mercoledì 31 dicembre 2008

Cosa chiedere al 2009 ?

Dopo aver inoltrato a pochi amici, due parole riferite al 2009, mi sono chiesta : "Perché non a tutti ?" Ecco rimediato.

E per il 2009, cosa desiderano gli amici bloggers?
Le tre esse più richieste : Salute, soldi, sesso ?
oppure
con la salute, un po' di serenità e tanto amore?
oppure
un bel CLD che brescianamente significa "che la düre" ?

Scegliete bene ma, in ogni caso, gli auguri sono affettuosi. r.m.

lunedì 29 dicembre 2008

Il baby omicida delle nevi.

pubblicato da LA STAMPA il 1° gennaio 2009
" da LIBERO il 2 gennaio 2009
" Corriere Forun il 2 gennaio 2009
" Giornale di Brescia 3 gennaio 2009
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Mi chiedo ancora e continuamente perché si permette che uno stupratore, un pedofilo o un assassino si copra ben bene il volto mentre viene trasferito, scortato dagli Agenti.
Mi chiedo perché si oscura il volto della tristemente famosa Erica di Novi Ligure e poi si sbatte in prima pagina e in televisione il viso di un ragazzo vittima anch'esso della disgrazia involontariamente provocata.
Sarebbe giusto e opportuno vedere bene la faccia di chi volontariamente e consapevolmente delinque.
In subordine, ma non tanto, sarebbe auspicabile identicità di comportamento da parte degli organi di informazione.
E ancora mi chiedo "riuscirà a prevalere in futuro, un po' di buon senso ?" Che dite ? Non è un bell'augurio per il prossimo il 2009 ? r.m.
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domenica 28 dicembre 2008

Meditate gente ! Meditate! (;- ) (;-)

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Le tegole che ci riparano dalla pioggia
devono essere poste quando c’è il sole!
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Silvia dell'Isola.

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D'impulso mi ha preso il desiderio di farvi una carezza. Lieve, tenera, affettuosa....dedicata ad ognuno di voi. Ed ecco che mi viene in aiuto l'amica di sempre, un'amica che stimo. Mi aiuta lei a porgere la mia carezza. Silvia dell'Isola lascia cadere di tanto in tanto alcune perle ed ha postato, di recente, altri tre pensieri...là nel suo blog .
Presepio
Vigilia lontana
Stella di Natale.
Tre gioiellini incastonati nell'affetto.Questa dolce , forte, vulnerabile, grintosa amica ha una fede incrollabile in Dio, nella religione e in quel “ dopo” che io, invece, fatico ad intravedere. muccina.

venerdì 26 dicembre 2008

Avvenne a Berna.

su facebook  addì 1 agosto 2013 -
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Sono certa che la d.ssa Schelotto che ha una rubrica nel Forum del Corriere della Sera, non me ne vorrà se divulgo il significativo racconto da lei pubblicato il 24 u.s.

A Berna , un' anziana signora ultra-ottantenne ,essendo rimasta sola e non avendo voglia di cucinare solo per se stessa, si reca tutti i giorni a pranzare alla Migros, una catena di ristoranti self-service.Quel giorno decide di mangiare un bel minestrone di verdura. Si procura un vassoio, riempie il piatto di minestrone, va alla cassa a pagare e prende posto ad un tavolo vuoto. Si siede, ma al momento di mangiare si accorge di non aver preso il cucchiaio. Si alza, va alla cassa dove ci sono le posate, prende un cucchiaio e ritorna al suo tavolo, ma...lì seduto c'è un ragazzo africano che sta mangiando il suo minestrone! Sul momento la signora s'indigna e vorrebbe andare dal ragazzo a dirgli di tutto, ma poi pensa che, certamente, quell'emigrato l'ha fatto per fame e, passata la rabbia, decide di sedersi davanti al ragazzo e, senza dirgli nulla, incomincia a mangiare anche lei il minestrone. Il ragazzo africano la guarda stupito, ma lei gli sorride, lui le sorride e continuano a mangiare il minestrone: un cucchiaio lei, un cucchiaio lui...Finito il minestrone il ragazzo si alza, va al banco dei primi piatti, prende un piatto di fettuccine alla bolognese, prende due forchette e torna al tavolo. Dà una forchetta alla vecchia signora, si siede davanti a lei e incominciano a mangiare le fettuccine,sorridendo; una forchettata lei, una forchettata lui...Terminate le fettuccine il ragazzo africano si alza, fa un sorriso alla signora e se ne va. La signora, contenta per aver fatto un'opera buona,si gira sorridendo, per salutarlo e....ad un tavolo vicino, dietro di lei, vede un vassoio con sopra un piatto di minestrone!! Il suo piatto!!
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Mi piace pensare che, un giorno, ci sarà una enorme virtuale zuppiera nella quale potranno inserirsi migliaia di cucchiai per sfamare in egual misura, tutta l'umanità, di qualsiasi colore essa sia. r.m.

