giovedì 3 aprile 2008

Dare un'educazione ai figli

“La frase conclusiva dello sfogo epistolare di un angosciato genitore, ha occupato a lungo i miei pensieri, particolarmente per l’inciso che recita “ nei confronti dei miei figli non so mai se – tenendo le mie posizioni – sbaglio o meno”, frase che proietta un fascio di luce sul panorama, complicatissimo dell’educazione dei figli. In questo terzo millennio pieno di conquiste tecnologiche che ci trova sempre più soli e disarmati di fronte ai problemi quotidiani, piccoli e grandi, che nascono e si sviluppano all’interno delle nostre famiglie, siamo qualche volta noi genitori “ a non sapere che pesci prendere”.

Forse sono le nostre incolpevoli titubanze a rendere insicuri i nostri ragazzi ; forse siamo proprio noi l’anello fragile della catena anche perché è sparita l’omogeneità dei comportamenti. Il giovane di 30/40 anni fa, ovunque guardasse, trovava – se non altro – l’uniformità degli atteggiamenti. La società, la scuola, l’ambiente di lavoro, i genitori stessi erano (fatte salve rare eccezioni) tutti orientati verso l’osservanza, imprescindibile, delle regole che implicavano severità e disciplina. Nelle famiglie i comportamenti erano sostanzialmente omogenei, ripetitivi, monotoni, qualche volta sbagliati ma…saldi e - anche tra mugugni e ribellioni subito sedate- davano sicurezza.

Oggi, mentre io tento di arginare in mio figlio alcune giovanili esigenze che trovo premature, non posso ignorare che i suoi coetanei vivono le stesse situazioni con sbocchi opposti a quelli che ritengo opportuni per l’età, la condizione anche economica, e i principi in atto nel piccolo, grande mondo della mia famiglia. E a complicare il tutto concorrono innumerevoli elementi esterni : io dico no e la televisione dice si anche nelle piccole futili cose : “non toccare il cibo con le mani” dico io e la televisione presenta una scollatissima signora che tuffa un dito fornito di un’unghia smaltata e lunghissima nel morbido gorgonzola, per ficcarselo in bocca con gemiti, sguardi e atteggiamenti più consoni ad un contesto erotico.

Io, agli occhi di mio figlio come ne esco? Cosa faccio? Provo a mediare? Mi schiero rigidamente sul “non si fa” e sentenzio che tutti gli altri sbagliano? E’ vero che noi genitori ci ritroviamo a mettere a nudo le nostre fragilità, ma è altrettanto vero che il mondo intorno a noi – quello che dà più credito al sembrare che all’essere - ci aiuta davvero poco.

La mia generazione era troppo subordinata ai genitori, ma quelle che vivono oggi la pienezza dei loro anni migliori sono certamente, troppo subordinate ai figli. L’equilibrio sembra essere, come spesso accade, meta lontana, ma sforzarsi di raggiungerla sarà senz’altro utile. Ovviamente lo sforzo darà i suoi frutti migliori soltanto se sarà la collettività a perseguirlo.

Con un po’ di amarezza ma, anche, con incrollabile fiducia nel sempre possibile miglioramento che premi i buoni intendimenti, mi accosto idealmente a quei genitori che – consapevoli dei loro limiti – svolgono comunque con l’impegno necessario il loro compito.

E infine io credo e crederò sempre che l’amore e una buona dose di dolce fermezza siano – in molte occasioni – gli elementi di base che sanno dare sicurezza.

11 commenti:

jasna ha detto...

Buon giorno Renata... concordo con ciò che hai detto... Ma si cade sempre nella solita retorica... Si prova a fare il meglio, ma tutto è delegato agli arnesi infernali dei giorni nostri. Anch'io che cerco di seguirli nella loro prima crescita, sono terrorizzata dal fatto che Ezio a settembre andrà all' asilo, e chissà quanti altri stimoli avrà da quei bambini cresciuti parcheggiati davanti al televisore.

Renata ha detto...

Jasna, quello che possiamo fare si colloca nel nostro ambito. I figli impareranno (purtroppo) sbattendoci il naso oppure quando saranno in grado di fare scelte autonome. Il punto fermo rimane comunque e sempre la semina. Che è l'unica sosa che possiamo fare "al meglio". E poi la speranza ci accompagni! Come ha accompagnato i genitori DA SEMPRE !

Lucignolo ha detto...

Comunicazione imperante...
Buona o cattiva che sia, è questo che oggi ci spiazza a tutti, viviamo un'epoca in cui è legittimato il fatto che chiunque possa dire la sua, anche la pubblicità, anche quel cretino nel reality show, tutti e tutto possono inviare messaggi.

Sarà ma io lo trovo un bene, comunque un buon traguardo !

Penso che negli anni addietro, semplicemente, non era consentito opporsi direttamente, le modalità erano rigide e stabilite, tagliando le gambe dei più insicuri, meno intraprendenti, ecc...

Ma veramente il problema è se qualcuno dice a mio figlio "scempiaggini" e lui poi le creda, veramente il problema sta in ciò che dice qualcuno ?

Sono certo che invece è più giusto che io riesca a dare a mio figlio un'altra ottica, un modo, un metodo per valutare gli imput che giungono a lui, anche quando non sarò presente.

