martedì 10 dicembre 2019

25 dicembre, AMARCORD

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Il Natale dei miei anni infantili ( 1930/40 ) era caratterizzato da un rituale atteso e sempre uguale. Qualche giorno prima del festoso evento, papà andava a scovare - non so da dove - il grosso pentolone che serviva soltanto in quell'occasione e lo poneva sul tavolo della vasta cucina che era il cuore della casa e della famiglia e mamma lo lavava e lo asciugava in attesa di utilizzarlo.
 Sarebbe servito a cuocere il cappone allevato in cascina dalla zia Isabella e io aspettavo i preparativi successivi che mi affascinavano fino all'ultima fase che vedeva il cappone, ripieno e ben ricucito, immerso nell'acqua calda, salata e con un gambo di sedano e una cipollina. Il pentolone posto sulla piastra rovente della stufa a legna iniziava così, pian piano, ad emanare il caratteristico profumo che riempiva la casa e l'atteso giorno di Natale il cappone veniva tranciato e ben sistemato nel "piatto di portata" e servito caldo e odoroso, festosamente preceduto dagli agnolini in brodo. 
Non c'erano antipasti e - per finire - qualche mandarino e una fetta di crostata fatta dalle mani abili di mamma. Tutto qui ! L'albero di Natale non esisteva e nemmeno l'abitudine di fare regali però, vicino al presepio  che, giorno dopo giorno, aveva tenuto gioiosamente occupati tutti noi di casa, qualcosa di utile per me e mia sorella, c'era sempre. In questi ultimi anni questa ricorrenza ci ha portati a indulgere verso più vistose manifestazioni, ma non so se sono quest'ultime a renderlo più sereno e a predisporlo al rimpianto. 
Nel ricordare con tenerezza quello che, per tutta la famiglia, era un pranzo indimenticabile, rivivo con  nostalgia l'atmosfera insolitamente  eccitante e piena di aspettative che lo precedeva e neppure dimentico il gioioso sostare davanti al camino dove ci si radunata per parlare ed ascoltarci, gustando le caldarroste sempre insufficienti, anche se abbondanti.
A questi eventi è malauguratamente seguita – dal giugno del 1940 – una guerra devastante e cruenta che ne ha impreziosito il ricordo, connotandolo con uno struggente rimpianto.
 Nel porgervi questo mio "C'era una volta" auguro a tutti e comunque, tanta pace e gioia nel cuore, affettuosamente-  Renata Mucci - remucci@tim.it

1 commento:

Mary ha detto...

Gioia e dolore, due facce della stessa medaglia.
I ricordi accompagnano il nostro cammino, sempre. Buon Anno!