domenica 30 agosto 2009

Cibi avariati - Vogliamo i nomi dei colpevoli.

LIBERO - lettere - 17 agosto 2009
Bresciaoggi - 17 sett.,2009
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Giunge notizia di “Cibi scaduti e conservati in magazzini segreti che tornano “rinnovati” nei supermercati.” E aggiunge, una voce amareggiata : “ Ma nessuno fa i nomi di questi avvelenatori” .

Plaudo alla denuncia e senza mezzi termini mi associo come consumatore, come mamma e nonna, e punto il dito verso questi criminali che ci avvelenano per soddisfare i loro lucrosi intenti.
Infoltiscono la schiera dei peggiori delinquenti senza scrupoli che andrebbero additati nelle prime pagine e nei telegiornali con foto e chiari dati anagrafici.

Si tratta di individui dalla moralità inesistente e dai comportamenti davvero nauseanti. Forse, il pubblico, palese disprezzo potrebbe fare da deterrente.
Questa è la speranza di tutti. Un grazie a chiunque porti a conoscenza atti criminali di questo genere.
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sabato 29 agosto 2009

L'atteggiamento positivo.

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Dato che non penseremo mai nello stesso modo
e vedremo la verità da diversi angoli di visuale,
la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca.
Mahatma Gandhi
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giovedì 27 agosto 2009

I dialetti, al tempo della globalizzazione.

IL GIORNALE - lettere - 29 agosto 2009
LA STAMPA - lettere 22 agosto 2009
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Se accarezzo col pensiero i nostri dialetti , un lungo elenco, comunque parziale, mi porta a ricordare il nostro Canossi, Trilussa, il Porta, il Belli., Totò. Senza dimenticare canzoni dai testi pregevolissimi che con un dialetto efficace e intenso – hanno varcato i confini del mondo. Io amo il dialetto e i grandi nostri Poeti dialettali, ma sono costretta a rilevare che l’eventualità dell’insegnamento dei dialetti nelle scuole, apre la strada a molte perplessità. Ogni regione o provincia ha diritto ad un approfondimento relativo alla zona di appartenenza. Giusto e legittimo, ma senza dimenticare che l'evoluzione culturale e l'inevitabile globalizzazione, rendono imprescindibile una effettiva e reale comprensione tra i popoli. Sacrosanta la fedeltà alle proprie origini sempre che non sia pregiudizievole alla comprensione tra le genti.

Ogni regione dovrebbe impegnarsi a non disperdere il patrimonio linguistico storico, favorendo la possibilità di farne facoltativo oggetto di studio. M è da evitare l' imposizione in ambito scolastico.

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martedì 25 agosto 2009

Cicatrici.

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Sorrido ancora all'amore.-E sempre stato e sarà sempre
l'essenza del vivere. Ne ho pagato il prezzo ...e non ho rimpianti.
Amo le mie cicatrici.
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domenica 23 agosto 2009

Se fossi un cane.

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dal quotidiano Libero del 22 agosto 2009.
Tra le lettere leggo queste poche righe che trascrivo per voi.
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Se fossi un cane verrei accarezzato; se qualcuno mi dovesse abbandonare commetterebbe un illecito e chiamerebbero bastardo quel tale che si comporta come un animale. Se fossi un cane mi chiamerebbero amore, avrei un pasto, un posto; la sera nel parco perfino i miei escrementi sarebbero raccolti e chiamerebbero maiali quei tali che si comportano come animali. Se io fossi un cane sarei protagonista di almeno un programma settimanale; se qualcuno mi dovesse smarrire, la mia foto sarebbe affissa sui pali e sui muri di tutto il paese e se fossi un cane, piccolo, grasso, storpio e con una storia triste alle spalle, l’Italia si disferebbe pur di potermi adottare e chiamerebbero criminali quei tali che si comportano come disumani. Invece sono solo un clandestino. Solo.
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P.S. Oggi, non mi lamenterò per la troppa calura.
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sabato 22 agosto 2009

Ragazzi....che ferie !

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Restando in città, ho vissuto un periodo incantevole durante il quale mi sono permessa cose insolite ed estremamente confortevoli.