Una volta c'erano "le cattive compagnie", oggi, scegliete Voi.

La differenza è solo che, oggi, siamo soggetti a "richiami giovanili" anche Noi genitori che
dovremmo invece avere "i piedi ben piantati a terra".

E poichè i messaggi del corpo e dei comportamenti valgono più di mille parole, la credibilità di Noi genitori deve necessariamente passare di qui.

Troppo facile spostare il problema fuori da Noi genitori !

D'altra parte è un mestiere in divenire, e nessuno ha mai pensato fosse facile.

Questa è la bici, P E D A L A R E,
e farsi qualche esame di coscenza in più.

Almeno provarci...

Così che la buona fede sia fatta salva ?

Che mestieraccio,
F A N T A S T I C O !

Lucignolo ha detto...

Chiedo scusa per il "temino" che qualcuno potrebbe non apprezzare...

E' spazio libero, no ?

Renata ha detto...

Caro Lucignolo, non hai niente da scusarti per il "temino" come lo chiami tu (sminuendolo).Nelle tue parole si sente la preoccupazione e l'impegno con il quale affronti il tuo compito di genitore.Nessuno ha diritto di pretendere di più. Né i figli, né la società. Finché avro fiato divulgherò il mio pensiero : ognuno faccia del suo meglio, nel suo àmbito. Sai che meraviglia di mondo sarebbe ? Le tue parole concludono nel modo più compiuto e toccante. Te ne sei accorto? ti rinfresco la memoria :essere genitori
"Che mestieraccio,
F A N T A S T I C O !"

JANAS ha detto...

cara Renata...io il temino l'ho fatto nel tuo post: una donna una mamma, e ora non ho più energie, per farlo pure qua!
ma concordo con te..è un fantastico mestiere che s'impara e si disimpara tutti i giorni...con la pazienza dell'apprendista che vuole superare il maestro (che poi sono i nostri genitori..)

Renata ha detto...

Janas, ho risposto oggi al tuo meraviglioso commento al tema "Una donna, una mamma" e da queste righe rinnovo il mio grazie per il tempo che mi dedichi.Con un bacio.

Lara ha detto...

Cara Renata, da ieri non ti leggo e mi ritrovo un post - come sempre "illuminato" dalla tua grande saggezza.

Sono d'accordo in particolare con il tuo pensiero sulla pubblicità.
A volte, quando Alice era bambina, mi sono trovata in difficoltà, proprio per questo.
Non tanto per la pubblicità in se stessa, alla quale sapevo "controbattere" :) ma per lo spazio che trovava presso le altre mamme, per cui mia figlia diventava l'unica a non usare lo zainetto di moda, il diario così o non cosà ...
Alle volte ho ceduto, pur di non vederla emarginata, sempre spiegandole il motivo del ritorno sui miei passi.

In sintesi: non ho avuto problemi a far capire a mia figlia cosa significa "pubblicità", ho avuto problemi nel passaggio successivo, perché non potevo dirle che tutte le sue compagne erano figlie di mamme ... un po' superficiali.

Dopo il mio "temino", aggiungo cara Renata che noto con piacere che hai un interlocutore alla tua altezza (Lucignolo).

Anche se tutti quelli che vengono nel tuo salotto-blog sono decisamente persone valide.

Vado a leggere il post di Janas.

Ti abbraccio con affetto e ammirazione.

Renata ha detto...

Ciao Dama, che bello riaverti qui. Alle tue giuste osservazioni aggiungo solo ciò che ho scritto oggi (in privato) ad una caro amico: nei confronti dei tuoi figli non rammaricarti se non puoi offrire il superfluo e abituali a guardare a largo raggio. Devono sapere che oltre ai bimbi che sguazzano nelle piscine delle loro ville al lago o al mare, ce ne sono tanti ai semafori che tendono la mano, tanti hanno famiglie che li disonorano con genitori drogati o in galera. Bambini che sembrano vecchietti che riempiono i reparti oncologici degli ospedali.Ma c'è un altro insegnamento che mi viene da mia madre : Guardando in alto si rischia di inciampare o di trovarsi con i piedi nella m....a.
Guarda in alto per sognare e in basso per non cadere.

Luigina ha detto...

Arrivo come sempre quando tutto o quasi quello che si poteva dire sull'argomento è stato detto e in larga parte condiviso. Anche oggi Gabriele è tornato da scuola felice per essere sopravvissuto, ma sempre più avvilito per aver constatato una volta di più la sua assoluta impossibilità di fare il lavoro per cui è pagato, cioè l'insegnante e non un semplice intrattenitore o parcheggiatore di bambini. Molti di loro, meno fortunati dei vostri figli, sono provenienti da famiglie che hanno scaricato sulla scuola tutte le responsabilità della loro incapacità di essere i primi educatori dei loro figli e, se convocati per cercare una collaborazione, rispondono:"Non so più cosa fare ...faccia lei"

Renata ha detto...

Cara Luigina, siamo alle solite tristi note: a fronte di genitori come quelli che incontriamo anche tra i nostri quotidiani contatti, ce ne sono altrettanti squallidamente carenti e allora....forza Gabriele ! Almeno tu non mollare.Noi, nel nostro orticello, e tu negli orti abbandonati, aridi e sempre assetati. Tu e quelli come te siete GLI EROI DEI NOSTRI GIORNI.