venerdì 30 gennaio 2009

Mamma a tempo pieno. Ma dopo ?

Giorvedì 6 marzo 2008 ho pubblicato - su questo spazio -uno scritto di identico tema che ha provocato numerosi commenti, favorevoli alla mia tesi. Lo ripropongo perché se ne è ripresentata l' occasione.
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Mamma a tempo pieno: ma dopo?… La domanda che la signora L.
T. mi pone garbatamente ha interessato a lungo i miei pensieri anche
se la gentile interlocutrice si è data istintivamente la risposta
più appagante e adeguata affermando “Ho scelto di dedicarmi esclusivamente
al figlio e alla famiglia e ne sono felicissima.”
In concreto ha confermato che conta soprattutto la consapevolezza
di aver svolto al meglio un ruolo, ritenendolo fondamentale.
Se l’intento di stabilire le priorità attiene a libere scelte personali
(condizionate spesso da imprescindibili esigenze economiche) va
però considerato che il dilemma del poi ci viene continuamente imposto
dai variegati cicli della vita.
Al termine dalle scuole medie si impone la scelta che condurrà al
diploma, mentre chi arriva alla laurea può trovarsi al bivio per la
scelta della specializzazione. Poi, arriva l’inserimento nel mondo del
lavoro che – quando non è condizionato da scelte obbligate – ripropone
il ricorrente interrogativo: e dopo?
E più avanti, quando il ciclo lavorativo si conclude e si intravede
il raggiungimento dell’età pensionabile, torna inevitabile quel legittimo
pensiero: ma dopo? E l’incertezza ritorna anche e sempre
nell’ambito dei sentimenti: è l’uomo giusto? è lei la donna che voglio?
Adesso va tutto bene, ma dopo?
Ciò posto penso che affrontare ogni problema per come si pone
nell’immediato cercando di risolverlo al meglio è, forse,
l’atteggiamento più opportuno.
L’unica cosa che auguro a tutti è la possibilità di trovarsi sempre
davanti a nuovi intriganti interrogativi che scandiscano il dipanarsi
di una vita lunga e serena. Ma dopo?…
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giovedì 29 gennaio 2009

Gabriel José Garcia Marquez

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Non piangere perché una cosa finisce,
ma sorridi perché è accaduta.
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mercoledì 28 gennaio 2009

Mamme, lavoratrici a tempo pieno.

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"Devo lasciare il lavoro. Non ce la faccio più, non so più dove trovare le energie per gestire un lavoro a tempo pieno, e due figlie di 4 e 7 anni, considerando che mio marito molto spesso lavora all'estero.”
Esordisce così l’amica con la quale mi sono appena incontrata e pronuncia queste parole con dolore. L’ascolto mentre, angosciata, prosegue :

“ Ho scelto di non fare carriera per potermi dedicare di più alla famiglia. Ho presentato le dimissioni con dolore, dopo dieci anni e buone prospettive, ed ho accettato un lavoro part-time in una ditta piccola dove, di carriera non se ne parla proprio. Però, che amarezza ! Nell'azienda che sto per lasciare è stato fatto capire molto chiaramente alle mamme lavoratrici che di lavorare 6 ore al giorno invece di 8, proprio non se ne parla, perché "il ruolo non lo prevede".

Voglio provare a rispondere da queste pagine per parlare con tutte le donne che condividono il palese disagio di Edvige. Gentile amica, tu metti in luce, con garbo e accorata partecipazione un problema che deve tener conto di esigenze poco conciliabili.

Però, forse un esame obiettivo, basato sulla reciproca disponibilità potrebbe sfociare in aggiustamenti di reciproca soddisfazione. Il punto di vista della donna lavoratrice, (oltre tutto di un certo livello) l’hai illustrata in modo egregio quindi, proverei a scrutare le esigenze dell’altra parte in causa.

Non esiste impresa al mondo che si metta sul mercato con scopi benefici o alte finalità sociali. Lo scopo dell’imprenditorialità è il reddito. E l’accoglienza delle legittime richieste del mondo femminile si traduce in aumento dei costi e l’aggravio farà lievitare il prezzo del prodotto finito, che premerà sulla collettività. Anche volendo considerare marginale questo aspetto è da tener presente che la legge sulla maternità favorisce la donna lavoratrice, ma non certo l’imprenditore che se ha un bisogno effettivo di dieci donne dovrà metterne a libro paga dodici per ovviare alle presumibili assenze per maternità o altro.