giovedì 25 dicembre 2008

Si, è stato un buon Natale !

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Un amico chiede stasera dal suo blog : “Si può dire che è stato un buon Natale ? “E presenta un sonoro col quale indirizza, a ragione, numerosi Vaff.....

Ho postato il mio commento che trascrivo :

Si, caro Viandante. E' stato un buon Natale ! Il terremoto non ha fatto guai, le tavole sono state,
- per molti - abbondantemente imbandite, se c'è un po' di salute e un po' di spazio per la speranza...SI ! è stato un buon Natale. Mi è appena arrivato un video che mostra bimbi denutriti, mutilati, sporchi, malati. Pensiamo anche a loro e non bestemmiamo. Per favore ! Noi, che abbiamo potuto godere di un buon Natale, almeno, apprezziamo ciò che abbiamo e... miglioriamo noi stessi.

E qui aggiungo: “ e la libertà di dire vaff...ai politici, alla "in "giustizia, e a chiunque lo meriti! Che ne dite ? Io penso che questo profumi di libertà! E non è poco.

Scusate lo sfogo. muccina

E' Natale !

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Feliz navidad ! Merry Christmas ! Joieux Noel !

Buon Natale ...in tutte le lingue del mondo,
un abrazo largo todo el dia y un mar de besitos
y buena vida para siempre.
Un grazie enorme per essere qui, ad impreziosire
il mio sereno, splendido, infinito autunno. muccina

mercoledì 24 dicembre 2008

Scosse sismiche, anche per l'anima.

pubblicato su Bresciaoggi del 4 gennaio 2009
" sul Giornale di Brescia del 6/01/2009
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Esco come ogni mattina per recarmi all’edicola, ma oggi sento un irrefrenabile desiderio di sorridere a chiunque. Al mio giornalaio, al proprietario del bar sottocasa e a qualsiasi sconosciuto. E ciò in nome di una maggior consapevolezza del privilegio del vivere.

Nel pomeriggio di ieri una lieve scossa di terremoto, ha riportato alla ribalta un concetto già n presente : la provvisorietà dell’esistenza che ci pone, impotenti, di fronte ad alcuni tragici eventi. Ed è un peccato che non si riesca a ricordarlo quando la quotidianità si dipana (più o meno serenamente) presentando soltanto inconvenienti superabili.

Ci lasciamo disturbare da noie di poca importanza (piove da troppi giorni, il ritardo di una risposta che attendiamo, un desiderio o un bisogno che non riusciamo a soddisfare) e non pensiamo che in attimo possiamo ritrovarci a non avere più bisogno di niente !

Questa mattina mi sembra di notare negli sguardi della gente, un alone di sorridente cordialità che ricambio con gioia. Ho anche notato un automobilista che nel rallentare per favorire l’attraversamento di un anziano aveva un atteggiamento più calmo e benevolo. L’ha perfino salutato con un gesto della mano...e gli ha sorriso.

