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L'amicizia è come la musica : due corde parimenti intonate
vibreranno insieme anche se ne toccate una sola.
J. Quarles
lunedì 30 marzo 2009
sabato 28 marzo 2009
Genitori e figli.
Pubblicato su Bresciaoggi - lettere - il 10 aprile 2009
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Parlando recentemente dei giovani che possono apparire superdotati, un persona altamente qualificata affermava : "Quello che si può dire, invece, è che, sul piano cognitivo, sono molto più precocemente allenati, sovra stimolati e tenuti svegli, rispetto alle altre generazioni".
E’ vero, ma è anche vero che, a fianco di tale già impegnativo stato di fatto si pongono – talvolta - ambizioni eccessive di alcuni genitori. Ambizioni che talvolta sono in contrasto con attitudini e reali potenzialità dei loro ragazzi.
E’ vero, ma è anche vero che, a fianco di tale già impegnativo stato di fatto si pongono – talvolta - ambizioni eccessive di alcuni genitori. Ambizioni che talvolta sono in contrasto con attitudini e reali potenzialità dei loro ragazzi.
L’osservazione trae origine da una rassegnata ammissione di un giovane che si è trovato ad intraprendere studi lontani anni luce dalle sue aspirazioni, soltanto per compiacere aspirazioni paterne che non gli appartenevano. Portato per le materia letterarie passava spesso alcune ore a parlare con me dei Poeti che entrambi amiamo e recentemente - ai festeggiamenti del neo laureato in ingegneria - ho avuto modo di cogliere nei suoi occhi qualcosa di molto diverso dall’orgoglio che si leggeva sul volto di suo padre.
Ciò mi sprona a ricordare che coloro che si pongono in primo piano rispetto alle esigenze dei figli, disattendono la più elementare regola di convivenza e di rispetto, anche parentale.
Ogni individuo è un mondo a sé che ha diritto di sviluppare eventuali talenti naturali, senza interferenze costrittive e dirottamenti che falsano lo sviluppo di latenti potenzialità.
L'invito alla riflessione, mi auguro, aiuti i genitori a porre in subordine eventuali personali desideri di rivincita sul loro stesso passato per favorire invece lo spontaneo sviluppo di naturali facoltà dei loro figli. r.m.
venerdì 27 marzo 2009
Sensazioni fluttuanti.
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Da dove vengo davvero non so
però ero felice e lo fui per un po'.
Poi, fu per amore che venni al mondo
e fui coinvolta in un bel girotondo
con musica, stelle e profumo di fiori
ma poi,d'un tratto, mi buttarono fuori.
Senza preavviso conobbi il dolore,
rimasi basita col freddo nel cuore.
E fu mio figlio che con un sorriso
mi aprì la porta del suo paradiso.
Mi feci forza e mi armai di coraggio
ignorai la pena del brusco passaggio.
Scrivevo, intanto, di più e su ogni cosa
e qualcuno mi offriva talvolta una rosa.
Il tempo è volato però un po' in fretta
ma or lieta assaporo quest'ultima fetta.
Ho buoni amici .....e col loro affetto
pure il tramonto mi fa un bell'effetto.
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Da dove vengo davvero non so
però ero felice e lo fui per un po'.
Poi, fu per amore che venni al mondo
e fui coinvolta in un bel girotondo
con musica, stelle e profumo di fiori
ma poi,d'un tratto, mi buttarono fuori.
Senza preavviso conobbi il dolore,
rimasi basita col freddo nel cuore.
E fu mio figlio che con un sorriso
mi aprì la porta del suo paradiso.
Mi feci forza e mi armai di coraggio
ignorai la pena del brusco passaggio.
Scrivevo, intanto, di più e su ogni cosa
e qualcuno mi offriva talvolta una rosa.
Il tempo è volato però un po' in fretta
ma or lieta assaporo quest'ultima fetta.
Ho buoni amici .....e col loro affetto
pure il tramonto mi fa un bell'effetto.
