lunedì 3 ottobre 2011

Quando gli italiani, erano emigranti !

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trascrivo un passo tratto dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano relativa agli immigrati italiani negli Usa.

È del 1912. Credo sia meritevole di meditazione.

«Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.

Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. «Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.

Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali?».

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2 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Sì, la conoscevo. Questa storia. Sono, purtropppo, i razzisti - troppi - di casa nostra che, se pur la conoscono, preferiscono mettersi nei panni degli estensori di quelle note.

Renata ha detto...

Caro Adriano, mi piace ricordare comunque ciò che non va dimenticato. Lasciando al lettore la riflessione conseguente ben sapendo che - come giustamente affermi- l'egoismo trionfa. Buona giornata.