Trovavo al mattino l’autovettura parcheggiata insolitamente sotto casa e mi recavo a fare la spesa. Al ritorno meraviglia delle meraviglie, parcheggiavo di nuovo sotto casa, scaricavo borsine e borsone e salivo al mio appartamento con un ascensore ad apertura immediata e sempre funzionante.

Nessun tempo d’attesa del mezzo di risalita, spesso trattenuto al sesto piano dove due coniugi caricano e scaricano, con calma le loro biciclette. Sistemati gli acquisti in frigorifero,scendevo e risalivo in macchina per il solito caffè in Castello e rientravo sorridendo al pensiero che avrei potuto parcheggiare ancora...proprio sottocasa.

Nel condominio dove risiedo ( “scala 6”- 18 appartamenti) l’impronta è abbastanza gradevole. Piante verdi nell’ingresso, ben tenuto e pulitissimo, ma i garage interrati non sono comodissimi. Sono 72 e tra corridoi e camminamenti, anche l'accesso risulta (per me) disagevole. E ancor più il rientro che mi vede appesantita dai vari acquisti.

La mia zona è normalmente di intenso traffico e pensare di trovare un parcheggio è addirittura assurdo. Insomma, poter lasciare invece la macchina sulla strada in tutti questi giorni è stato un vero piacere.

In fondo.... felicità è una piccola cosa !
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giovedì 20 agosto 2009

Mamma a 14 anni.

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Una profonda amicizia basata sulla stima reciproca, mi lega da tempo ad un giovane Professore (che sorriderà alla parola “giovane” – pertinente per me che lo considero un figlio- mentre lui si reputa idoneo per la pensione ). In virtù di questa rapporto e dell’amore che condividiamo nei confronti dei giovani, mi passa talvolta le esperienze che sono parte integrante della sua professione. Quella che trascrivo è un insopprimibile moto d’amore e di condivisione che merita divulgazione.
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Ricevo da un amico-Mamma a 14 anni -In coda alla cassa del supermercato incontro una giovanissima donna col velo.Spinge il carrello ed una carrozzina blu con un bimbo di pochi mesi. Elegante nel suo vaporoso abito verde smeraldo, ha scelto ogni accessorio con gusto, in modo che i colori paiono cantare insieme. Ci guardiamo in cerca di una conferma. Non oso rivolgerle per primo la parola. Se mi sbagliassi sarebbe una gaffe imperdonabile. Un estraneo che rivolge parola ad una donna pakistana sposata potrebbe essere ritenuto sconveniente da qualche suo conterraneo lì presente.

“Professore!” - Si. È lei: una ex allieva dell’anno scorso. La ricordo perfettamente a scuola: vivace e sempre sorridente, attenta, ordinata, impegnata. Una delle migliori allieve della sua classe. Per questo all’esame di terza media meritava un otto senza regali, ma noi insegnanti preferimmo darle nove perché ci piaceva guardare avanti. Sapevamo che la famiglia difficilmente avrebbe investito sui suoi studi e volevamo invece fare capire che sarebbe stato un bene per tutti se avesse potuto proseguire. Maryam avrebbe potuto diventare un ottimo dottore o un eccellente avvocato.
“ Di chi è questo bel bambino?” A volte mi capita di condividere la gioia di allieve che mi presentano con orgoglio un fratellino appena arrivato ad ampliare la famiglia. Vedo questi piccolini quando le mamme vengono a scuola per prendere “la bambina” più grande. Questa volta temo di conoscere già la risposta. “ È mio! “ Risponde con dolce prontezza mescolando orgoglio, pudore e persino timore del mio possibile stupore. Sono già pronto. Non la deluderò. Solo parole di festa e complimenti, come è incondizionatamente giusto e doveroso davanti al dono della vita.
“Appena finita la scuola media i miei genitori mi hanno fatto tornare in Pakistan e mi hanno fatto sposare” Lo dice col suo solito sorriso sicuro. Ora è donna. Ora è mamma, a 14 anni.“Mi hanno fatto”. Tre parole che non volevo sentire ma che accetto perché le rivoluzioni più vere e profonde iniziano sempre con un sì piuttosto che con un no. Forse anche la Madonna aveva 14 anni quando andò sposa. Credo che prese marito per obbedienza e non per libero amore.
A Maryam non serve la ribellione: serve la forza della grande donna che ha dentro di sé. Nella nostra scuola ha imparato a conoscere parole come giustizia, eguaglianza, libertà, diritto. Non sarà più come prima. Ha accettato, ma non chinerà la testa per sempre, me lo dicono quei suoi occhi orgogliosi e consapevoli.
Un passo alla volta. Le chiedo: “Ora resti in Italia ?” “ Si.” Risponde senza esitazione. Suo fratello entrerà in prima media l’anno prossimo.Mi spiega dove abita e la invito a venirci a trovare a scuola. Il suo bambino è un nuovo italiano. Ha una mamma nuova. Una mamma che non si vergogna di essere donna e che sa quanto vale. Sono le mamme che cambiano la storia.Piano piano, Un passo alla volta. Buona Festa della Madonna anche a te, buon Ferragosto, Maryam, fiera mamma a 14 anni.
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Trascritta e inoltrata da renata mucci – brescia
pubblicata da IL GIORNALE mercoledì 19 agosto 2009.
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martedì 18 agosto 2009

