mercoledì 23 luglio 2014

2002 / 2014

Ripropongo questa mia riflessione datata 2002 che mi pare essere ancora attuale. Parla di bellezza, ma, di quale bellezza vogliamo parlare?

E’ inutile negare che l’aspetto fisico ha importanza, ma é quanto meno ino
pportuno considerarlo il valore predominante dedicando programmi e approfondimenti che possono rivelarsi diseducativi. Intanto perché invitano a presumere che tutto sia disinvoltamente risolvibile e, in subordine, perché raramente sottolineano la percentuale di rischio doverosamente ipotizzabile in qualsiasi intervento chirurgico.

Dovremmo invece addestrarci a ritenere l’esteriorità un valore coadiuvante dal quale si può anche ragionevolmente prescindere. Migliorarci interiormente é traguardo certamente più impegnativo, ma alla lunga più gratificante. Valorizzare ciò che non è soggetto agli insulti del tempo allenando il carattere a dominare il temperamento sarebbe indubbiamente più positivo.

Perché non proporre modelli di robustezza interiore che aiutino ad affrontare le inevitabili avversità? Perché non orientiamo le finalità dei nostri ragazzi verso la capacità di risollevarsi dopo una caduta, addestrandoli a ricominciare dopo le delusioni, a riprendere in mano il futuro dopo una sconfitta?

Lo sconcerto e l’angoscia si insinuano profondamente nell’animo quando leggiamo – ormai troppo frequentemente – che alcuni giovani, apparentemente normali, arrivano al suicidio o al delitto perché non reggono le inevitabili delusioni e le avversità che fanno parte di qualsiasi percorso. Famiglia, scuola e i mezzi di divulgazione sono corresponsabili del nostro divenire e dovrebbero, in ogni occasione, proporre orientamenti validi.

Non sarà certamente un bel seno, un nasino perfetto o dei glutei ben modellati che miglioreranno davvero noi stessi e la società. Rendiamoli più forti i nostri giovani, rendiamoli consapevoli, orientando i loro sguardi verso modelli stimabili. Aiutiamoli veramente, allenandoli a conquistare con la tenacia traguardi duraturi. Taluni discutibili programmi televisivi orientano verso un traguardo di armonia estetica non sempre raggiungibile e quando il video si spegne, rimane la vita reale, la nostra, quella che dobbiamo affrontare con coraggio, sempre.                           r.m.

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