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mercoledì 25 marzo 2009
Gabriel José Garcia Marquez
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Ti amo ! Non soltanto per come sei,
ma per come io sono quando sono con te.
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Ti amo ! Non soltanto per come sei,
ma per come io sono quando sono con te.
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lunedì 23 marzo 2009
10 buone ragioni per essere felice di essere donna.
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1) Sai sempre dove sono i tuoi calzini
2) A parità di lavoro costi meno
3) Non sei costretta a tener conto, fin dall'adolescenza, delle dimensioni delle tue parti intime
4) Puoi nutrire tuo figlio per i primi mesi senza fare la spesa
5) Ti puoi permettere di piangere quando ti pare
6) Non devi inventare prodezze in campo sessuale per sentirti "uno della compagnia"
7) In una giornata svolgi bene lavori differenti
8) Ti basta un cenno per capire quello che gli altri non ti vogliono dire
9) Puoi dichiarare di essere vergine ancora a vent’anni senza suscitare un coro di risate.
10) Puoi dire di aver avuto un solo uomo nella vita senza sembrare una povera deficiente.
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1) Sai sempre dove sono i tuoi calzini
2) A parità di lavoro costi meno
3) Non sei costretta a tener conto, fin dall'adolescenza, delle dimensioni delle tue parti intime
4) Puoi nutrire tuo figlio per i primi mesi senza fare la spesa
5) Ti puoi permettere di piangere quando ti pare
6) Non devi inventare prodezze in campo sessuale per sentirti "uno della compagnia"
7) In una giornata svolgi bene lavori differenti
8) Ti basta un cenno per capire quello che gli altri non ti vogliono dire
9) Puoi dichiarare di essere vergine ancora a vent’anni senza suscitare un coro di risate.
10) Puoi dire di aver avuto un solo uomo nella vita senza sembrare una povera deficiente.
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sabato 21 marzo 2009
Basta poco.
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Oggi è sabato, c'è il sole, sto benino e vado in Castello a prendere un buon caffè' e
.... vi porto tutti con me.
C'è una nuova gestione al Bar Cidneo, tre i ragazzi bravi e gentili
e io adoro il caffè ....corretto cortesia !
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Oggi è sabato, c'è il sole, sto benino e vado in Castello a prendere un buon caffè' e
.... vi porto tutti con me.
C'è una nuova gestione al Bar Cidneo, tre i ragazzi bravi e gentili
e io adoro il caffè ....corretto cortesia !
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giovedì 19 marzo 2009
Onora il padre.
Pubblicato nell'Home page de La Mescolanza di Cesare Lanza
Pubblicato ne L'angolo del Webmaster di Ermanno Frassoni
Pubblicato su Bresciaoggi 19 marzo 2009
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Cercando di superare la barriera del pudore, parlerò oggi del mio papà. Lo faccio in questo 19 marzo che festeggia tutti gli eroi del quotidiano che segnano profondamente, in positivo, la nostra società. E' uno scritto pieno d' amore, di rimorsi, di gratitudine.
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Oggi vorrei alzare quel velo, mai mosso negli anni, appesantito da avvenimenti che l’hanno ricacciato nell’ombra, peraltro senza riuscirci. E vedo riapparire il mio papà la sua figura schiva, modesta, che prediligeva l’ombra, che non si è mai imposta e che ha segnato profondamente la mia vita. Lui direbbe “il tu babbo” perché era toscano, nato a San Marcello Pistoiese e con l’arguzia sottile che lo distingueva mi apostrofava talvolta così” Tu hai la lingua lunga e io non ti so tener testa, ma te...tu troverai un bischero che ti farà star zitta. Vedrai !” Penso a lui e dimenticando quello che mi circonda, torno indietro nel tempo...molto indietro.
Rivedo la cucina di casa nostra e rivedo lui, chino verso un tavolino quadrato, basso, mentre rilega i libri di scuola, presi usati o arrivati in casa per la bontà della mia insegnante di italiano (madre Savoldi) che me li regalava dovrei dire usati, ma é meglio dire consunti, finiti, sberciati. E dalle sue mani esperte uscivano pronti a far sfoggio della ritrovata dignità.
