giovedì 23 aprile 2015

Non serve una laurea per insegnare a vivere


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Giornale di Brescia del 27 aprile 2015

Nei miei anni verdi, ho conosciuto personaggi, analfabeti, che mi hanno la mia gratitudine per avermi insegnato molto. L’ha fatto quella giovane contadina che, in cascina, mi accoglieva sorridendo, nella sua enorme cucina disadorna e mi diceva con gioia “Ho appena tirato su l’acqua freschissima ! Ne vuoi ? E mai nettare fu più appagante di quest’acqua freschissima, leggera, limpida e offerta col cuore ! Mi ha insegnato che la ricchezza consiste anche nell’avere acqua sorgiva a portata di mano, o un pozzo al quale attingerla. Mi ha insegnato in mille modi che – appagate le necessità prioritarie di fame, di sonno e d’amore – tutti il resto è secondario. Mi ha insegnato che è meglio coricarsi stanchi, o anche stanchissimi, piuttosto che annoiati, Mi ha dimostrato che l’amore nutre, appaga e gratifica a chiunque sia rivolto, mi ha spronato a non ritenere tutto dovuto e a coltivare l’amore per la Natura e mi ha anche, a volte, imposto di rispettarla. In concreto, mi ha insegnato a vivere e ad affrontare la vita, e non sapeva nemmeno che era esistito un certo Camillo Benso, conte di Cavour.
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