Parlare o tacere ?

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Meglio tacere e passare per idiota
che parlare e dissipare ogni dubbio.
Abraham Lincoln
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lunedì 17 agosto 2009

La favola vera di Ferragosto.

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Massimo Gramellini il valente giornalista de LA STAMPA è tornato alla grande dalla sua breve vacanza estiva, con una favola vera che merita divulgazione. La trascrivo e la ripropongo :

Letta con gli occhiali un po’ scontati con cui di solito si guardano queste cose, la vicenda della Innse - ultimo residuo della storica Innocenti - sembra l’anticipo di un autunno bollente.

La storia di un gruppo di operai che piega il «padrone» con un’azione clamorosa, indicando a sindacati e «compagni» dell’Italia intera la lotta radicale come unica arma di difesa contro lo tsunami di chiusure e licenziamenti che potrebbe abbattersi sul nostro sistema industriale a ottobre. Se invece si prova a illuminare la scena con la lanterna della curiosità, gli eventi di Milano assumono un significato ben diverso e fanno emergere, nel bel mezzo di una crisi globale che ha incattivito tutti, le figure tradizionali e in fondo rassicuranti del presepe italiano.

Anzitutto l’Operaio Buono, il Cipputi che dopo un lungo declino anche mediatico torna alla ribalta nei panni dell’eroe positivo. I quattro dipendenti non più giovanissimi che salgono su una gru per impedire fisicamente lo smontaggio delle macchine, e quindi lo sbaraccamento dell’azienda, hanno scelto una protesta d’impatto ma non una strategia luddista. A differenza dei colleghi belgi, inglesi e francesi, non hanno picchiato manager né distrutto attrezzature: semmai si sono battuti per preservarle.

Poi c’è il Sindacalista Amico, che sale sulla gru con i ribelli, condividendo i disagi e i rischi della protesta, anziché restarsene in cortile a tramare qualche compromesso al ribasso dietro le loro spalle. Al presepe va aggiunta l’immaginetta della Negoziatrice, una sindacalista che non tratta per svendere la resa in cambio di soldi, ma gestisce le trattative per il cambio di proprietà. Anche il Nuovo Padrone è una figura dell’Italia migliore: l’ex operaio diventato industriale, con la pancetta e il capello bianco ma con le mani callose che non dimenticano il passato. Il quadro si completa coi personaggi di contorno: dall’operaia in pensione che torna in fabbrica per preparare i panini ai rivoltosi, fino ai proprietari dei terreni e ai residenti della zona che si accontentano di un centro commerciale più piccolo pur di non allargarlo a scapito di quella fabbrica che dà il pane a cinquanta famiglie e lustro al quartiere intero.