Costi quindi che dovrebbero far carico allo Stato e non all’impresa. Forse dovremmo chiedere allo Stato un drastico taglio ai costi della politica e maggior attenzione al sociale, ma certamente il discorso non si esaurisce qui. Però è chiaro che soltanto l’approccio al delicato tema, pone interrogativi di un certo rilievo. Allora ?

Allora, non smettiamo di sperare considerando che la donna ha fatto conquiste non prevedibili soltanto cinquant’anni fa. E il futuro sarà certamente migliore. A piccoli passi s’intende. Un solidale abbraccio all’amica e a tutte le donne che vivono ogni giorno il suo stesso disagio.r.m.

lunedì 26 gennaio 2009

Conoscere gli uomini...

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Non è grave se gli uomini non ti conoscono,
è grave se tu non conosci gli uomini!”

Confucio filosofo cinese 551 a.C. circa – 479 a.C. – da “Conversazioni”.

sabato 24 gennaio 2009

La più bella della classe !

tra le lettere de LA STAMPA - Forum - del 26 gennaio 2008
tra le lettere - Bresciaoggi del 4 febbraio 2009
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“La maestra di una terza elementare di Torino ha invitato gli alunni a votare la più bella della classe.” La notizia, estrapolata dal testo di un articolo stilato da Massimo Gramellini, noto giornalista de LA STAMPA mi ha lasciata basita.

Anche volendo attribuire l’idea del giochino, alla leggerezza di una sprovveduta insegnante, il fatto gravita comunque nell’àmbito dell’assurdo.

In una scuola elementare non si invita a premiare il merito, ma l’esteriorità, senza valutare l’effetto, anche frustrante, che una scelta del genere è destinato a produrre.

In terza elementare l’età si aggira intorno agli otto anni e già si dà valore all’esteriorità anziché all’impegno? Quanta amarezza davanti a tanto squallore. Come potrà radicare l’ autostima nelle bambine non particolarmente dotate fisicamente? Non dovrebbero essere tutte (belle, insignificanti o bruttine) spronate a dare consistenza a valori meno effimeri ?

A discriminare in base all’aspetto ci pensa purtroppo e frequentemente la vita, ma che si inviti ad una valutazione effimera e non sostanziale in una scuola elementare è vergognoso e delinea un panorama piuttosto triste e misero, davvero.

Mi auguro, almeno, che l’insegnante venga spronata a riflettere sull’importanza del suo ruolo e trovi il modo di rivalutare il merito. Resta immutata e si rafforza, la stima che meritano i molti “insegnanti” veramente degni di fregiarsi dell’alto, meritorio titolo di “educatori”. r.m.
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venerdì 23 gennaio 2009

Le voci del silenzio.

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Non sempre occorre parlare, per farsi capire. r.m.

martedì 20 gennaio 2009

Disagio giovanile - Per l'angolo del Webmaster.

Pubblicato da LIBERO il 22 gennaio 2009
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Il 7 dicembre 2008 Ermanno Frassoni, Direttore de l’Angolo del Webmaster, mi chiede di scrivere un pezzo per il suo “Angolo”senza indicarmi un argomento. Sul mio e sul suo Blog si stabilisce che lo scritto compaia – in contemporanea – il 20 gennaio 2009.
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E’ il nostro primo contatto e non vorrei deludere il giovane, entusiasta Direttore dell’Angolo, ma oggi mi frullano in testa pensieri non proprio sereni. Leggo inoltre che i suicidi giovanili sono in costante aumento e - pur considerando la realtà di fatti che riflettono la laboriosità, l’impegno e l’efficienza della maggioranza dei giovani – i pensieri aleggiano in quest’ambito negativo, attivando il vortice dei numerosi "perché".

Qualche esperienza, frutto del lungo cammino, mi aiuta a capire almeno che non esiste su fenomeni di questa gravità, una motivazione comune. Ognuno cova per motivazioni soggettive,la sua disperazione che sfocia nell’insano gesto, ma il malessere che li accomuna ha una matrice comune. Il malcontento e l’insofferenza del vivere in una società diversa da quella che sognavano è senz’altro alla base ma, indica anche che si trovano ad affrontare la quotidianità del vivere, con scarsa preparazione.

E torna quindi alla ribalta il “concorso di colpa” di chi, fino dalla culla, favorisce il consolidarsi di aspettative eccessivamente rosee. Non è la prima volta che sostengo la necessità di contrapporre decisi “no” ad alcune infantili richieste. Perché i “no” sono formativi in quanto evitano l’impatto improvviso con i “no” che i bambini prima e i ragazzi poi, incontrano fuori dall ’àmbito ovattato della famiglia.

