La Casina delle Rose era un grande gazebo che si
ergeva in un giardinetto in centro città sulle cui pareti in legno si
arrampicava una marea di roselline rosse soffici e profumate. E, negli
anni della mia primavera, alle 16 in punto di ogni giorno , si
spandevano le note dell’allora famosa canzone “Parlami d’amore Mariù”
che era la sigla di apertura di un’ orchestrina formata da tre elementi,
(piano, violino e chitarra). Non c’erano altoparlanti e la musica
conservava la sua carezzevole armonia
che invitava a sognare. Lì si davano appuntamento i giovani dell’epoca
per dedicarsi all’ascolto, per cercarsi con lo sguardo. L’atmosfera è
rimasta ferma nella nicchia del tempo e pare improponibile ai giorno
nostri e io me ne rammarico perché dubito fortemente che nelle chiassose
discoteche ci sia spazio per i sogni. Anche se sono certa che i sogni
albergano ancora intatti e prepotenti, nei cuori dei nostri ragazzi.
La Casina delle Rose è tornata stanotte, nitida nei miei sogni e ve la offro in visione, dipinta con le parole, mentre busso alla porta del vostro cuore per chiedere: “ Ho motivi sufficienti per rimpiangerla ? “.
La Casina delle Rose è tornata stanotte, nitida nei miei sogni e ve la offro in visione, dipinta con le parole, mentre busso alla porta del vostro cuore per chiedere: “ Ho motivi sufficienti per rimpiangerla ? “.
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