Giornale
di Brescia– 27 marzo 2019
Pare proprio che i giovani d’oggi comincino presto a bere e a volte
bruciano le tappe buttandosi, precocemente, su bevande alcooliche di ogni
genere. E’ il loro modo di socializzare che li fa sentire - erroneamente -
inseriti e già adulti ed è’ così che sprecano la loro paghetta.
Nei miei verdi
anni non si sentiva nemmeno parlare di paghetta, ma adesso – con i tempi così
cambiati – ci sta anche una certa disponibilità, che dovrebbe però essere
limitata allo stretto necessario, previo il controllo dell’uso, laddove sia
possibile. Quando però si instaura la dipendenza è opportuno e doveroso aiutare
i giovani ad uscirne. E – senza trascurare l’esempio che deve essere offerto in
famiglia – bisognerà approfondire la conoscenza dei danni derivanti da tali abusi,
parlandone nella Scuola e in qualunque altra sede idonea.
L’alcool offusca e
spesso annulla le facoltà cognitive intellettuali, stravolge i comportamenti
e non c’è niente di peggio che togliere
all’intelligenza la facoltà di esprimersi con prontezza e lucidità. Una mente
appannata istupidisce l’individuo che non è più
in grado di discernere il bene dal male. Sono troppi i giovani che si lasciano asservire
all’alcool, rinunciando alla limpida partecipazione mentale agli eventi.
E’
davvero squallida la persona che permette - a sostanze di cui è nota la
pericolosità - di alterare le sue facoltà e non asseconda la curiosità,
l’interesse partecipe, l’apprendimento che arricchisce la mente. Perché non
provare a sentirsi orgogliosi di una mente padrona delle sue sensazioni ? Ogni
volta che mi si presenta l’occasione ripeto che “alcool e droga sono armi
improprie. Se salgono in macchina con te, possono fare di te un assassino, che
tu lo voglia o no”.
renata mucci . Brescia
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