Non posso dire di essermi stupita entrando in quel locale esclusivamente adibito al divertimento, letteralmente invaso da giocattoli di ogni genere, ma devo sinceramente ammettere che le consuete perplessità si sono riproposte. Mensole a due piani ospitavano animali di peluche ben collocati separati da un numero consistente di bambole e bambolotti che riproducevano un mondo multietnico ( il bambolotto nero, la cinesina, ecc,). A terra la tenda degli indiani, la cucina di Barbie, triciclo, trenini, animaletti di gomma, scatole e accessori per disegnare e altro ancora.
La giovane mamma (che chiamerò Edvige) si rammaricava però del fatto che nonni, zii e amici vari continuassero a sovraccaricare di giochi -spesso inutilizzati - i bambini che avevano perso la gioia di desiderare. E io aggiungo, di meritare. Edvige ricordava la sua infanzia gioiosa nel tempo in cui ogni giocattolo era una conquista e rappresentava il compensoa piccoli successi scolastici. Come arginare questo confluire di giocattoli che costituivano, ormai, solo un ingombro? E – soprattutto – come convincere i bimbi a liberarsene ? “Mi lasci provare?” Le chiesi ed Edvige, piacevolmente incuriosita, chiamò i bimbi che ci raggiunsero correndo.
Forse per istinto o forse perchè covavo da tempo pensieri e soluzioni per questo fenomeno non raro, le parole uscivano fluidamente e catturavano l’attenzione dei piccoli ascoltatori. Ho cominciato a parlare del Natale ormai prossimo ponendo l’accento sui problemi che angustiavano Babbo Natale che doveva accontentare un numero imponente di bambini, anche poverissimi, in tutto il nostro vasto mondo. Prospettai così l’opportunità di aiutare il Grande Vecchio nell’adempimento del gravoso compito. Nel mio progetto, ogni bimbo poteva privarsi di alcuni giocattoli in buono stato e consegnarli alla Parrocchia, all’asilo, alle Suore o a qualsiasi disponibile centro di raccolta dove Babbo Natale avrebbe potuto attingere per portare gioia là dove non c’era e dove, forse, non era nemmeno attesa.
Mi sono dilungata a descrivere lo stupore di bimbi che ignorano gli agi, soffermandomi sulla loro gioia paragonabile a quella che avrebbero provato, contribuendo, i piccoli donatori. Si allontanò per primo il maschietto che, tornando dalla stanza dei giochi posò a terra vicino ai miei piedi un camioncino, un trattore e una grossa palla. Mi guardò soddisfatto e ricambiò felice il mio abbraccio. Intanto anche la bimba si era allontanata per tornare con un grosso orso di peluche e due belle bambole.
Edvige reperì uno scatolone e i bambini vi collocarono i loro regali. Festeggiammo con gioia l’evento pregustando il compiacimento di Babbo Natale che si sentiva aiutato nel gravoso compito. Ci lasciammo, felici di aver dato una svolta positiva ad un incontro già di per sé affettuoso e lieto. Forse questa può sembrare la cronaca di un pomeriggio qualunque, ma sono certa che saranno in molti a coglierne il significato profondo che é quello di offrire davvero un Buon Natale a tutti bimbi del mondo. muccina