E – sempre nella nostra cucina poco illuminata - perché la povertà é stata presente nella mia infanzia e nella vita dei miei genitori manifestandosi anche nell’economia che si faceva nell’uso della luce elettrica, io lo vedo applicare alle nostre scarpine le lucide salvapunte che avevano il compito di salvaguardare il consumo delle suole, ma facevano chiasso e io le odiavo.
Poi ancora lo vedo chino su di un secchio colmo d’acqua nella quale aveva messo a macerare minuti pezzi di carta di giornale, li teneva rimestati per un tempo sempre uguale fino a quando li raccoglieva facendone delle palle che, sgocciolate e riposte ben allineate al sole acquistavano compattezza. Ben solide e asciutte venivano poi bruciate nella stufa della nostra cucina che era l’unica, sola stanza riscaldata durante l’inverno.
Ora nitidamente lo rivedo intento ad un altro pesante lavoro utilissimo alla nostra famiglia. Mio padre lavorava alle Tranvie Elettriche Bresciane come amministrativo, ma lo stipendio non era lauto, e noi eravamo in quattro. Perciò, quando si presentava l’occasione “il mi babbo”, comprava le traverse della ferrovie e le poneva poi in cucina su due cavalletti e per lunghe ore le segava per sottoporle dopo ai colpi dell’accetta facendone pezzi adatti alla stufa che ci avrebbe scaldati tutti.
Lo amavo molto. Non abbiamo parlato molto tra noi, ma lui mi educava assiduamente con la sua silenziosa presenza, con la sua costante operosità finalizzata al nostro benessere. Ma il mio era un sentimento contradditorio; contestavo la sua modestia, il fatto che non si aspettasse niente dagli altri, che non si facesse avanti mai...in nessun caso. Tacitamente contestavo la sua rassegnazione, avrei voluto che si ribellasse e non capivo, allora, che lottava quotidianamente per riuscire a tollerare gli insulti del vivere, la poca salute, la routine di un lavoro poco gratificante. Lui affrontava serenamente il mio sguardo indagatore, mi regalava la sua comprensione e sorridendo indulgente mi apostrofava spesso con una frase, apparentemente sconsolata, “Quanto tu sei grulla! Un tu hapisci nulla”.
Mentre le dita scorrono veloci sulla tastiera ecco ... nuovi flash, bagliori, lampi. Mia sorella ed io lasciammo la casa paterna sposandoci e i nostri genitori intrapresero un’attività di forte impegno. Rilevarono in una zona periferica della città una tabaccheria con annesso bar e trattoria con un grande spazio all’aperto corredato di tre piste per il gioco delle bocce. Un lavoro duro, impegnativo per entrambi. Mia madre curava la cucina mentre la tabaccheria e il bar venivano gestiti da entrambi, a turno. L’orario dalle sei a mezzanotte o oltre ma il guadagno era buono e lui, il mi babbo, quando alla sera ritirava il contenuto “del cassetto” che un vecchio detto indica come “santo e benedetto” faceva dell’incasso un oggetto quasi di culto.
Sistemava le banconote separando quelle rotte e sciupate da quelle ben conservate e le suddivideva secondo il valore. Le stendeva bene con le mani che aveva sempre ben curate e poi le stirava veramente con il ferro da stiro tiepido. Poi riparava quelle rotte e le stirava anch’essa. Il mio babbo non era avaro, ma rispettoso. Rispettava quel denaro che costava fatica e che gli ricordava i tempi in cui non bastava mai.
E poi...rivivo l’ora del commiato quando, tenendo la mia mano tra le sue, mi ha sussurrato: “Te, tu sei forte figliola e non farai come il tu babbo. Tu ti farai valere e arriverai dove vorrai arrivare. Te, tu lo meriti.” (e con un guizzo d’ironia nello sguardo concluse) “Non so come...ma te..ti ho fatto proprio per benino!”. Ma oggi che ho molti anni di più di quelli che lui aveva al momento dell’addio so che non sono riuscita ad assomigliargli, anche se ho tentato, ho tentato sempre.
