giovedì 27 agosto 2009

I dialetti, al tempo della globalizzazione.

IL GIORNALE - lettere - 29 agosto 2009
LA STAMPA - lettere 22 agosto 2009
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Se accarezzo col pensiero i nostri dialetti , un lungo elenco, comunque parziale, mi porta a ricordare il nostro Canossi, Trilussa, il Porta, il Belli., Totò. Senza dimenticare canzoni dai testi pregevolissimi che con un dialetto efficace e intenso – hanno varcato i confini del mondo. Io amo il dialetto e i grandi nostri Poeti dialettali, ma sono costretta a rilevare che l’eventualità dell’insegnamento dei dialetti nelle scuole, apre la strada a molte perplessità. Ogni regione o provincia ha diritto ad un approfondimento relativo alla zona di appartenenza. Giusto e legittimo, ma senza dimenticare che l'evoluzione culturale e l'inevitabile globalizzazione, rendono imprescindibile una effettiva e reale comprensione tra i popoli. Sacrosanta la fedeltà alle proprie origini sempre che non sia pregiudizievole alla comprensione tra le genti.

Ogni regione dovrebbe impegnarsi a non disperdere il patrimonio linguistico storico, favorendo la possibilità di farne facoltativo oggetto di studio. M è da evitare l' imposizione in ambito scolastico.

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12 commenti:

Manolita ha detto...

Buon giorno muccina :-)

Uhmm, l'argomento merita approfondimento ed ampia esplorazione; è un tema molto complesso. Relegarlo ad una competenza non adeguatamente regolamentata ed ufficiale potrebbe far si, come peraltro è accaduto fin ora, che non venga considerata l'importanza della conservazione del patrimonio linguistico con il conseguente bagaglio di patrimonio ed identità culturali che si porta dietro; inserire un programma d'insegnamento nelle scuole che preveda lo studio delle lingue e della storia locali non innalzerebbe, a mio parere, alcuna barriera, favorirebbe invece la crescita di un maggiore senso di apparteneza alla propria terra e di conseguenza alla propria nazione. Una conoscenza del proprio patrimonio culturale lasciata in balia di "volontariato" o peggio una errata o nulla conoscenza delle proprie radici non consente appunto uno sviluppo di quel senso di appartenenza che necessita all'effettiva unità di un popolo o di una nazione.
Esistono le differenze culturali è vero ma a dividere non sono queste, piuttosto è il diverso vissuto storico di una regione rispetto ad un'altra che non viene mai spiegato correttamente e quindi collocato in una giusta prospettiva: accade così che l'Italia vista da Brescia appaia diversa da come la si può vedere da Reggio Calabria.
Che ne diresti di venire quaggiù giusto solo per dare un'occhiata? :-)) :-)) :_)) Io continuo a provarci!

Un abrazo muy muy fuerte mi queridisima muccina, amiga mia....
Yo te espero aquì.............

pia ha detto...

Va tutelato a livello culturale, insegnato se la famiglia fa deliberatamente questa scelta, ma assolutamente non imposto.
Saperlo parlare è bello, sembra dia più partecipazione in ogni sua espressione, ma come dici tu giustamente, divide.
E poi la razza è un concetto deleterio: ma di un un certo Hitler non ne hanno mi sentito parlare?

Renata ha detto...

MANOLITA !Mi sembra di aver letto le tue parole, prima ancora che tu le scrivessi! L'amore per la lingua calabrese, che spesso porti alla ribalta del tuo blog, lo lkasciuava intuire. E capisco al punto che condivido. nei limiti della libera scelta.
Non mi sembra giusta l'imposizione in un'epoca nella quale è imprescindibile la necessità prioritaria della comprensione tra i popoli.
La conoscenza dei dialetti è un patrimonio che se anche si affievolisce, ci lascerà procedere, ma senza la comprensione tra le genti la strada si preclude. credimi.
Ma questo è soltanto il mio pensiero. Un abbraccione. renata
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PIA, sento che condividi, ma dobbiamo ammettere che ogni punto di vista è rispettabile. Finché, naturalmente, non prevarica. un caro saluto. renata

Manolita ha detto...