La morale della favola di ferragosto è che esiste un modo tutto italiano (sarei tentato di dire democristiano) per affrontare lo tsunami in arrivo: quel misto di temerarietà temperata dal buon senso, slanci di umanità e predisposizione naturale al compromesso che nei momenti difficili questo strambo Paese altrimenti autodistruttivo riesce ancora a esprimere, quasi sorprendendosi di se stesso. M.Gramellini
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sabato 15 agosto 2009

Buon Ferragosto.

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“Buon ferragosto”a todos los amigos
in salute, serenità....y mucho amor !”

Vi aspetto, ritemprati, felici o polemici,
ma – come sempre – affettuosi e gentili
ad arricchire i miei giorni e mi alma.
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venerdì 14 agosto 2009

Cibo, eros, violenza. conclusione.

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la dittatura dei desideri

Nella sfera sessuale l'uso dei contraccettivi, separando il piacere dalla riproduzione e riducendo al minimo la paura di gravidanze indesiderate, rende donne e uomini più propensi alle avventure, alle trasgressioni e all'eros fine a se stesso, in comportamenti fortemente biasimati dalla morale ereditata e dalle chiese non solo cristiane. Del resto, nella nostra immaginazione i desideri sono inestinguibili e appaiono sempre eccessivi rispetto all'oggetto destinato a soddisfarli.

I filosofi che hanno riflettuto a lungo su questo fenomeno lo hanno legato, come Agostino, alla «paura di perdere», all'incessante bisogno di desiderare per non essere delusi da soddisfazioni inferiori alle attese o, come Hobbes, alla intrinseca insaziabilità degli appetiti dell'uomo, animale «famelico anche della fame futura».

Pare, inoltre, che Kant abbia rivolto queste parole allo storico russo Karamzin: «Date a un uomo tutto quello che desidera e nonostante ciò, proprio in questo istante, egli sentirà che tutto non è tutto». Anche Freud, nel saggio Coloro che soccombono al successo, si era posto un problema analogo in relazione a quanti - dopo aver raggiunto la meta cui aspiravano con tutta l'anima, pur non credendo di poterla mai conseguire - provano soltanto scontentezza.

È come se, avendo ottenuto lo scopo, si chiedessero sconsolatamente: «È tutto qui?». Adam Phillips, uno psicoanalista specializzato nel trattamento dei bambini, ha studiato, in altra prospettiva, la dinamica degli eccessi, legandola sostanzialmente alla paura e alla mancata capacità di governare le frustrazioni."

"In un libro recente, scritto in collaborazione con la storica Barbara Taylor (On Kindness, Penguin 2009) ha anche mostrato come la gentilezza sia anch'essa una forma di misura, temperata da un ingrediente di virtuoso eccesso, di benevolenza verso gli altri come quella del Buon Samaritano.

Paradossalmente, chi vince alla lotteria è talvolta infelice, perché il desiderare è più importante dell'ottenere, in quanto non è la realtà a deluderci, bensì le nostre eccessive fantasie, che una maggiore attenzione agli altri potrebbe moderare e, almeno in parte, appagare.

Ma chi è capace di convincere di questo quanti inseguono il miraggio di una strepitosa vincita alla lotteria, di una ricchezza infinita in grado di soddisfare i propri, personali desideri infiniti?" Remo Bodei
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giovedì 13 agosto 2009

Cibo, eros, violenza - prima puntata

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Copio e riporto per voi l'articolo del filosofo Remo Bodei
apparso l'11 agosto 2009 sul Corriere della Sera.
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La dittatura dei desideri.

Sul muro esterno del tempio di Apollo a Delfi, accanto al più famoso motto «Conosci te stesso», campeggiava la scritta «Niente di troppo». In essa si condensa il nucleo della religione, della morale e perfino dell'estetica classica, tutte basate sulla misura e sulla conseguente condanna della violazione dei limiti (ybris, tracotanza o sregolatezza).
L'etica aristotelica è l'espressione più elaborata di questo criterio, il ponte principale attraverso cui il modello antico è giunto nell'Occidente medioevale e rinascimentale, plasmando la nostra mentalità e i nostri costumi. Che la virtù stia nel mezzo, che coincida con morigeratezza, non significa tuttavia che gli estremi, per difetto o per eccesso, si elidano reciprocamente: la liberalità non costituisce la media aritmetica tra l'avarizia e la prodigalità, ma la vetta che le squalifica entrambe.