Pubblicato su Bresciaoggi 19 marzo 2009
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Cercando di superare la barriera del pudore, parlerò oggi del mio papà. Lo faccio in questo 19 marzo che festeggia tutti gli eroi del quotidiano che segnano profondamente, in positivo, la nostra società. E' uno scritto pieno d' amore, di rimorsi, di gratitudine.
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Oggi vorrei alzare quel velo, mai mosso negli anni, appesantito da avvenimenti che l’hanno ricacciato nell’ombra, peraltro senza riuscirci. E vedo riapparire il mio papà la sua figura schiva, modesta, che prediligeva l’ombra, che non si è mai imposta e che ha segnato profondamente la mia vita. Lui direbbe “il tu babbo” perché era toscano, nato a San Marcello Pistoiese e con l’arguzia sottile che lo distingueva mi apostrofava talvolta così” Tu hai la lingua lunga e io non ti so tener testa, ma te...tu troverai un bischero che ti farà star zitta. Vedrai !” Penso a lui e dimenticando quello che mi circonda, torno indietro nel tempo...molto indietro.
Rivedo la cucina di casa nostra e rivedo lui, chino verso un tavolino quadrato, basso, mentre rilega i libri di scuola, presi usati o arrivati in casa per la bontà della mia insegnante di italiano (madre Savoldi) che me li regalava dovrei dire usati, ma é meglio dire consunti, finiti, sberciati. E dalle sue mani esperte uscivano pronti a far sfoggio della ritrovata dignità.
E – sempre nella nostra cucina poco illuminata - perché la povertà é stata presente nella mia infanzia e nella vita dei miei genitori manifestandosi anche nell’economia che si faceva nell’uso della luce elettrica, io lo vedo applicare alle nostre scarpine le lucide salvapunte che avevano il compito di salvaguardare il consumo delle suole, ma facevano chiasso e io le odiavo.
Poi ancora lo vedo chino su di un secchio colmo d’acqua nella quale aveva messo a macerare minuti pezzi di carta di giornale, li teneva rimestati per un tempo sempre uguale fino a quando li raccoglieva facendone delle palle che, sgocciolate e riposte ben allineate al sole acquistavano compattezza. Ben solide e asciutte venivano poi bruciate nella stufa della nostra cucina che era l’unica, sola stanza riscaldata durante l’inverno.
Ora nitidamente lo rivedo intento ad un altro pesante lavoro utilissimo alla nostra famiglia. Mio padre lavorava alle Tranvie Elettriche Bresciane come amministrativo, ma lo stipendio non era lauto, e noi eravamo in quattro. Perciò, quando si presentava l’occasione “il mi babbo”, comprava le traverse della ferrovie e le poneva poi in cucina su due cavalletti e per lunghe ore le segava per sottoporle dopo ai colpi dell’accetta facendone pezzi adatti alla stufa che ci avrebbe scaldati tutti.
Lo amavo molto. Non abbiamo parlato molto tra noi, ma lui mi educava assiduamente con la sua silenziosa presenza, con la sua costante operosità finalizzata al nostro benessere. Ma il mio era un sentimento contradditorio; contestavo la sua modestia, il fatto che non si aspettasse niente dagli altri, che non si facesse avanti mai...in nessun caso. Tacitamente contestavo la sua rassegnazione, avrei voluto che si ribellasse e non capivo, allora, che lottava quotidianamente per riuscire a tollerare gli insulti del vivere, la poca salute, la routine di un lavoro poco gratificante. Lui affrontava serenamente il mio sguardo indagatore, mi regalava la sua comprensione e sorridendo indulgente mi apostrofava spesso con una frase, apparentemente sconsolata, “Quanto tu sei grulla! Un tu hapisci nulla”.
