venerdì 11 novembre 2011

Novembre del grande Giosué.

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La nebbia agli irti colli, piovviginando sale
E sotto il maestrale urla e biancheggia il mar
Ma per le vie del borgo al ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de’ vini, l’anime a rallegrar
Gira su ceppi accesi lo spiedo, scoppiettando
Sta il cacciatori fischiando, sull’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi stormi d’uccelli neri
Com’esuli pensieri, nel vespero a migrar

4 commenti:

Costantino ha detto...

Mi ricorda gli anni della scuola,con questa poesia Carducci
si è conquistato un posto di prestigio nella storia della letteratura italiana.
Non c'era il mare da noi, ma per il resto,guardando fuori dalla finestra della scuola di campagna,riconoscevamo subito i tratti,gli odori,le atmosfere,la natura descritti nella poesia.

Adriano Maini ha detto...

Quanta invidia da bambino, per me che ho sempre abitato in riva al mare, per quelle castagne, per quei fuochi, per quel borgo a me inusulae, insomma!

riri ha detto...

La so ancora a memoria (quasi tutta), che bella meraviglia, sai che ho un cognato che si chiama Giosuè?:-) Un bacio

Renata ha detto...

Caro Costantino, questi versi ci riportano davvero sui banchi di scuola, quando ci insegnavano FORTUNATAMENTE ad esecitare la memoria. Le nuove generazioni ne sono state private ed hanno perso un prezioso patrimonio. Buona giornata a te .-
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Caro ADRIANO, splendido poema, vero. Sono felice do condividerlo con gli amici che lo sanno apprezzare.
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Ciao RIRI, siamo fortunate davvero, abbiamo ricordi che scaldano l'anima. Un saluto anche a tuo cognato Giosué e a te un abbraccione ! Dov'é finito il cappellino rosso ?