Tramonta così la morigeratezza che aveva insegnato ad abbassare la soglia delle pretese degli individui piuttosto che ad alzare quella delle loro attese.
Le società tradizionali possedevano, infatti, strumenti abbastanza efficaci sia per compensare gli uomini degli svantaggi della loro condizione, sia per giustificare le gerarchie sociali. L'accettazione dei limiti e delle privazioni della vita trovava di norma il proprio risarcimento nella prospettiva religiosa di una ricompensa in cielo.
L'impetuoso sviluppo economico in molte parti del mondo, dovuto all'introduzione delle macchine, la spinta ai consumi per far funzionare il sistema produttivo e la nascita delle società democratico-egualitarie moderne hanno invece aperto una falla in questo dispositivo di inibizione delle aspettative, collaudato da millenni. La condotta di miliardi di uomini ne è stata profondamente modificata.
Con la fine virtuale, per molti, della scarsità di alcune risorse fondamentali e con l'aspirazione degli esclusi a conseguire vantaggi simili, i desideri prima compressi, sublimati o denigrati si sono in parte liberati dalle precedenti catene e sono scattati, come una molla compressa, verso la loro «smisurata» soddisfazione. Il consumo esteso di beni visibili e invisibili - da sempre appannaggio di élite ristrette - e la loro relativa abbondanza a costi generalmente affrontabili, hanno modificato la composizione e l'orientamento dei desideri e ampliato, anche sul piano dell'immaginario, il ventaglio dei possibili.
Nella ricerca di una «vita esagerata» da consumare, non si punta alla semplice soddisfazione dei desideri, ma alla loro moltiplicazione, a renderli più intensi e, se possibile, più vari.Nelle nostre culture tale tendenza si mostra in maniera evidente nel campo del cibo e del sesso. Sintomatica, nel primo caso, è la petizione al Papa, nel 2003, dei cuochi francesi affinché facesse togliere la gola dall'elenco dei peccati capitali.
L'attuale iper soddisfazione dei bisogni alimentari ha fatto dei piaceri della tavola, oltre che un elemento di cultura, un fattore di compensazione per lo stress quotidiano e uno dei più favoriti argomenti di conversazione.
Non sempre cibo e bevande rappresentano occasioni di gioia. L'eccesso, in un senso o nell'altro, provoca obesità, anoressia, bulimia, danni all'organismo e confusione tra qualità e quantità, che induce a fare il pieno per sentirsi appagati o storditi.(continua)
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martedì 11 agosto 2009

I nostri doveri verso i giovani.

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Pensando ai giovani, rifletto su di noi adulti che ce li troviamo intorno e a loro che dovranno essere preparati a camminare senza di noi. Leggendo le squallide (quando non sono terrificanti) notizie che li riguardano, sento il gelo che paralizza i miei pensieri.
E mi chiedo –“ chi vogliono imitare?” “ Quali sono i loro idoli, i loro modelli! Quali le eroine che le ragazze vogliono emulare”. La risposta, non conforta. In tempi non lontani la protagonista di Piccole donne faceva sognare le fanciulle e Zorro era l’immagine che movimentava la fantasia dei ragazzi assieme agli eroi del Far West.
Adesso ? Per i ragazzi pare che chi fa soldi (non importa come) sia l’eroe del giorno e per le fanciulle ogni velina è un mito, un modello. Lascio a voi la possibilità di una risposta diversa...se c’è!Cinematografia e prodotti televisivi non aiutano certo!
Ma se è vero che l’emulazione rientra nelle potenzialità giovanili, varrebbe la pena di esaltare al massimo tutto ciò che è positivo, varrebbe la pena di indicare i valori e fornire esempi.
E’ troppo importante motivare i comportamenti dei giovani.
Su questo credo siamo tutti d’accordo.
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domenica 9 agosto 2009

Doti naturali.

