Giornale di Brescia del 27 aprile 2015
Nei miei anni verdi, ho conosciuto personaggi, analfabeti, che mi hanno
la mia gratitudine per avermi insegnato molto. L’ha fatto quella
giovane contadina che, in cascina, mi accoglieva sorridendo, nella sua
enorme cucina disadorna e mi diceva con gioia “Ho appena tirato su
l’acqua freschissima ! Ne vuoi ? E mai nettare fu più appagante di
quest’acqua freschissima, leggera, limpida e offerta col cuore ! Mi ha insegnato
che la ricchezza consiste anche nell’avere acqua sorgiva a portata di
mano, o un pozzo al quale attingerla. Mi ha insegnato in mille modi che –
appagate le necessità prioritarie di fame, di sonno e d’amore – tutti
il resto è secondario. Mi ha insegnato che è meglio coricarsi stanchi, o
anche stanchissimi, piuttosto che annoiati, Mi ha dimostrato che
l’amore nutre, appaga e gratifica a chiunque sia rivolto, mi ha spronato
a non ritenere tutto dovuto e a coltivare l’amore per la Natura e mi ha
anche, a volte, imposto di rispettarla. In concreto, mi ha insegnato a
vivere e ad affrontare la vita, e non sapeva nemmeno che era esistito un
certo Camillo Benso, conte di Cavour.
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