giovedì 9 gennaio 2014

Lasciateci andare !

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Questa sera vi offro una riflessione seria che ci viene proposta da una lettera . Ecco il testo :
“Ho 61 anni e sono un medico, specialista in fisiatria, che ha deciso di interrompere volontariamente l’esercizio della professione, per motivi personali. Con questa identità di casalinga-medico sono transitata recentemente all’interno di reparti di geriatria e lungodegenza, a fianco di una amata zia 93enne.

Ho visto trattare moribondi quasi centenari con la stessa logica terapeutica che si userebbe per un quindicenne sopravvissuto ad un incidente stradale.
Alcuni esempi. Signora 74enne con carcinoma epatico in fase terminale. Familiari che attendono con lei la morte ormai annunciata. Madre natura la condurrebbe in coma, ha ammonio e bilirubina molto alti. Eppure viene idratata massicciamente, i parametri migliorano, riprende la diuresi, la signora è più lucida e può avvertire fino in fondo lo strazio della pulizia delle sue piaghe da decubito profonde fino all’osso sacro. Due giorni prima di morire, un’ennesima trasfusione per darle, forse, qualche ora di lucidità.

Occuparsi della morte è molto difficile e il mio pensiero non ha nulla a che vedere con l’eutanasia. Sto parlando di differenziare la vita dalla morte. E di usare ogni strategia terapeutica nel primo caso e amore e pietà nel secondo. Basterebbe, forse, farne una questione di razionalizzazione delle risorse, senza tirare in ballo l’etica e la morale che da molto tempo paralizzano ogni tipo di intervento. Basterebbe riuscire a differenziare le terapie della vita dall’accompagnamento della morte. Quest’ultimo basato non più su inutili e crudeli tentativi di normalizzare i parametri vitali ma sull’attenzione alla soggettività del paziente, alle sue intenzioni e al contenimento del dolore e dell’angoscia”. Maria Giuseppina Turolla- medico fisiatra
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N.B. - La lettera, è stata proclamata a Salsomaggiore "Lettera dell’Anno per il 2008, e sembra scritta oggi.
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3 commenti:

Renata ha detto...

Questi commentisono apparsi su facebook oggi a corredo della stessa lettera :

Luisa Pedretti L'ho vissuto personalmente attraverso mia mamma con tanto di discussione tra primario di medicina che esigeva un intervento e primario di rianimazione che ne sosteneva l'inutilità data le poche ore di sopravvivenza rimaste. L'intervento si è fatto, la ...Altro

Renata Mucci Muccina Sai Luisa, io penso che il dolore provocato dal ricordo, non è sterile quando serve ad alleviare quello futuro e probabile di qulsiasi essere sofferente. Sono certa che condividi. Grazie

Annamaria D'Apolito Anch'io ci sono passata tante volte...mio zio 54 anni fece una breve battaglia di soli tre mesi con un tumore al fegato...lo fece per i suoi giovani figli....dopo neanche un anno toccò a mia zia ( sua sorella ) lei lucidamente si fece spiegare tutto......Altro

Eleonora Barbaglio Leggendo la lettera ho rivissuto il calvario di mio padre, che ho accudito per cinque mesi in sala intensiva. Dopo intervento al cuore fu rimasto totalmente paralizzato e in dialisi. Le ultime ore con dolori fortissimi, imploravo i medici per sedarlo con morfina....la risposta....compromettiamo i reni..l'ultima dialisi non fu completata perche' stava spirando.

Manuela Enrici Bellom Mia madre nell'estate 2012 è entrata in coma diabetico: fra le varie cose, non voleva più mangiare, non apriva la bocca. Ha 92 anni. Ci hanno proposto di nutrirla con una sonda, dallo stomaco, attraverso un intervento che abbiamo rifiutato: ma uno de...Altro

Annamaria D'Apolito Lo so zio si curò solo per i suoi figli... la zia era signorina e ci disse...ho avuto tutto dalla vita, ora posso andare. La cognata, un'amica infermiera e il suo medico di famiglia l'accompagnarono piano piano nel suo ultimo viaggio. Soffrì molto meno di mio zio che tentò l'impossibile, ma ripeto solo per i suoi ragazzi.

Carolina Mazza occuparsi della morte e' molto difficile...ci vogliono sensibilita', umanita', rispetto...perche' una persona che se ne sta andando si deve solo accompagnare al traguardo con discrezione e con tutto l'amore possibile...

Renata Mucci Muccina Luisa Pedretti,Annamaria D'Appolito, Eleonora Bragaglio, Manuela Enrici Bellom, che avete rivissuto in quest'ora il vostro dolore, VI RINGRAZIO. Vi ringrazio per le testimonianze, tutte contro l'accanimento terapeutico che viene denunciato appunto nell...Altro

Annamaria D'Apolito

Manuela Enrici Bellom ..aggiungo con un sorriso, che mi pare doveroso: ora mia mamma, che pure ha molti problemi, .. mangia benissimo e con appetito!
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Daniel ha detto...

Il problema è che la nostra società ci ha insegnato ad avere paura della morte. Facciamo di tutto per allontanarla da noi e dalle nostre vite quotidiane. Ma questo provoca una rottura interna a noi stessi. Noi siamo vita ma siamo anche morte. Grazie per fare riflettere su questi temi. Ce n'è molto bisogno.
un saluto e buon anno
Daniel

Renata ha detto...

Grazie Daniel . Hai ragione, ma in parte è anche comprensibile. sgomenta la morte prematura, ma quando arriva a ciclo esaurito dovrebbe essere accettata. Dovremmo abituarci ad abbandonare dolcemente ciò che ci sta lasciando.