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"Il gentiluomo e la gentildonna
desiderano che gli altri siano a proprio agio
e sanno come farlo."
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venerdì 7 agosto 2009

I nostri figli in vacanza e ovunque !

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Frotte di amici già tornano dalle vacanze e le conversazioni pongono in luce il comportamento di bambini e ragazzi, anche nei luoghi di villeggiatura. Ascoltando, avverto un tira/molla spiazzante.
Da un lato si colloca primo piano il legittimo, giovanile desiderio di gioco e di allegria che non dovrebbe avere costrittivi paletti. Ma dall’altro si precisa che
"dovremmo guardare ai genitori, chiedere conto a loro del comportamento dei figli e del disagio che creano".

E' vero, naturale e ovvio che tutti siamo disponibili a guardare con favore la vivacità dei bimbi e degli adolescenti, ma vogliamo a sperare di non trovarci con la sabbia negli occhi perché gli angioletti corrono tra la gente per soddisfare esclusivamente le loro ludiche esigenze.

Se ne deduce che la maleducazione dovrebbe essere di nuovo penalizzata e il rispetto per gli altri ripristinato in quanto è premessa di un buon vivere e di un sereno convivere.
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mercoledì 5 agosto 2009

Il valore del tempo.

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aforisma cinese.

Un chilo d’oro non può comprare una briciola di tempo.
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lunedì 3 agosto 2009

La teoria del barattolo.

Giornale di Brescia - lettere - 13 agosto 2009
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Un professore, prima di iniziare la sua lezione di filosofia, pose alcuni oggetti davanti a sé, sulla cattedra.
Senza dire nulla, quando la lezione iniziò, prese un grosso barattolo di maionese vuoto e lo riempì con delle palline da golf. Domandò quindi ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di si.
Allora, il professore rovesciò dentro il barattolo una scatola di sassolini, scuotendolo leggermente. I sassolini occuparono gli spazi fra le palline da golf. Domandò quindi, di nuovo, ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di si.
Il professore, rovesciò dentro il barattolo una scatola di sabbia.Naturalmente, la sabbia occupò tutti gli spazi liberi.Egli domandò ancora una volta agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero con un si unanime.
Il professore tirò fuori da sotto la cattedra due bicchieri di vino rosso e li rovesciò interamente dentro il barattolo, riempiendo tutto lo spazio fra i granelli di sabbia. Gli studenti risero!“Ora”, disse il professore quando la risata finì, “vorrei che voi consideraste questo barattolo la vostra vita.
Le palline da golf sono le cose importanti; la vostra famiglia, i vostri figli, la vostra salute, i vostri amici e le cose che preferite; cose che se rimanessero dopo che tutto il resto fosse perdutoriempirebbero comunque la vostra esistenza.
I sassolini sono le altre cose che contano, come il vostro lavoro, la vostra casa, l’automobile. La sabbia è tutto il resto, le piccole cose.”
“Se metteste nel barattolo per prima la sabbia”, continuò, “non resterebbe spazio per i sassolini e per le palline da golf. Lo stesso accade per la vita. Se usate tutto il vostro tempo e la vostra energia per le piccole cose, non vi potrete mai dedicare alle cose che per voi sono veramente importanti
.“Curatevi delle cose che sono fondamentali per la vostra felicità. Giocate con i vostri figli, tenete sotto controllo la vostra salute. Portate il vostro partner a cena fuori. Giocate altre 18 buche! Fatevi un altro giro sugli sci! C’è sempre tempo per sistemare la casa e per buttare l’immondizia.
Dedicatevi prima di tutto alle palline da golf, le cose che contano sul serio. Definite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia”.
Una studentessa alzò la mano e chiese che cosa rappresentasse il vino.Il professore sorrise. “Sono contento che tu l’abbia chiesto. Serve solo a dimostrare che per quanto possa sembrare piena la tua vita: c’è sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico”.
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sabato 1 agosto 2009

Aforisma sioux.

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Grande Spirito, aiutami a non giudicare un altro,
se prima non ho camminato nei suoi mocassini
per due settimane.
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