Piccoli, rasserenanti gesti che lasciano riaffiorare ricordi che sono stati di grande utilità nel mio percorso. Quando, in un giorno qualunque, la mamma apparecchiava con più cura, sia nell’esteriorità che nella sostanza e – provocando il sorrisetto compiaciuto di papà - sturava una bottiglia di vino tappo sughero, era inevitabile la domanda “Cosa si festeggia?”; la risposta era “Che siamo vivi e stiamo bene assieme!”

La motivazione era ritenuta valida e... non c’era bisogno di una scossa sismica.!
Oggi, apparecchierò anch’io con più cura, sturerò una bottiglia riservata alle belle occasioni, lieta di lasciarmi coinvolgere, in questo clima di più cosciente serenità. r.m.
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domenica 21 dicembre 2008

Domani è lunedì..

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Nella nuova settimana il mio affetto ti accompagna, ma stasera, per favore, accontenta tu il mio cuore! Metti sul tuo comodino, lieve, lieve un pensierino! E' il mio augurio per domani : " Tu e l'amore siate compagni !" r.m.

sabato 20 dicembre 2008

Profumo di Natale.

Giornale di Brescia del 24 dicembre 2008
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Cerco nell’aria…l’odore del Natale! E mi accorgo che in un angolo quasi dimenticato di me – come sono e com’ero – quel profumo è rimasto intatto, intenso, invitante. Natale! Le strette di mano sono più calorose, i sorrisi più spontanei e gli auguri…quasi sinceri. Ci pervade un desiderio di bontà e lasciamo che quest’atmosfera ci avvolga. Le strade si adornano di luci mentre le vetrine luccicanti invitano alla trasgressione. Assale la voglia di dimenticare che il periodo speciale rende più amare esistenze squallide, miserie radicate, situazioni dolorose. Nei casi migliori – che spero siano tanti – affiora la voglia di tendere la mano…di porgere aiuto.
Ma ecco riaffiorare, dal silenzio, animandosi, il mio Natale, con le caldarroste vendute agli angoli delle strade, il castagnaccio, la Messa di mezzanotte, la sciarpa fino al naso, la berretta calata fin sulla fronte, il presepe, gli zampognari e tutta la poesia che arricchisce i ricordi tra i quali si intrufola la prosaicità di quel cappone, ripieno, fumante pronto per un rituale atteso e gioioso. Quel cappone veniva posto, in un piatto capiente, al centro della tavola imbandita e ammirato, in un clima d’attesa, dai commensali grandi e piccoli. La mamma lo toglieva poi da quel posto d’onore e lo poneva vicino a sé per procedere alla sezionatura; l’operazione era seguita da occhi attenti e – nel silenzio – ognuno cullava l’inespressa speranza che gli venisse servita la parte preferita. E ciò avveniva regolarmente perché la mamma – che gestiva con amore bisogni e desideri di ognuno –provvedeva ad accontentare tutti.
Nell’aria, tutt’intorno aleggiava il profumo del brodo che con i tradizionali agnolini (esclusivamente natalizi) era stato servito caldissimo.
Un bagliore di gioia genuina illuminava lo sguardo del nonno che aveva avuto il privilegio, rìservato solo a lui, di gustare a metà della mattinata una scodellina di buon brodo, cosparso di abbondante formaggio, sorbito a cucchiaiate, con il conforto del calore del camino acceso.
Oggi ricchi e fantasiosi antipasti rallegrano le mense: affettati, mousse, crostacei, capitone, lumache e quant’altro, rendono invitante il conviviale ritrovarsi, ma io rimpiango l’odore di quel cappone che bolliva pian piano nella pentolona grande riservata a questo giorno davvero speciale.


Natale in famiglia…e già il giorno dopo i giovani veri, i giovani…dentro e quelli che ancora resistono invadono i campi innevati e scendono dai bianchi pendii con le gote arrossate. Ma intanto e fin d’ora, nell’avvicinarsi delle prossime Feste, auguro a tutti di conservare nel tempo, in un angolo privilegiato del cuore, il profumo di un sereno Natale! r.m.

venerdì 19 dicembre 2008

Al bivio.