Mentre le dita scorrono veloci sulla tastiera ecco ... nuovi flash, bagliori, lampi. Mia sorella ed io lasciammo la casa paterna sposandoci e i nostri genitori intrapresero un’attività di forte impegno. Rilevarono in una zona periferica della città una tabaccheria con annesso bar e trattoria con un grande spazio all’aperto corredato di tre piste per il gioco delle bocce. Un lavoro duro, impegnativo per entrambi. Mia madre curava la cucina mentre la tabaccheria e il bar venivano gestiti da entrambi, a turno. L’orario dalle sei a mezzanotte o oltre ma il guadagno era buono e lui, il mi babbo, quando alla sera ritirava il contenuto “del cassetto” che un vecchio detto indica come “santo e benedetto” faceva dell’incasso un oggetto quasi di culto.
Sistemava le banconote separando quelle rotte e sciupate da quelle ben conservate e le suddivideva secondo il valore. Le stendeva bene con le mani che aveva sempre ben curate e poi le stirava veramente con il ferro da stiro tiepido. Poi riparava quelle rotte e le stirava anch’essa. Il mio babbo non era avaro, ma rispettoso. Rispettava quel denaro che costava fatica e che gli ricordava i tempi in cui non bastava mai.
E poi...rivivo l’ora del commiato quando, tenendo la mia mano tra le sue, mi ha sussurrato: “Te, tu sei forte figliola e non farai come il tu babbo. Tu ti farai valere e arriverai dove vorrai arrivare. Te, tu lo meriti.” (e con un guizzo d’ironia nello sguardo concluse) “Non so come...ma te..ti ho fatto proprio per benino!”. Ma oggi che ho molti anni di più di quelli che lui aveva al momento dell’addio so che non sono riuscita ad assomigliargli, anche se ho tentato, ho tentato sempre.
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martedì 17 marzo 2009
Adolescenti ribelli.
Pubblicato su BRESCIAOGGI - lettere dell'8 maggio 2009
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In tema di figli ingovernabili ho scritto recentemente su Corriere Forum, nella rubrica della signora Bossi Fedrigotti e riporto per voi il senso della mia riflessione :
Gli atteggiamenti di prevaricazione di quei giovani che, spalleggiati dalle famiglie, si permettono comportamenti spavaldi e contestatari devono essere giudicati con costante severità, perché sono l'embrione del bullismo e di tutte le manifestazioni - talvolta tragiche - che si manifestano nella nostra disastrata società.
Purtroppo sembra che siamo impotenti davanti al fenomeno relativamente nuovo delle ribellioni adolescenziali, ma non è così. Bisogna prendere atto del preoccupante atteggiamento e lottare, ognuno nel proprio àmbito, per ripristinare valori quali il rispetto dei ruoli.
I genitori devono essere consapevoli dell’importanza del loro compito di primi educatori. Quindi parliamone! Commentiamo con le giuste argomentazioni ogni manifestazione di stupida spavalderia e arroganza. Sproniamo i nostri ragazzi a guardare oltre l’esteriorità e invitiamoli a valutare anche i risultati concreti, quasi sempre negativi, di questi bulletti.
Nel bambino e poi nell'adolescente deve occupare una posizione prioritaria l'impegno e l'adempimento dei propri doveri, assieme al rispetto per l'altro. Che sia un compagno o un professore non fa differenza.
Con questo riferimento si sarà imboccata la strada giusta per la formazione dell'individuo. So di esprimere pareri largamente condivisi, ma non mi stancherò mai di ripetere....... parliamone !
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Gli atteggiamenti di prevaricazione di quei giovani che, spalleggiati dalle famiglie, si permettono comportamenti spavaldi e contestatari devono essere giudicati con costante severità, perché sono l'embrione del bullismo e di tutte le manifestazioni - talvolta tragiche - che si manifestano nella nostra disastrata società.
Purtroppo sembra che siamo impotenti davanti al fenomeno relativamente nuovo delle ribellioni adolescenziali, ma non è così. Bisogna prendere atto del preoccupante atteggiamento e lottare, ognuno nel proprio àmbito, per ripristinare valori quali il rispetto dei ruoli.
