mercoledì 15 settembre 2010

Storia di straordinaria normalità.

Da La Stampa – L’Editoriale dei lettori del 15 settembre 2010

Umberto Cavalla

Era un normale pomeriggio quando incontrai un normale cantoniere. Io e miei amici eravamo diretti al campetto per fare i consueti due tiri a basket. In prossimità della nostra meta notammo che un cantoniere stava tagliando l’erba ai bordi dell’area di gioco. I fili d’erba tagliati sporcavano quindi il campo da basket. Giunti a destinazione, quest’uomo ci venne incontro, chiedendo: «Dovete giocare?». Abituato all’irritabilità della gente che viene disturbata sul lavoro, pensai: «Ecco un altro che rompe! Adesso ci manda via perché deve finire il suo lavoro».

E invece… E invece disse: «Ah! Allora vi pulisco il campo». Sotto il mio sguardo incredulo si armò di scopa e ripulì il terreno di gioco da ogni singolo filo d’erba. Il grazie che ho detto a quel cantoniere è stato uno dei più sentiti della mia vita. Ringraziai, infatti, uno dei pochi uomini ancora in grado di pensare agli altri, di non essere egoista. È brutto doversi sorprendere, è brutto non vedere spesso gesti di altruismo gratuito. Ma è anche bello, in questo mondo dove ognuno pensa a sé e dove le buone azioni non vengono mai ricordate, incontrare ogni tanto persone come questo cantoniere, persone all’apparenza uguali alle altre ma che hanno di che distinguersi, che possano lasciare un segno con un gesto.

Spesso ci lamentiamo dei politici, del loro egoismo e della loro prepotenza, senza accorgerci che anche noi, per quanto ci è consentito, agiamo alla stessa maniera. Ed è per questo che dobbiamo essere noi i primi a cambiare atteggiamento, se vogliamo cambiare la società. In fondo anche i fiori e frutti di un albero sorgono dal lavoro silenzioso delle radici. Per cambiare la società dobbiamo essere noi, radici, a fondarci nel buon senso, nell’onestà e nell’altruismo. La nostra linfa, la linfa di quello «straordinario» cantoniere incontrato in un normale pomeriggio d’estate, arriverà così fino ai rami più alti.

studente, 16 anni, Villanova d’Asti

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3 commenti:

Renata ha detto...

Uno studente di 16 anni ci ricorda che la società, che tanto critichiamo, SIAMO NOI !
OGNUNO DI NOI.

riri ha detto...

La società siamo noi!!Concordo e dare il buon esempio non guasta mai. Ai giardini uso il cestino e sto insegnando anche al nipotino di 2 anni, lo sai che i ragazzi lì presenti (che buttano tutto a terra) dopo l'hanno usato anche loro? Cominciando da noi, a metterci un pò d'impegno potremmo in seguito non stupirci più di queste storie.
Un bacio Muccina Renata e buon fine settimana.

Renata ha detto...

Brava RIRI.
Però ti avevo già intuita. Sei come ognuno dovrebbe essere, ma - dato che non è così - continuiamo con l'unica arma infallibile : L'ESEMPIO.


Buen dia cara Riri, dalla muccina (minuscola)