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E’ meglio prendere una strada, affrontando l'incognito,
piuttosto che rimanere indecisi al bivio. r.m.

mercoledì 17 dicembre 2008

Noi e i nostri figli.

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Rileggo per caso un’ agghiacciante notizia

La Stampa 10 nov.2008
Un suicidio ogni 40 secondi, un totale di un milione di morti l’anno. muoiono nel mondo di suicidio ogni anno più di quanti ne muoiano di Aids. Questi dati sono stati resi noti a settembre, nella Giornata per la prevenzione del suicidio, organizzata dalla Association for Suicide Prevention, in collaborazione con l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). L’Oms valuta inoltre che dal 1950 al 1995 la percentuale di suicidi è cresciuta globalmente del 60%.

E una ridda di insoluti “perché ?” riaffiorano. Sono persone di varia estrazione sociale, deluse, disperate impreparate ad affrontare la vita con i suoi tratti impervi con le immancabili difficoltà. Chi deve prepararli a tutto questo ? Un po’ tutti, famiglia e scuola, ma preferisco puntare il faro sulla famiglia che deve cominciare prestissimo ad indirizzare i comportamenti.

Nell’educare è prioritario offrire esperienze indimenticabili ! Ed è noto che saranno le sensazioni a restare indelebili. Ottenere tutto subito, senza nemmeno il tempo di desiderare non lascia traccia nell’intimo e guasta la formazione. Inculcare pochi sani principi e cioè ricordare instancabilmente che il premio arriva dopo il merito, che nella vita niente è facile che le conquiste appagano di per sé, che non esistono soldi facili, che bisogna saper aspettare. In concreto addestrarli a vivere. Ad affrontare la vita.

Questo non è il rimedio e nemmeno il deterrente, ma è un primo passo doveroso che spetta obbligatoriamente ai genitori. Dire “NO” costa, ma certamente premia. I nostri figli devono saper affrontare i marosi. Devono saper camminare su terreni accidentati. Possono cadere, ma devono essere addestrati a rialzarsi. Formarli forti e pronti a camminare nelle strade del mondo sarà il nostro premio. r.m.
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lunedì 15 dicembre 2008

Se non puoi migliorare il mondo,migliora te stesso.

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Se ognuno spala la neve davanti alla sua porta,
chilometri di strada saranno puliti. muccina

domenica 14 dicembre 2008

Un'alta onorificienza.

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Premetto che i quotidiani della mia città mi ospitano assiduamente, tra le lettere al Direttore e il ritmo accelerato delle pubblicazione mi ha valso la qualifica di "amica dei bresciani " che mi gratifica molto. E recentemente ho ricevuto una medaglia virtuale che mi ha commosso profondamente.

Mi telefona una signora che,(con un po’ in faticoso italiano e un po’ in dialetto) mi esterna il suo compiacimento per una mia lettera che il Giornale di Brescia ha pubblicato. Mi racconta che, con altre quattro amiche che fruiscono della pensione sociale minima, si trovano a casa dell’una o dell’altra per leggere il quotidiano che comperano a turno.

Quattro amiche sole, e con lei, cinque. Ma i giorni della settimana sono sette. Cominciando dal mercoledì leggono e commentano, sentendosi soddisfatte. Ma, da quando leggono i miei scritti, ospitati sul loro amatissimo quotidiano, si preoccupano di perdere la lettura di qualche mio scritto. Qual’è la richiesta? Essere informate, a mezzo telefono, nel caso che qualcosa firmato da me, apparisse nelle giornate di lunedì o martedì.

L’avrei abbracciata. Dopo averla rassicurata ho parlato pochissimo. La commozione spegneva le parole sulle mie labbra.
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venerdì 12 dicembre 2008

La potenza della parola.

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Il linguaggio è quella cosa meravigliosa che può essere usata per esprimere compiutamente i nostri pensieri o per sostituirli del tutto (Sante Beuve)

mercoledì 10 dicembre 2008

Le lenti magiche di Babbo Natale.