I genitori devono essere consapevoli dell’importanza del loro compito di primi educatori. Quindi parliamone! Commentiamo con le giuste argomentazioni ogni manifestazione di stupida spavalderia e arroganza. Sproniamo i nostri ragazzi a guardare oltre l’esteriorità e invitiamoli a valutare anche i risultati concreti, quasi sempre negativi, di questi bulletti.
Nel bambino e poi nell'adolescente deve occupare una posizione prioritaria l'impegno e l'adempimento dei propri doveri, assieme al rispetto per l'altro. Che sia un compagno o un professore non fa differenza.
Con questo riferimento si sarà imboccata la strada giusta per la formazione dell'individuo. So di esprimere pareri largamente condivisi, ma non mi stancherò mai di ripetere....... parliamone !
domenica 15 marzo 2009
Non ti sai accontentare ?
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Se vuoi peggiorare una giornata, passala desiderando l’impossibile!”
Bill Watterson
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Se vuoi peggiorare una giornata, passala desiderando l’impossibile!”
Bill Watterson
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venerdì 13 marzo 2009
Tutti a caccia !
LA STAMPA - 16 marzo 2009
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Un disegno di legge in corso di presentazione consente ai sedicenni, accompagnati da adulti, di cacciare. E non solo i sedicenni a caccia, ma anche gli adulti creano perplessità.
Degnissime persone, oneste, disponibili e altruiste praticano la caccia con lo stesso spirito con il quale si gioca a golf. E non me lo sono mai spiegata.
Quei mazzi di uccellini uccisi che penzolano come trofei all'esterno delle vetture, mi fanno lo stesso effetto delle tacche che i piloti mettevano in tempo di guerra, all'esterno dei velivoli, per indicare gli aerei nemici abbattuti.
Mi rendo conto di sollevare un polverone che pone alla ribalta la corrida, la caccia alla volpe, la corsa dei torelli per le strade e altre amenità che gravitano in questo mondo così bello e così avariato!
Volevo parlarne approfonditamente, ma ho già un groppo in gola e...passo! Ma non lasciamo però cadere il discorso ! Va approfondito, a meno che non si voglia relegarlo, assieme alla prostituzione, tra i mali più antichi del mondo e...guardare da un'altra parte!
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Un disegno di legge in corso di presentazione consente ai sedicenni, accompagnati da adulti, di cacciare. E non solo i sedicenni a caccia, ma anche gli adulti creano perplessità.
Degnissime persone, oneste, disponibili e altruiste praticano la caccia con lo stesso spirito con il quale si gioca a golf. E non me lo sono mai spiegata.
Quei mazzi di uccellini uccisi che penzolano come trofei all'esterno delle vetture, mi fanno lo stesso effetto delle tacche che i piloti mettevano in tempo di guerra, all'esterno dei velivoli, per indicare gli aerei nemici abbattuti.
Mi rendo conto di sollevare un polverone che pone alla ribalta la corrida, la caccia alla volpe, la corsa dei torelli per le strade e altre amenità che gravitano in questo mondo così bello e così avariato!
Volevo parlarne approfonditamente, ma ho già un groppo in gola e...passo! Ma non lasciamo però cadere il discorso ! Va approfondito, a meno che non si voglia relegarlo, assieme alla prostituzione, tra i mali più antichi del mondo e...guardare da un'altra parte!
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giovedì 12 marzo 2009
Legittima difesa.
