E’
recentemente balzata alla ribalta la situazione debitoria del bel Paese
nella quale siamo eternamente ingolfati e, nelle alte sfere, si sta
pensando, giustamente, come risparmiare. Non sono un’economista ma, con
l’ausilio del solo realistico buon senso mi chiedo perché non si è fatto
cenno all’ erogazione indiscriminata di alcuni sussidi che dovrebbero
essere legati al reddito, oltre che alla patologia.
Mi riferisco, tanto
per cominciare, all’ assegno di accompagnamento veramente prezioso in
alcuni casi e in proposito, mi riesce difficile capire perché questo
diritto non viene subordinato al reddito. In breve, se un cittadino è
ampiamente in grado di reggere i costi che la patologia richiede, perché
deve essere sovvenzionato ? La vogliamo ammettere la diversità tra un
pensionato o un lavoratore a reddito fisso e un contribuente che fruisce
di un reddito privilegiato ?
Vogliamo riconoscere una vistosa differenza tra Berlusconi (tanto per fare un none) e la sua colf ? Sovvenzionare
soltanto in base alla patologia andrebbe bene in un Paese che gode di
autonomia economica, ma in un Paese fortemente indebitato la norma è
scandalosa. E lo stesso criterio vale per la pensione di reversibilità,
quando il superstite può comodamente reggersi con un alto reddito
personale ed autonomo, porre limiti di reddito per beneficiare di alcune
sovvenzioni mi sembrerebbe ragionevole ed anche auspicabile.
Mi sembra
immorale che i grandi capitalisti godano delle stesse agevolazioni
che sono vitali per i numerosi travet. E’ giusto e sacrosanto prendere
in considerazione la situazione patrimoniale fissando magari un limite
di reddito oltre il quale alcune sovvenzioni sono del tutto ininfluenti
per i fruitori. Prendere in considerazione.
la possibilità di risparmiare notevolmente- è doveroso, oltre che
conveniente finché saremo nella situazione cronicamente debitoria che ci
assilla e ci condiziona.
Renata Mucci – Brescia
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