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Ho sognato Babbo Natale! Stava caricando sulla slitta grossi sacchi di juta ma, prima di incitare le sue renne, mi ha sussurrato: «Vado di fretta, questa notte esaudirò il tuo desiderio: porto all'umanità le magiche lenti a contatto che consentiranno a tutti di rivedere il tuo mondo nell’arco delle stagioni. Contenta? Però, sappi che la magia durerà soltanto poche ore».
Mi sentivo stranamente felice. Pensavo ai vecchi cortili, alla vita nei piccoli centri e alle magiche lenti che mostravano grandi e piccini mentre nelle calde sere estive portavano la seggiola fuori dalla porta di casa per sedersi e fare due chiacchiere col nonno di turno godendosi, senza fretta, il calar della sera. Con le magiche lenti si sarebbero accostati a ruscelli limpidissimi con acqua pura, freschissima. Avrebbero sentito uomini fischiettare per strada, a piedi o in bicicletta, mentre le donne accudivano i loro bimbi e sfaccendavano in casa. In quell'affresco, scolari diligenti svolgevano i compiti sullo stesso tavolo sul quale la mamma stirava o stendeva, a colpi di mattarello, la pasta per le tagliatelle. Le notti erano tranquille e tutti si coricavano relativamente presto. «Quando viene il buio non c'è più niente di bello da vedere! ...tutti a nanna!» ripetevano le mamme ai loro figli mentre recitavano le preghiere della sera e, al mattino, le finestre restavano spalancate a lungo per far entrare l’aria buona. I piaceri erano semplici. Essere onesti e di parola, valeva più del denaro e nessuno pensava di ottenere tutto, ad ogni costo mentre veniva insegnato che «fare il passo più lungo della gamba» era disdicevole. Il parto della cavallina o della capretta aveva nelle campagne, numerosi piccoli spettatori e l'educazione sessuale veniva recepita con la semplice osservazione. Quando ci si avvicinava ad una cascina si sentiva l'acre odore delle stalle e i bimbi a scuola avevano un grembiule nero, uguale per tutti. La stima conquistata, come una buona reputazione, era medaglia da esibire con orgoglio. Imparare l’arte, anche solo per metterla da parte, era quasi normale. Chi poteva mandare i figli al mare, in colonia, faceva strane raccomandazioni «Se ti graffi un piedino, mettilo nell’acqua del mare. Guarirà».

Il tempo è scaduto, le magiche lenti hanno perso il loro potere e mi sono risvegliata. Ad occhi aperti, ho dovuto ammettere che l' idilliaco panorama presentava molte zone oscure. C'era per tutti tanta fatica e poco confort. Le case erano gelide, la miseria era per tutti e la ricchezza per pochi. Ho pensato con gratitudine agli elettrodomestici, al riscaldamento, all'acqua che scorre dai rubinetti, alle automobili, alla luce elettrica, ma riconosco di essere incontentabile. Vorrei, infatti, poter considerare ancora l'acqua del mare come un naturale disinfettante. Vorrei che tutti gli sforzi dell'ingegno e delle risorse economiche fossero impiegati per ostacolare il deterioramento. Vorrei, tangibile, l'impegno di coloro che hanno il potere di intervenire. E, soprattutto, vorrei evitare di chiedere in futuro a Babbo Natale: «Porta in regalo a noi e ai nostri figli un po' d'aria buona, pulita, respirabile!».Vorrei troppo. Lo so. Ma è Natale!
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domenica 7 dicembre 2008

L'albero.

Ricevo e divulgo


Tu
che
ne dici
Signore
se faccio un
bell'albero dentro
il mio cuore e ci attacco,
invece dei regali
i nomi di tutti i miei
amici? Gli amici lontani e
vicini, gli antichi ed i nuovi,
quelli che vedo tutti i giorni e
quelli che vedo di rado, quelli che
ricordo sempre e quelli che - alle volte -
restano dimenticati, quelli
costanti e quelli intermittenti,
quelli delle ore difficili e quelli delle
ore allegre, quelli che mi hanno fatto soffrire, quelli
che conosco profondamente e quelli dei quali conosco
solo le apparenze, quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto.
I miei amici semplici ed i miei amici importanti.
i nomi di tutti quelli che sono passati
nella mia vita. Un albero con radici molto profonde,
perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore, un albero dai rami
molto grandi perché i nuovi nomi venuti da tutto il mondo
si uniscano ai
gia' esistenti.
Un albero con
un'ombra molto
fresca affinché
l’ amicizia sia
un momento di
ristoro durante
le lotte della vita.