Il Giornale - lettere -del 26 febbraio 2009
Libero - lettere -del 7 marzo 2009
Giornale di Brescia - lettere - del 12 marzo 2009
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Posso formulare un invito che vuole essere un’esortazione? Sarebbe ormai, davvero opportuno che già in età scolare si inserisse nelle scuole una lezione orientata alla legittima difesa. Ci sono discipline idonee che consentirebbero – per lo meno in un confronto a due – di adottare comportamenti di salvaguardia della persona. In subordine (quando le disponibilità economiche lo consentono) assieme alle lezioni di danza, alla frequentazione delle piscine e delle palestre è auspicabile che i genitori orientino i loro figli verso quelle discipline che potrebbero – in qualche caso – arginare eventi anche tragici. Dai, forniamo ai nostri ragazzi la possibilità di evitare il ruolo di vittima di vergognosi, indecenti soprusi. Se non risolverà, sarà comunque d’aiuto. E, in tema di sicurezza, ho ascoltato dibattiti sull’eventualità di consentire a piccoli manipoli di volontari, di presidiare le strade. E mi sono addentrata così in un terreno insidioso. Ragioni contraddittorie, ma quasi sempre valide sono apparse degne d’ascolto. Ho sentito riparlare dei City Angels che di notte si prodigano per soccorrere i bisognosi. Persone che meriterebbero segnalazioni costanti per evidenziare la loro benefica attività a conforto “dell’altro” . Ma pare che il termine “ronda” evochi panorami poco rassicuranti per cui, tenendo conto dei vari pareri e argomentazioni, non ci resta che sperare che gli eventuali volontari vengano opportunamente addestrati. A seguire, vorrei trovare parole che onorano la dedizione, l’impegno e l’altruismo di chi considera prioritaria la difesa dei deboli. A loro la mia gratitudine di donna, mamma, nonna e di cittadina. r.m.
mercoledì 11 marzo 2009
In tema d'amore.
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Il fatto che una persona non ti ami come tu vorresti,
non vuol dire che non ti ami con tutta se stessa.
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Il fatto che una persona non ti ami come tu vorresti,
non vuol dire che non ti ami con tutta se stessa.
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lunedì 9 marzo 2009
Un edificio di cristallo rosa.
sottotitolo : miliardi nel vento.
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La grande finestra della mia camera mi consente di affacciarmi sul mondo, quello della quotidianità che mi fa sentire i caldi raggi del sole o mi trasmette l’umida percezione della pioggia o rende palpabile la soffice atmosfera della neve che imbianca, ovattandolo l’intero panorama.
Vedo i ronchi, le collinette che adornano Brescia, splendidamente ubicata tra i laghi e le colline e guardo con amarezza il grande edificio di cristallo rosa che si erge sullo sfondo.
La destinazione originaria lo collocava tra gli alberghi preposti all’accoglienza dei turisti, manager, uomini d’affari e gente interessata al patrimonio culturale che privilegia la nostra città. A lavori ultimati si è potuto ammirare il prestigioso edificio..... che non ha mai iniziato la sua attività.
Per ragioni che non conosco sono passati anni di preoccupante silenzio ed è iniziato il degrado.
Sono stati danneggiati gli ingressi, alcune vetrate sono state rotte o danneggiate e si presume che all’interno qualche randagio a quattro o due zampe vi sostasse abitualmente. E gli anni si sono aggiunti agli anni.
Ad un tratto si è visto all’opera personale addetto a murare gli accessi ai non autorizzati e poi e tornato il silenzio. L’elegante edificio di cristallo rosa è lì silenzioso e inattivo a ricordare che “chi bene incomincia...non sempre termina dignitosamente l’opera.”
Altri anni si sono assommati e altri ancora ne passeranno. Sudori, soldi, speranze buttati in braccio al degrado. A un senso tutto questo ?
Vedo i ronchi, le collinette che adornano Brescia, splendidamente ubicata tra i laghi e le colline e guardo con amarezza il grande edificio di cristallo rosa che si erge sullo sfondo.
La destinazione originaria lo collocava tra gli alberghi preposti all’accoglienza dei turisti, manager, uomini d’affari e gente interessata al patrimonio culturale che privilegia la nostra città. A lavori ultimati si è potuto ammirare il prestigioso edificio..... che non ha mai iniziato la sua attività.
Per ragioni che non conosco sono passati anni di preoccupante silenzio ed è iniziato il degrado.
