincentivarli a "qualsiasi" caccia alle streghe! Che ci siano anche aspetti pedagogici in queste storie...
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Renata Mucci :
Seminare odio é pedagogicamente scorretto, umanamente scorretto, socialmente scorretto e deleterio PER TUTTI . Carla Boroni é  una grande educatrice. Chapeau.

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venerdì 11 novembre 2011

Novembre del grande Giosué.

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La nebbia agli irti colli, piovviginando sale
E sotto il maestrale urla e biancheggia il mar
Ma per le vie del borgo al ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de’ vini, l’anime a rallegrar
Gira su ceppi accesi lo spiedo, scoppiettando
Sta il cacciatori fischiando, sull’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri
Com’esuli pensieri, nel vespero a migrar

mercoledì 9 novembre 2011

Voi pensate a vivere. Io vi aspetto qui.

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martedì 8 novembre 2011

Nel destino dell'uomo c'é LA DIMENTICANZA.

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E' inutile sperare che l'uomo possa trarre insegnamento dalle tragedie vissute.
Le nuove generazioni nascono ingenue, spavalde e senza ricordi.
muccina
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domenica 6 novembre 2011

Bacone docet.

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Alla natura si comanda solo ubbidendole. Bacone

Ma  sto Homo Sapiens del cavolo, non impara proprio niente ?!
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venerdì 4 novembre 2011

Gli educatori dei nostri figli.

Pubblicato su OGGI.it - 4 novembre 2011
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Un’amica mi confida di aver lasciato prematuramente l’insegnamento perché le risultava difficile ottenere il rispetto degli allievi quasi sempre tutelati anche dal Preside, sollecitato da genitori a loro volta insubordinati. Un vero peccato perché il fatto, non è isolato e non è positivo.
Gli educatori, gli insegnanti, coloro che traghettano i nostri figli dalla famiglia alla società verso il mondo del lavoro , hanno il sacrosanto diritto al rispetto del loro ruolo. Questo  prescindere dalla stima che si conquisteranno come persone o dall’antipatia che susciteranno..

 Come in ogni categoria  tra loro ce ne sono di carenti, di meritevoli e di molto meritevoli, ma non sarebbe il caso di restituire il rispetto dovuto agli insegnanti, in quanto tali ? Fino a non molti anni fa nelle famiglie, in qualsiasi famiglia, nessuno si sarebbe mai azzardato a sminuire l’autorità di un educatore.

Oggi, pare prevalga tra i genitori l’atteggiamento di difesa incondizionata dei propri figli, anche in ambito scolastico mentre  sarebbe invece opportuno valutare ogni lagnanza con molta cautela, prima di prendere posizione. E soprattutto aspettare sempre di sentire l’altra campana. E, comunque, andrebbe salvaguardata anche la figura dell’insegnante se la situazione lo consente.

Non dimentichiamo che i nostri ragazzi si trovano a contatto per molte ore, con i loro insegnanti e favorire un’atmosfera adeguata è davvero doveroso e opportuno.  E,in subordine, siamo certi di usare la stessa  obiettività che useremmo in presenza di un “imputato” che non fosse nostro figlio ? L’amore è cieco, per antonomasia e temo che anche quello genitoriale sia talvolta pericolosamente annebbiato. 
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mercoledì 2 novembre 2011

A quando, l'emancipazione maschile ?

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E' ancora una strada impervia quella che porterà tutti gli uomini a guardare con rispetto la donna. In pratica si tratta - per l'uomo di alcune religioni - di rinunciare a privilegi riservati, tradizionalmente, soltanto al suo sesso.
L'uomo può sposare più donne e alla donna viene imposta l'assoluta fedeltà e i matrimoni combinati, sono per la donna LA REGOLA.
Quante vite sono già state immolate sull'altare dell'emancipazione femminile ? Che, a ben guardare, attiene piuttosto all'emancipazione maschile che  avverrà quando l'uomo sentirà il bisogno di  essere amato e non soltanto accettato o peggio subìto. 
 Quando non gli basterà  più “usare” una donna, ma vorrà veramente, unirsi a lei.
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