Oggi.it e Libero ...............il 14 gennaio 2013
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Lo sconforto di una figlia che ha perso recentemente la sua mamma, ha sostato a lungo nei miei pensieri.
Mamma, la prima parola, l’ultima, e quando la usiamo, più e più volte, ci sembra così ovvia, naturale, eterna. Ma perché, mi chiedo, è quando manca la risposta al richiamo che se ne comprende la bellezza, la forza ? Perché non comprendiamo per tempo che, in quel breve richiamo c’è la risposta a tutte le nostre aspettative. La presenza materna è abbraccio costante, é conforto, partecipazione, è sicurezza.
Io stessa ero troppo assetata di vita, troppo interessata a sperimentare, troppo sicura, intraprendente per rendermi conto che lei era la cosa più bella, più importante, più utile e determinante. E gli immensi doni di tenerezza, d’ amore costante mi sembravano ovvi, naturali, dovuti.
Forse perché siamo destinate, come mamme a nostra volta e riversare sui nostri figli, tutto l’immenso patrimonio d’amore che abbiamo ricevuto. Ma le mie manchevolezze, mamma, tu lo sai che erano dovute alla giovanile spavalderia, al desiderio insopprimibile di autonomia, anche prematura.
E so che tu mi hai perdonato, ma oggi sento forte dentro di me, ancora, il rimpianto. Si mamma, avrei dovuto abbracciarti più spesso, sorriderti di più, guardarti negli occhi, amarti meglio.
Sai cosa spero mamma ? Che qualcuno, leggendomi, sorrida oggi con più tenerezza alla sua mamma, finché é in tempo ! Sarà così?
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