Sono stati danneggiati gli ingressi, alcune vetrate sono state rotte o danneggiate e si presume che all’interno qualche randagio a quattro o due zampe vi sostasse abitualmente. E gli anni si sono aggiunti agli anni.
Ad un tratto si è visto all’opera personale addetto a murare gli accessi ai non autorizzati e poi e tornato il silenzio. L’elegante edificio di cristallo rosa è lì silenzioso e inattivo a ricordare che “chi bene incomincia...non sempre termina dignitosamente l’opera.”
Altri anni si sono assommati e altri ancora ne passeranno. Sudori, soldi, speranze buttati in braccio al degrado. A un senso tutto questo ?
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sabato 7 marzo 2009
Femminilità.
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Civetteria è l’arte di dire no con la bocca,
mentre gli occhi promettono sì.
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Civetteria è l’arte di dire no con la bocca,
mentre gli occhi promettono sì.
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giovedì 5 marzo 2009
Ricordare, lottare, vincere.
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Eccoci qui, in attesa dell ’ 8 marzo 2009 per tirare le somme di un percorso impervio che si apre ancora a nuove prospettive.
Abbiamo ottenuto molto noi donne occidentali e quindi, abbiamo il dovere di incanalare tutte le nostre risorse, esperienze e possibilità affinché le donne di tutto il mondo, possano offrire il meglio di sé con la gioia della spontaneità.
La violenza serpeggia ancora attraverso la costrizione imposta da consuetudini non più compatibili con una evoluzione degna di questo nome. Nessun individuo deve essere proprietà di qualcuno e noi donne dobbiamo impegnarci affinché la libertà individuale si realizzi in ogni angolo di questa nostra splendida terra. Ecco l’augurio che anche in questo 8 marzo si espanderà con il tramite di tutte le voci libere.
La libertà di pensiero e di comportamento per tutto l’universo femminile è l’ambìto traguardo che merita gli sforzi congiunti di tutti gli spiriti liberi. Lo raggiungeremo perché le donne non demordono e lottano in ogni campo e settore affinché ci siano ovunque più mimose e meno lacrime.
Le donne lo promettono alle donne con fermezza e determinazione. Un grazie caloroso a tutti i movimenti, associazioni e gruppi che si adoperano a sostegno dei sacrosanti diritti di ognuna e di tutte. Auguri quindi, all’insegna di una proficua solidarietà ancora, prevalentemente al femminile. r.m.
martedì 3 marzo 2009
Cesare Pavese.
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E’ bello scrivere perché riunisce le due gioie : parlare da solo e parlare a una folla.
da "Il mestiere di vivere" di Cesare Pavese- maggio 1946.
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E’ bello scrivere perché riunisce le due gioie : parlare da solo e parlare a una folla.
da "Il mestiere di vivere" di Cesare Pavese- maggio 1946.
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domenica 1 marzo 2009
Inferno e paradiso.
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La domenica pomeriggio la dedico, generalmente al riordino delle carte affastellate qua e là e riprende valore, ogni tanto, qualche foglio dimenticato. In un trasparente, leggo “parabole” e sorrido tornando al tempo nel quale ero letteralmente affascinata dalle parabole che mi raccontava la mamma. Questa l'ho ascoltata più volte.
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Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli disse: Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno. E Dio lo condusse verso due porte, ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli disse: Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno. E Dio lo condusse verso due porte, ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda sulla quale c’era un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.Le persone sedute attorno al tavolo erano magre,dall'aspetto livido e sofferente. Avevano tutti l'aria affamata.Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi,attaccati alle braccia quindi tutti potevano raggiungere il piatto col cibo e raccoglierne un po',ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio,non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: Hai appena visto l'Inferno,e si diresse verso la seconda porta, l'aprì e la scena che l'uomo vide era identica alla precedente.C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina e le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
Il sant'uomo disse a Dio: Non capisco!
Il sant'uomo disse a Dio: Non capisco!
E' semplice, rispose Dio, queste persone hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri, mentre i primi che ti ho mostrato pensano soltanto a loro stessi.Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...la differenza la fa ognuno di noi! __________________________________________________
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