03/02/2016 - massimo gramellini LA STAMPA
Il capufficio toccò il sedere di una sua impiegata e il seno e le parti
intime di un’altra, ma va assolto perché è un immaturo: in effetti
all’epoca dei fatti aveva solo 65 anni. La sentenza del tribunale di
Palermo è di quelle che faranno giurisprudenza, specie in Arabia
Saudita. Ecco come sono andate le cose, secondo la ricostruzione dei
giudici. Il dottor Domenico Lipari dirigeva l’ufficio delle tasse, gran
brutto mestiere, e ogni tanto per rilassarsi palpeggiava le
collaboratrici a portata di mano. Ma per scherzo. Nessuno vuole negare
che un superiore che gioca alla playstation con le tette di una
sottoposta stia compiendo una prevaricazione. Eppure, nel caso in esame,
va considerata la gioiosità del contesto. Tanto più che, e qui le
virgolette della motivazione sono d’obbligo, «nel comportamento del
Lipari non è ravvisabile alcun fine di concupiscenza o di
soddisfacimento dell’impulso sessuale». Capito? Le toccava per
sgranchirsi le nocche, arrugginite dai troppi accertamenti fiscali. Con
la stessa partecipazione emotiva avrebbe potuto strizzare una pallina
antistress o quelle del suo vice, anche se così avrebbe corso il rischio
di ricevere la patente di «frocio», che forse per tribunali del genere
configura giusta causa di licenziamento.
La vera piaga, sembra
suggerire l’augusto consesso, è stata la reazione seriosa delle
palpeggiate, che anziché prestarsi allo scherzo e magari sbottonare la
camicetta per agevolare le operazioni, hanno denunciato il
giocherellone. Rivelando, a differenza sua, una mancanza assoluta di
tatto.
P.S. Il giudice estensore della sentenza è una donna, purtroppo.
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