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Giornale di Brescia - 29 gennaio 2016 pag.58
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Paradisi perduti
Non so da che parte cominciare, ma ho fretta di farlo !
Voglio tradurre un sogno in parole leggibili e trascinanti, ma non sarà
facile. Il sogno, mi ha catapultata stanotte nella vasta cucina della
nostra abitazione al tempo in cui frequentavo le medie. Questo locale
era il cuore pulsante nel quale si dipanava la vita della nostra famiglia,
con la presenza costante dei nonni paterni che vivevano stabilmente con
noi, da quando si erano trasferiti dalla toscana per avvicinarsi ai tre
figli che vivevano a Brescia con le loro famiglie. Nonno Antonio,
autorevole e saggio raccoglieva su vari quaderni, appunti e massime che
citava nell’opportuna circostanza. Nonna Luigia, minuta e taciturna,
sferruzzava da mattina a sera, confezionando magistralmente guanti e
calzini di colori improponibili realizzati con lane di recupero. Il mi
babbo, che sapeva fare di tutto, rilegava i libri che compravo usati e
mamma spesso stirava sul grande tavolo dove io consultavo curiosa,
vocabolari e testi scolastici. E quando mia sorella piangeva, curva sul
quaderno di matematica perché non riusciva a risolvere il problema
proposto, ecco che nonno Antonio, perentorio declamava “ Donna
piangolente, non va creduta in niente !” ma poi attenuava il sarcarsmo
accarezzando Anna sui capelli, arruffandoli. E io gli sorrideva facendo
un complice occhiolino. Nonno Antonio aveva un debole per me e sono
stata felice di averlo ritrovato stanotte, con la sua toscana ironia,
col suo sguardo indagatore e un po’ irriverente. In quella cucina, ho
ritrovano un po’ dei miei sogni e delle mie speranze di fanciulla. Ed è
stato bellissimo.
venerdì 29 gennaio 2016
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