giovedì 30 luglio 2015

Amarcord 2/a puntata

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 C’era la guerra e quando suonava l’allarme tutti scappavamo per raggiungere una galleria sotto il Castello per trovarvi rifugio. In ognuna di quelle occasioni lui trovava sempre il modo di sussurrarmi : “non ritorni in ufficio al cessato allarme… vada pure a casa”. E io ne approfittavo. In quello stesso periodo cominciai a trovare, sulla mia scrivania, un minuscolo pacchettino che conteneva tre gianduiotti. Superato lo stupore si faceva strada la gioia e – considerato che l’omaggio era anonimo – io mi sentivo esonerata dall’obbligo di ringraziare e li dividevo, sornionamente felice, con le mie colleghe. Seppi in seguito che l’omaggio (straordinario per l’epoca) mi veniva in virtù di una cotterella che il Dott.Di Pace si era preso per me. Questo timido dottorino dai capelli rossi e i denti giallognoli era il nipote amatissimo del Dott. Rosani. All’epoca io ricambiavo con affettuosi sentimenti il ragazzo che sarebbe poi diventato mio marito e il dr. Di Pace era al corrente di ciò ma il suo languido sguardo mi seguiva costantemente nella speranza di un qualsivoglia incoraggiamento. Anche il dr. Rosani aveva incominciato a perorare la causa del nipote. “Lei è tanto giovane....il suo impegno non può considerarsi definitivo.... la invito a riflettere... ci pensi....anch’io le voglio già bene, mi prometta almeno che valuterà questa possibilità..” E altro ancora. Ma così anche i preziosi gianduiotti persero la loro funzione gratificante.
La storia non ebbe seguito anche perché,proprio nello stesso periodo, fui trasferita alla sezione del Ministero del Tesoro che aveva la sua sede in un’altra zona della città in un signorile, bellissimo e antico palazzo nobiliare con suggestivi affreschi e una struttura d’insieme di notevole fascino, ma ….. mi ritrovai, di nuovo, all’ufficio copie......continua  

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