sabato 12 ottobre 2013

Il romanzo di un amore a tre.


Femminile plurale di B e F.Greoult è un libro che ho letto, bevuto, assorbito quando avevo trent’anni e qualche cicatrice. L’ho letto, l’ho stropicciato, l’ho impresso nell’anima e trascrivo, di seguito le frasi che ho sottolineato allora , più di cinquant’anni fa:
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1) I dolori delle donne sposate, hanno sempre odore di porri.

2) Come muore un giorno l’infanzia, così è appena morta la giovinezza del nostro amore.

3) Saremo una copia che capisce le cose - com’è triste capire - e che rimane perché smobilitare è complicato.

5) Rimane l’amore coniugale e la caduta è brutale.

6) Sono nel mio diritto, e questo è uno svantaggio, in un territorio nei quale i diritti di uno, sono gli ostacoli dell’altro.

7) Ma niente è raro e prezioso come andare a letto con chi se ne ha voglia.

9) Ma Juliette ha avuto ciò che si dà una volta sola. Juliette è più che un’amante, è una nostalgia appagata.

10 ) Amare non vuol dir niente quando non si è più d’accordo sul concetto. Fra “Ti amo” e “Non amo che te” stasera c’è un baratro che Jean finge d’ignorare.


11 ) Dover preparare la minestra, mi sembra una presa in giro, agli antipodi della passione. I dolori delle donne sposate, hanno sempre odore di porri.

 12) Mi odio in questa parte di oltraggiata, di virtuosa, di degna di compassione. Perché alla fine, fa orrore essere distratte dalla propria disgrazia. Mangiare, ricucire un bottone, correggere una versione latina. Torture che mi impediscono di proferire in pace le mie imprecazioni.

13) E mi viene la voglia di rifugiarmi al caldo tra i luoghi comuni della altre donne tradite. “ E’ semplicissimo : o io o lei !” “Quella vacca, si è introdotta ipocritamente nel mio focolare !”Ma ahimè Juliette non è veramente una vacca. Vorrei poter dire “Ometto mio,non può finire così” Sembra che ci siano delle mogli che lo dicono e che l’ometto righi diritto. Ma io non mi sento padrona è di Jean, né della situazione.

14) Mi metto come loro sul banco degli accusati. Ho peccato di presunzione, di cecità, anche di vigliaccheria. Non sono stata più brava delle altre a giocare col fuoco. O ci se ne frega, o si monta la guardia. Non ho fatto né una cosa né l’altra. Mi sono ingannata e sono stata ingannata. Era logico. 

15) E così ho scoperto l’insonnia. Di notte il dolore, prende le dimensioni della disperazione. Da qualunque parte le giri le prospettive appaiono desolanti. Jean tornerà da me, un giorno ? Ma in che condizioni ? “Guarda – dirà- eccomi qui. Alla fine, tutto si accomoda !”. Nell’attesa, cosa farò del mio presente ? E Juliette, bisogna che conosca le conseguenze delle sue azioni. Non le faro grazia né della mia furia, né del mio rancore. Era amica mia, prima di diventare l’amante di Jean.

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