E torniamo alla necessità di rispettare imprescindibili valori. Niente è dovuto, l’impegno é indispensabile al conseguimento dei risultati, le delusioni sono dietro l’angolo e cadere è quasi normale, ma risollevarsi è indispensabile. Questo però da subito, da primo vagito.

Consentire ai bimbi di desiderare, di meritare, di attendere. Guardiamoci dal prevenire – per un malinteso senso d’amore – i loro desideri e abituiamoli ad orientare le aspettative valutando anche le inevitabili difficoltà del percorso. Questo li metterà in condizione di non considerare la vita una specie di gioioso Gardaland nel quale li attendono solo emozioni positive.

Certamente questo non risolverà il problema del grave disagio giovanile, ma arginando le aspettative si rafforzerà la loro resistenza agli urti di una realtà, non sempre benevola. Io direi di non scartare a priori ciò che il contenuto dei concetti esposti mette in luce. Almeno, consideriamoli. r.m.

lunedì 19 gennaio 2009

I versi di Vecchioni per un addio.

tra le "lettere" - Giornale di Brescia del 25 gennaio 2009
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La Viola d'inverno

Arriverà che fumo o che do l'acqua ai fiori,

o che ti ho appena detto: "scendo, porto il cane fuori",
che avrò una mezza fetta di torta in bocca,
o la saliva di un bacio appena dato, arriverà,
lo farà così in fretta che non sarò neanche emozionato...
Arriverà che dormo o sogno, o piscio o mentre sto guidando,
la sentirò benissimo suonare mentre sbando,
e non potrò confonderla con niente,
perché ha un suono maledettamente eterno:
e poi si sente quella volta sola la viola d'inverno.

Bello è che non sei mai preparato, che tanto capita sempre agli altri,
vivere in fondo è scontato che non t'immagini mai che basti
e resta indietro sempre un discorso e resta indietro sempre un rimorso...
E non potrò parlarti, strizzarti l'occhio, non potrò farti segni,
tutto questo è vietato da inscrutabili disegni, e tu ti chiederai
che cosa vuole dire tutto quell'improvviso starti intorno
perché tu non potrai, non la potrai sentire la mia viola d'inverno.

E allora penserò che niente ha avuto senso a parte questo averti amata,

amata in così poco tempo; e che il mondo non vale un tuo sorriso,
e nessuna canzone è più grande di un tuo giorno e che si tenga il resto,
me compreso, la viola d'inverno.
E dopo aver diviso tutto: la rabbia, i figli, lo schifo e il volo,
questa è davvero l'unica cosa che devo proprio fare da solo
e dopo aver diviso tutto neanche ti avverto che vado via,
ma non mi dire pure stavolta che faccio di testa mia:
tienila stretta la testa mia.
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Grazie, Cristal 74

venerdì 16 gennaio 2009

Per gli amici

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Ad una signora che - nello spazio del Corriere Forum tenuto dalla d.ssa Schelotto - mi ha chiesto con molto garbo , perché ho sentito il desiderio di comunicare un evento così personale ho risposto e vi rendo partecipi.
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Le rispondo subito cara signora perché lei si pone domande che, forse, anche altri tacitamente si pongono.. E lo faccio volentieri . Lei pensi a due coniugi che - in tarda età - diventano un po’ amici, un po’ complici e un po’ timorosi. Le risulterà prevedibile che parlino anche di conclusione, mettendo in conto la sofferenza che può insinuarsi a tormentare entrambi. Il comprensibile desiderio di ognuno è quello di evitare l’inutile sofferenza per sé e di non imporre compiti faticosi all’altro che – comunque – faticherebbe a gestirli. Per colorare positivamente il quadro le rivelo che scherzosamente, talvolta lui diceva” Io voglio essere cavaliere fino in fondo quindi dirò “ prima le signore!” e io gli rispondevo alzando l’indice e il mignolo e ridevamo assieme. Per dire che il pensiero era presente. Eviterei in questa sede i dettagli della reazione fisica immediata, con sensazioni destabilizzanti e passerei invece alla fase immediatamente successiva.
Sollievo ! Perché io ero lì e non ho dovuto tormentarmi al pensiero di non aver risposto ad una sua chiamata. Di non averlo aiutato. E’ stata un passaggio sereno che ha rasserenato anche me. Sarò io a non averlo al mio fianco, ma preferisco che non debba provare lui il disagio di un cammino solitario. Io sono forte (;-) e me ne andrò tra molto anni e forse non capirò cosa sto facendo (;- )
E veniamo alla comunicazione al Forum della gentile d.ssa Schelotto che sento amica. Non sono granitica, ho anch’io tanta fragilità, un po’ di paura. So che gli amici virtuali possono essere amici tanto quanto quelli che vediamo in maniera concreta e per dimenticare la mia pena ho chiesto un po’ d’affetto e ne ho ricevuto tanto. Tanto che mi ha commosso, confortato e aiutato . Chiedo scusa alla nostra amabile dssa Schelotto per essermi dilungata e ringrazio tutti di cuore Renata
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Questo per dire, ancora una volta che siete importanti per me. muccina

