lunedì 9 maggio 2016

Sposa e mamma - amarcord

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Giornale di brescia 8 maggio 2016
Blok notes di renata mucci

Mio padre firmò, e divenni sposa

Nel 1947 compivo vent’anni ed ero già sposa. Non ancora maggiorenne, quindi ha dovuto firmare una liberatoria il mio papi, che l’ha fatto con un bel groppo in gola e con palese emozione.
Sposa a settembre sono andata ad incontrare il mio primo inverno “da signora” con un cappottino nero ,aderente in vita e svasato sul fondo e un paio di scarpine di vernice nera tacco sette (non mi è mai sembrato logico costringere il piede alla posizione verticale) e un cappellino con la mezza veletta - a pois piccolissimi- che copriva fronte e occhi soltanto. Credo di essermi sentita davvero felice e affascinante.

E a 23 anni fasciavo per la prima volta il mio Mauro senza rendermi conto che iniziavamo a crescere insieme. Lui era dolce e buono e io, investita del mio ruolo, ero ben decisa a dare importanza ad una certa, anche se blanda, disciplina. Lo baciavo quando dormiva, gli baciavo le manine mentre riposava, lo baciavo sul culetto quando lo cambiavo e lo cospargevo di talco.

Le fasce che ancora si usavano, ma solo intorno alla vita a sostenere la schiena, le avevo confezionate personalmente, con un candido, sottile filo lavorato all’uncinetto. Ho partorito in casa con l’aiuto di mia suocera e della Tilde, un’esperta levatrice che per aiutarmi aveva legato due delle fasce all’uncinetto ai due pomoli della testata del letto.

Ma infine, dopo 24 ore di faticoso travaglio, prima di udire il pianto del bimbo ho sentito la Tilde che - nel constatare la nascia di un maschietto - declamava “ Sono le 19,30 del Venerdì Santo dell’anno Santo: ghe nasit en preost” (è nato un prevosto). Con il primo vagito ho sentito che la schiena non mi doleva più e sono scivolata in un sonno ristoratore, profondo e appagato. Sposa e mamma, dopo una guerra infame, credevo di aver visto tutto, credevo che più nulla avrebbe potuto turbare la pace tanto faticosamente conquistata.

Lo credevo veramente, ma oggi so che è ancora indispensabile credere in un futuro migliore ed è importante lavorare caparbiamente per costruirlo. Anche per onorare degnamente tutte le mamme che auspicano per le loro creature, un percorso sereno. remucci@aice.it
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