Ma carissima, io non ho mai parlato di chiudere alla comprensione tra le genti, la lingua unica rimane sempre la prima lingua da imparare e mai pensato ad una imposizione: io ho parlato, mi pare, di uno studio come potrebbe essere quello della storia o quello della letteratura. Avevo aperto il commento sottolineando proprio la complessità dell'argomento e comunque, quando parlo di idiomi e culture locali da preservare, non penso solo al calabrese; difenderei con uguale passione qualsiasi patrimonio linguistico e culturale di qualsiasi popolo. Porto in evidenza il calabrese perchè è la lingua del luogo dove vivo ma le mie radici affondano in ugual misura in una regione della Spagna; precisamente nelle Asturias, dove si parla una lingua molto antica, il Bable, ed al parlarne mi vedresti appassionata ad essa tanto quanto al calabrese.

Ho trovato interessante il commento di Pia fino a quando non ha parlato di Hitler e razze; sono andata a rileggere attentamente sia il mio precedente commento che il tuo post e non mi sembra ci siano cenni a simili argomenti.

Mi piace sempre molto dialogare con te; sono così stimolanti questi scambi di opinioni e di vedute. Il fatto che una bresciana doc comprenda benissimo una che è per metà spagnola e per metà italiana del Sud (e specifico solo per indicare la distanza chilometrica, non certo la distanza mentale) è la prova concreta che la comunicazione dei popoli avviene tranquillamente anche amando le proprie radici e coltivando le proprie tradizioni.

Ps: non è una certa muccina che mi risponde in spagnolo?

Un mare di baci ed un forte abbraccio.................
e non far finta di non capire che ti sto di nuovo invitando nel profondo sud :-))

jasna ha detto...

premesso che la cosa potrebbe essere interessante...soprattutto per le generazioni future in cui il dialetto potrebbe essere l'unico legante con le proprie origini... propendo però di più ad obbligare tutti... soprattutto chi insegna e chi ricopre cariche pubbliche a studiare dizione per poter parlare così un italiano perfetto comprensibile da tutti... senza inflessioni dialettali di nessun tipo. credo che a chiunque sia capitato di andare alle poste e di trovarsi davanti un individuo che parla a malapena l'italiano ... credo sia più importante questo parlare bene la nostra lingua... il dialetto può tranquilla mente essere un qualcosa in più.

Renata ha detto...

MANOLITA, ciao tesoro, passionale e irruente in ogniàmbito sei sempre in grado di difendere le tue idee. Questo è l'interlocutore che stimola. Hai ragione tu e credo di avere ragione anch'io. Questa nostra scuola, ancora molto carente, ha troppa carne al fuoco e oggi dobbiamo fare i conti con l'immigrazione che porta nelle classi cinesini, africani, albanesi che già faticano ad intendersi. A questo penso, soprattutto.
Il tuo invito viene ogni volta, volutamente ignorato perchè troppo mi attira e ancora una volta dico a me stessa: " chissà !" E ci credo! E ci spero!. In attesa ti mando una abbraccio completo di girotondo.

Hasta luego, queridissima !

Renata ha detto...

JASNA ! Entravi mentre io rispondevo a Manolita e mi piacerebbe che tu leggessi le mie ragioni che, come vedo, condividi. Ti mando un bacio...con lo schiocco !

Manolita ha detto...

Buon giorno muccina.
Chiedo scusa per essere entrata forse in maniera un poco irruenta sul tuo post. Io capisco perfettamente le tue ragioni.
Per quanto concerne la buona conoscenza della lingua italiana credo sia più un problema di scuola ed insegnanti che di lingue locali; sapessi quanti insegnanti che non sapevano parlare l'italiano ho incontrato lunga la strada!

Mil y mil besitos mi queridisima amiga...........

Renata ha detto...

Cara Manolita, siamo entrambe affezionate ai nostri convincimenti che sosteniamo con vivacità, anche caratteriale.
Lo trovo...bellissimo.

Io rifletterò sulle tue argomentazioni e tu terrai conto delle mie. Ne sono certa e trovo che questo sia un vero arricchimento. Con stima. renata

Gianna ha detto...

Renata, ok!

Luigina ha detto...

Muccina ho già avuto modo di esprimerti in privato che la penso come te a questo proposito, ma voglio confermarlo qui. Dialetto patrimonio da non disperdere, ma il suo insegnamento facoltativo. Irrinunciabile invece l’insegnamento di una lingua uguale per tutti, con l'integrazione, perché no, della proposta di Jasna

jasna ha detto...

Grazie Luy, credo che saper parlare un buon italiano sia importante anche per quelle persone che lo capiscono a malapena. ricordo un professore di tedesco... allucinante! non parlava bene l'italiano avendo una forte influenza linguistica del suo dialetto (siciliano) e pretendeva di farci imparare il tedesco.