Amarcord del 1947

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Mi sono imposta di rimuovere tutto ciò che è eliminabile dai vari cassetti, ormai stracolmi. Mi ci dedico con metodo con l’intento di concludere entro breve tempo, ma frequentemente un foglio desta ricordi, mi riporta l’eco di passate stagioni e mi resta a lungo tra le mani inerti. E’ il caso di un cartoncino azzurro, non dimenticato, riposto in idonea custodia. Nel testo il breve acrostico che mi è stato dedicato quando, appena ventenne sono salita all’altare. Mi fa piacere rileggerlo con voi. E’ così dolce ..! O, forse lo sembra soltanto a me ?


--- R aggiante splende amor sul tuo bel viso
--- E, mentre accogli della fede il pegno
--- N e l’occhio trema sorridente il pianto
--- A te, si schiude in terra il paradiso!
--- T u, sei regina d’ un novello regno
--- A l quale rechi il più sereno incanto.
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venerdì 5 dicembre 2008

Piove.

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Guardo dalla finestra la pioggia che cade fitta e incessante. Le vetture transitano sull’asfalto lucido tra pozzanghere che inzaccherano i pochi pedoni infreddoliti.
Nel buio intravedo la figura di un giovane che dal marciapiede indica con un ampio gesto del braccio teso, un parcheggio disponibile.
Resto a lungo ad osservarlo, ma di lui nel buio, colgo pochi particolari: è alto, smilzo, con un berretto calato sulla fronte; si sporge dal marciapiede incurante della pioggia ripetendo il suo gesto.
Una macchina, favorita dal gesto del giovane, rallenta e parcheggia. La luce dei fari lo illumina. E’ un ragazzo di colore, fradicio che tende la mano verso l’automobilista che, scendendo frettolosamente….ignora il gesto, apre l’ombrello e si allontana.
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giovedì 4 dicembre 2008

Parliamo ancora di casalinghe.