giovedì 15 gennaio 2009

A presto.

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Appena scenderò dalla giostra dei vari adempimenti tornerò a godermi il vostro calore qui dove so di trovarvi.
Siete il mio faro ! Se mai dovessi traballare un po' tra le onde del vivere, impegnerò le mie energie per raggiungervi.
GRAZIE a chi commenta e a chi non lo fa, ma mi dedica un pensiero. A PRESTO. muccina

martedì 13 gennaio 2009

10 gennaio 2009 - h 21,30

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La sera del 10 gennaio, mio marito, già sofferente e debilitato è passato senza un sospiro dal sonno temporale a quello definitivo. Senza soffrire, senza accorgersene a 85 anni.

Era in poltrona e io dal divano l'ho visto reclinare il capo, per sempre. Ma io ero li ! e mi conforta aver partecipato al suo passaggio dalla vita al sonno, in modo indolore e quieto.

So che il tempo mi sarà amico e che il mio cammino non sarà solitario. Ho un figlio , una nuora splendida e due nipoti e ci amiamo moltissimo ed ho tanti amici anche virtuali che hanno il mio affetto.

Se saranno anche soltanto 20 o trent’anni quelli che mi sono ancora riservati, mi propongo di continuare a trascorrerli cercando le sfumature più positive.

E durante il lungo cammino....non smetterò mai di amare la vita. muccina.

venerdì 9 gennaio 2009

Per una mamma

Daniele Verzelletti il rokpoeta chiede solidarietà per aiutare una mamma.
Per saperne di più cliccate sul link nel blog di Daniele.

mercoledì 7 gennaio 2009

Voglia di coccole.

pubblicata da LIBERO domenica 11 gennaio 2009
" Giornale di Brescia del 14 gennaio 2009
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Dedico ogni anno un pensiero a San Valentino che anche quest’anno è ormai prossimo e – anticipando la romantica atmosfera - mi è tornata alla mente una frase che ho coniato per esprimere un’esigenza ineludibile.

" L’ inattesa carezza del mattino, trasforma la palude in un giardino”

Frase che ha ottenuto il plauso di tutte le donne (anche quelle meno in fiore”) Ma mi risulta che qualche maschietto arriccia il naso, di fronte ai nostri scambi di affettuosità e alle nostre – più o meno tacite – richieste di coccole e forse faticherà ad essere benevolmente comprensivo.

Ma per noi ragazze che (fatte salve rare eccezioni) non ci lasciamo mai assorbire interamente dal lavoro o dallo sport, l'amore è la vita.
Per gli uomini, per quasi tutti gli uomini, l'amore è una parte della vita. Ergo, l'amore in ogni sua manifestazione ci lusinga e ci rasserena. Abbiamo le nostre impennate, sappiamo essere concrete e rompiscatole, lo so, ma....la tenerezza ci incanta.

Nel mio lungo percorso ho avuto modo di constatare che uno sguardo, una parola, un fiore, continuano ad essere il nostro carburante ed hanno per noi un potenziale energetico rigenerante e unico. Un amico mi ha voluto parlare di indole maschile ,ma io mi trovo a constatare che questa dichiarata riservatezza non si rivela mai nell'approccio.

All'inizio l'uomo offre il meglio di sé, romanticismo e tenerezza compresi. Poi pian piano diventa schivo ed avaro ed è allora che sale in superficie l'indole maschile. Da qui, il legittimo disorientamento delle fanciulle che vi hanno amato per come eravate. Siamo l'altra metà del cielo, quella che più vi intriga, quella che, in concreto...vi piace. E allora ? r.m.
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La muccina in una fredda, nevosa mattina.

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Ai fiocchi di neve le mie incertezze e per voi... le mie carezze.
Ne troverete per i vostri cari che sono davvero i doni più rari.
Hanno una calda, dolce magia ! La neve sciolta, non le porterà via.

