Giornale di Brescia
lettera al Direttore - 29 giugno 2017
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Quando trascorrevo in cascina le vacanze del tempo di guerra, c'era un evento ricorrente che eccitava le fanciulle ed era il bagno settimanale al fiume Chiese ! Partivamo, nel tardo pomeriggio del sabato, ognuna con il fagottino della biancheria pulita, un asciugamano e una fetta di sapone di Marsiglia conservato in una scatolina di latta. Si, d’accordo, c’era la gioia dello stare insieme, l’eccitazione per il superamento del contatto con l’acqua gelida del fiume, ma a 14, 15 o 16 anni c’era anche un altro elemento che contribuiva a rendere civettuolo il nostro procedere. I ragazzi della cascina si appostavano tra i cespugli per spiarci e noi lo sapevamo!
L e ragazze del posto indossavano, per entrare in acqua, delle camicione larghe, di tela ruvida, senza maniche, corte fino al ginoc¬¬¬chio che non si appiccicavano al corpo, nemmeno bagnate. Ma io ero l’unica, invidiata diva del momento, ad indossare il costume da bagno di lana che spinava un po’ ma lasciava scoperte interamente le gambe. Quasi uno scandalo ! Ridevamo di tutto e per niente e ad un certo punto entravamo in quell’acqua al cui ricordo ancora il gelo. Non si nuotava ovviamente perché l'acqua era bassa e quello era un bagno dedicato all’ igiene personale e con quel sapone ci lavavamo anche i capelli. Quando i ragazzi uscivano allo scoperta fingevamo di stupirci e tiravamo loro i sassi del fiume, facendo attenzione a non colpirli. "Ma che sfacciati !" sussurravamo intimamente compiaciute
Ma finita la terza media il tempo degli svaghi si è drasticamente ridotto e io ho dovuto affrontare il mondo del lavoro. 14 anni, licenza di scuola media, vengo a colloquio con un noto commercialista in Brescia, con la mia mamma al fianco che temeva mandassi tutto all’aria con qualche risposta azzardata. E la prima è uscita nell’approccio. “Quanti anni hai ?” “14, e lei? “ Ma era una risposta così allegra, sorridente e provocatoria che ha stimolato la simpatica risposta “49, perché ? Vuoi assumermi ?” E il ghiaccio era rotto. “Cosa sai fare?” “Pochissimo, un po’ di dattilografia e un po’ di stenografia, ma ho voglia d’imparare “ Lo vedo perplesso osservare la pagella e prendere brevi appunti. “Scusi Dottore – se le può andar bene io incomincio domani, provo un mese e se le vado bene mi paga e mi tiene. Se non le vado bene la ringrazio e me ne vado “ Il dr.Zanini sorride e mi congeda con una stretta di mano : “Domani mattina alle 9, puntuale”
Ci sono rimasta due anni, molto importanti per il mio apprendistato poi, in piena guerra – per motivi di prestigio e miglioramento economico - sono passata al Ministero delle Finanze che da Roma si era trasferito nella mia città . the end. – renata mucci -
Quando trascorrevo in cascina le vacanze del tempo di guerra, c'era un evento ricorrente che eccitava le fanciulle ed era il bagno settimanale al fiume Chiese ! Partivamo, nel tardo pomeriggio del sabato, ognuna con il fagottino della biancheria pulita, un asciugamano e una fetta di sapone di Marsiglia conservato in una scatolina di latta. Si, d’accordo, c’era la gioia dello stare insieme, l’eccitazione per il superamento del contatto con l’acqua gelida del fiume, ma a 14, 15 o 16 anni c’era anche un altro elemento che contribuiva a rendere civettuolo il nostro procedere. I ragazzi della cascina si appostavano tra i cespugli per spiarci e noi lo sapevamo!
L e ragazze del posto indossavano, per entrare in acqua, delle camicione larghe, di tela ruvida, senza maniche, corte fino al ginoc¬¬¬chio che non si appiccicavano al corpo, nemmeno bagnate. Ma io ero l’unica, invidiata diva del momento, ad indossare il costume da bagno di lana che spinava un po’ ma lasciava scoperte interamente le gambe. Quasi uno scandalo ! Ridevamo di tutto e per niente e ad un certo punto entravamo in quell’acqua al cui ricordo ancora il gelo. Non si nuotava ovviamente perché l'acqua era bassa e quello era un bagno dedicato all’ igiene personale e con quel sapone ci lavavamo anche i capelli. Quando i ragazzi uscivano allo scoperta fingevamo di stupirci e tiravamo loro i sassi del fiume, facendo attenzione a non colpirli. "Ma che sfacciati !" sussurravamo intimamente compiaciute
Ma finita la terza media il tempo degli svaghi si è drasticamente ridotto e io ho dovuto affrontare il mondo del lavoro. 14 anni, licenza di scuola media, vengo a colloquio con un noto commercialista in Brescia, con la mia mamma al fianco che temeva mandassi tutto all’aria con qualche risposta azzardata. E la prima è uscita nell’approccio. “Quanti anni hai ?” “14, e lei? “ Ma era una risposta così allegra, sorridente e provocatoria che ha stimolato la simpatica risposta “49, perché ? Vuoi assumermi ?” E il ghiaccio era rotto. “Cosa sai fare?” “Pochissimo, un po’ di dattilografia e un po’ di stenografia, ma ho voglia d’imparare “ Lo vedo perplesso osservare la pagella e prendere brevi appunti. “Scusi Dottore – se le può andar bene io incomincio domani, provo un mese e se le vado bene mi paga e mi tiene. Se non le vado bene la ringrazio e me ne vado “ Il dr.Zanini sorride e mi congeda con una stretta di mano : “Domani mattina alle 9, puntuale”
Ci sono rimasta due anni, molto importanti per il mio apprendistato poi, in piena guerra – per motivi di prestigio e miglioramento economico - sono passata al Ministero delle Finanze che da Roma si era trasferito nella mia città . the end. – renata mucci -
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