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Ho elogiato le donne che “scelgono” il ruolo di casalinga perché è un ruolo in ombra che si appaga dei soli compensi sentimentali. Lo ritengo essenziale, perché serve alla società più di quanto si pensi. Ciò posto e confermato mi accingo a rispondere ad Elena, un’amica che stimo che si ribella al mio dire con valide argomentazioni. E lo faccio con l’atteggiamento che rende proficuo qualsiasi contradditorio e cerco cosa posso imparare dalla conversazione. Afferma l’amica che più donne in parlamento, nei ruoli importanti dell’amministrazione pubblica, nei posti di potere, in quelli decisionali che influiscono sulla società darebbero un apporto significativo e importante. Condivido.
Con accorati accenti Elena mi ha costretta a riflettere. Il patrimonio intellettuale delle donne dovrebbe, tanto quanto quello maschile essere messo a disposizione e fruito dalla società. Come darle torto ? Ne sono convinta, ma mi pare che stiamo esaminando la funzione di quella famosa coperta corta che se copre le spalle, lascia scoperti i piedi e viceversa.
Ho capito, ma ci sono scelte che vanno fatte a priori. La società ha bisogno della donna, delle sue doti di intelligenza, di intuito, di coraggio ? O.K. Se è in grado di farlo e vuole impegnarsi in tal senso dovrà deciderlo in accordo con il suo compagno di vita. Dovrà essere chiaro che i ruoli devono adeguarsi alle esigenze. Se fin qui l’uomo, assolti i doveri esterni alla famiglia, si riteneva esonerato da altre incombenze dovrà rivedere i suoi comportamenti . Fin qui la donna è stata disponibile : lui lavora fuori, lei all’interno della famiglia. Lui ha un orario, lei....no.
Si è cominciato a programmare l’ingresso della prole quindi andrà programmata anche l’attribuzione delle incombenze. Afferma Elena che – una volta considerato imprescindibile il lavoro esterno della donna – va riconsiderato il ruolo maschile anche in caso di ingresso di nuovi membri. Tanto per fare un esempio semplice, la mamma allatta e il papà collabora. Peserà il bambino, lo pulirà e farà di volta in volta “la sua parte” che sarà quella della costante condivisione. Tutto auspicabile e quasi paradisiaco, ma ci vorrà tempo e rimane sempre valido il mio punto di vista sulla libertà di scelta. E quando la donna sceglierà liberamente di dedicarsi totalmente alla famiglia le andrà riconosciuto comunque tutto il merito di cui ho già discusso evidenziando il ruolo prezioso di chi prepara per la società gli individui che la popoleranno. Ritengo però che ci sarà da risolvere comunque un grosso problema. Va bene la suddivisione dei compiti, va bene la condivisione, va bene tutto ,ma quando entrambi sono fuori casa con chi stanno i figli ? Ci vorranno adeguate strutture, ci vorranno gli asili nido, ci vorranno i dopo scuola. Anche questo giusto ed auspicabile ma....io vorrei che il bambino che si sbuccia il ginocchio, che ha mal di pancia, che ha un problema qualsiasi, importante o banale, potesse correre dalla sua mamma per raccontare, per piangere per fare merenda, per maturare. La coperta virtuale di cui ho fatto cenno, é davvero troppo corta e poi forse è vero, non so stare al passo con i tempi. Lo so ! r.m.

martedì 2 dicembre 2008

L'elogio della casalinga.

trascritta in facebook il 25 aprile 2014
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“Sua moglie lavora ? ” “No, no ha scelto di stare a casa con i figli!”
Per favore, non scherziamo e formuliamo diversamente la domanda : “Sua moglie guadagna?” e, forse, in questo caso la risposta può essere “No”. Dico forse, perché una moglie oculata fa guadagnare alla famiglia lo stesso importo che fa risparmiare. Mi spiego, il lavoro di gestione è davvero un lavoro!
Amministrare, fare compere, gestire tutto l’andamento preparando colazione pranzo, merenda e cena, tutto con un importo generalmente fisso e generalmente non lauto è arte e qualche volta, quasi magia, ma anche quando il margine è confortevole, “starci dentro” è sempre impegnativo e questa donna che si improvvisa psicologa, infermiera, cuoca, stiratrice, insegnante non lavora e non guadagna ?
Io ho lavorato per anni fuori casa ed ho sempre ammirato (e invidiato) la donna che può dedicarsi a “tirar su” i suoi figli, seguendoli, indirizzandoli, godendoli. Estenuante come lavoro, ma quanto può essere appagante! Oggi è sempre più utile un apporto in moneta anche da parte della moglie e riuscire a conciliare il lavoro fuori e dentro casa richiede da parte del marito un apporto di collaborazione continuativo che, pare, venga anche accettato di buon grado. Bene. Ma per favore, se una signora non lavora anche fuori casa, non diciamo che non lavora ! Ammiro molto la signora che si occupa di tutto e di tutti con un lavoro non remunerato e oscuro, ritenuto dovuto e in molti casi poco apprezzato. C'é una storiella significativa in proposito che vuole raffigurare il lavoro monotono, ripetitivo e frustrante di chi si occupa continuamente di tutti in famiglia e paragona la casalinga ad un muratore che costruisce un muretto e che ogni mattino lo trova abbattuto. La casalinga si trova davanti al suo muretto abbattuto, al letto sfatto, alla cucina in disordine, alla cesta con la biancheria da stirare, per giorni e giorni, per anni e anni. Senza nemmeno la prospettiva...della pensione. Niente di tragico,ma da applauso, certamente.