"Buena vida por todos los amigos”.

lunedì 5 gennaio 2009

Un bel proposito.

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Oggi voglio che almeno una persona
sia contenta di avermi incontrato.

sabato 3 gennaio 2009

Sussurri d'amore.

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L’amor sussurrato ti tiene incantato
ma....non comprovato, è amor mutilato. r.m.

venerdì 2 gennaio 2009

Torneranno le formichine ?

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pubblicato dal giornale di Brescia il 2 gennaio 2009.
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Abbiamo trascorso giornate in cui la trasgressione (quando possibile) era d’obbligo però tendendo l’orecchio all’eco di crisi e di nebbiose previsioni, mi chiedo : “Torna il tempo delle formichine ?” Io lo ricordo bene perché quella esigenza di oculatezza e rifiuto dello spreco, impreziosiva qualunque piccola conquista.

I mandarini a Natale, la banana per papà che (cagionevole di salute) mangiava pochissimo, il caffelatte per cena, la frutta solo la domenica, mentre le “fritture di latte” (impanate e dorate in pochissimo burro) erano l’apoteosi. Tutto misurato, equamente distribuito e gioiosamente apprezzato.

Devo ammettere che mi si è appiccicata addosso l’utilità del riciclare, l’opportunità dell’organizzare i consumi e di riservare la trasgressione alle occasioni speciali. E oltre a ciò l’obbligo imprescindibile della solidarietà che la gioia della condivisione.

Forse è nata in quel periodo la mia tendenza a guardare con tanta speranza al futuro e a proiettarmi in un miglior divenire, a non rimpiangere. Mi accorgo però che – se è vero che non indulgo ai rimpianti, è altrettanto vero che ho conservato intatti i ricordi che ho tradotto in mòniti.

Quando sono arrivati i giorni del benessere ho guardato con profonda amarezza allo spreco, alla leggerezza colpevole di certi atteggiamenti al “troppo” senza regole. E ripenso alla mamma che sturava una bottiglia di vino (tappo sughero) inaspettatamente, per invitare papà e l’intera famiglia ad apprezzare l’affetto che ci univa e il benessere (ancora scarsino) che ci circondava.

Tra le preghiere della sera, veniva inserito quotidianamente l’ augurio di buona salute per “il datore di lavoro di papà”. Un po’ egoistica, ma sempre opportuna.

In famiglia si ribadiva che niente ci era dovuto e tutto era frutto di impegno e di laboriosità. Bei tempi ? Forse no, ma certamente al loro interno c’è qualcosa da ripristinare. O sbaglio ?. r.m.

giovedì 1 gennaio 2009

L'alba del genitore.

Copio integralmente per voi da LA STAMPA il "buongiorno" di Massimo Gramellini .
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30/12/2008 - L'alba del genitore

Trecento genitori in coda di prima mattina davanti all’ospedale di Civitavecchia per scoprire se fra i morti dell’ennesima ecatombe notturna ci fosse anche il loro figliolo.
Sono l’avamposto di un esercito dell’ansia che annovera centinaia di migliaia di soldati, madri e padri che passano le notti in bianco nell’attesa di un ritorno che le leggi del turbo-consumismo, il quale ci pretende spendaccioni ben oltre l’orario di chiusura dei negozi, hanno spostato negli anni sempre più in là, fino a farlo coincidere con l’alba.
Ai miei tempi (espressione orribile) si entrava in discoteca alle undici e si usciva intorno alle due, riguadagnando la tana in punta di piedi, ma mai abbastanza perché nella stanza di papà non si accendesse e spegnesse la luce: il suo segnale per farti capire che aveva guardato l’orologio, perciò il giorno dopo non avresti potuto turlupinarlo sostenendo che eri rincasato a mezzanotte.
Oggi i ragazzi escono all’ora in cui noi rientravamo e impedirglielo significa fronteggiare da soli un’ondata di piena, rappresentata dall’abitudine di una collettività intera. Educare un figlio all’anticonformismo è una contraddizione in termini e un dispendio enorme di tempo e fatica: bisogna motivare il rifiuto e avere la forza di difenderlo.
Così molti genitori si riducono a non dormire la notte, riproducendo ironicamente la situazione di quando il pupo era in fasce. L’alba era un mito per noi che la aspettavamo svegli solo a Ferragosto e a Capodanno.
Mi chiedo cosa rappresenti ancora per questi ragazzi, per i quali è Capodanno tutto l’anno e quindi non lo è mai.
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No comment.
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