Considerato che tutti hanno diritto alla giovinezza è giusto che ognuno scelga il periodo nel quale viverla. Quindi- evitando i rimpianti- mi propongo di mantenere viva e vivace la positività. Da molti anni le mie riflessioni fruiscono dell'ospitalita di quotidiani locali e nazionali e propongono ai lettori - dalle pagine delle lettere al direttore - la serena filosofia della più schietta brescianità.
“...Mi tengo stretto il mio cielo stellato sopra di me ,la legge morale dentro di me
Fondazione onlus ANT Italia
Cliccare sul logo per conoscere i dettagli e vedere il video
Dichiarazione di copyright
Ai sensi della legge 22/4/1941 n.633 "Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio" e delle successive modifiche, si diffida chiunque non ottenga espressamente preventiva autorizzazione dalla copia e diffusione, anche parziale, dei testi originali pubblicati su questo blog. Si ricorda inoltre che la normativa vigente considera reato penale la violazione dei diritti di copyright.
ahahah, noto che nessuno comincia a farti un commento:-))E' vero, ne abbiamo di peccati un pò grandi un pò piccoli...chi lo può dire? E come giustamente ho letto: chi è senza peccato scagli la prima pietra, ma pochi hanno veramente il coraggio di parlarne, come un interscambio, a volte nemmeno col confessore:-))Baci muccina, tua seguace...(colei che ti segue quasi sempre):-)
La mia fedelissima RIRI ! Siamo tutti fragili e fallibili cara amica mia e sarebbe bene se fossimo almeno più tolleranti. Invece, anche involontariamente,emettiamo giudizi spesso astiosi. Dobbiamo essere tolleranti....anche con noi stessi, io credo. Ti abbraccio forte, cara fanciulla.
Mi viene spontaneo pensare ad altro: rideremmo per la ragione che diceva Kierkegaard ( non vogliamo porci a TU per TU con l'uomo nero, ossia non abbiamo la "coscienza" del peccato,io per primo). Allora viene da chiedersi di che natura è quel riso.
gENTILE uMBERTO, Kierkegaard sentenzia in maniera PER ME molto ermetica.
Come già ho avuto modo di affermare, sono una ragazza semplice e non riesco a dare alle parole di Kierkegaard il significato di "Non abbiamo coscienza del peccato" ma, anche volendo dare questa interpretazione, direi che il fatto in sé è deprecabile. Cosa c'é di peggio che fare il male senza averne coscienza.
Se tutti noi ci confessassimo a vicenda i nostri peccati, rideremmo sicuramente per la nostra totale mancanza di originalità. Kahlil Gibran
PER NON ESSERE ‘ ERMETICO’. Il peccato è sempre una realtà ‘originale’ ( e non è quanto evidenzia Gibran , il rimanere fermi all’esteriorità). Il peccato è un modo di porsi di fronte a Dio. Scrive K.:” La legge dell’esistenza … che Cristo ha istituito per essere uomo è:mettiti in rapporto come Singolo con Dio”. Di fronte a Dio ( e io aggiungevo:alla propria coscienza) ,continua K. ,si è totalmente nudi: non c’è spazio per la finzione. Per questo si vuole “essere come gli altri” (quasi una difesa) e… : “quando gli uomini preferiscono essere come gli altri,questo è delitto di lesa maestà contro Dio” .( Dio vuole un incontro personale con ognuno di noi). Il peccato è totale presenza di originalità. E’ a questo livello che si pone il discorso della “coscienza del peccato”. Mi fermo qui,perché la posizione di K. si fa molto pesante, quando analizza il concetto di "angoscia" ( che, però, se totalmente abbandonato, lascia spazio al ridere di sé, come dell’altro).
TI prego solo di non prendermi per un calvinista, dato che il vangelo ci fa fare ulteriori passi avanti. Buona domenica.
Caro Umberto ecco dove sta la differenza tra me e te. Tu ti appropri di pensieri elevati e li fai tuoi perché li condividi.E questo è molto bello per chi cerca, come te, il pensiero ALTO, il concetto superiore.
Io, pur apprezzando come ho già detto, Pascal e i filosofi che ho anche amato, voglio parlare il mio linguaggio e trovare conforto in concetti che mi appartengono e che troverei in me, anche se non esistessero scritture più o meno sacre. Mi accontento di volare basso, ma serenamente e senza elucubrazioni che mi convincono relativamente.
E' una carenza ? Può darsi. Ti auguro una buona domenica.
Scusa l'insistenza (l'ultima); ho già avuto modo di 'soffrire' (credimi),perchè non mi so spiegare come gli altri interpretino i riferimenti: o come desiderio, tendenza, ad apparire, o -come leggo ora- forma di appropriazione. La condivisione c'è, ma è il risultato della personale ,e meditata,esperienza di vita ; la CITAZIONE è per riconoscere ciò che altri prima di noi hanno saputo valorizzare. A conferma faccio l'esempio della poesia: il poeta ci conquista perchè sa cogliere quella particolare ' nota' che è nostro linguaggio,nostro concetto,ma che la fa risuonare in noicome nessun altro sa fare. Ed è volare basso ( io 'capivo' meglio Leopardi quando lo leggevo in quinta elementare, perchè lo sentivo MIO ,non più in terza liceo,con tutte le dotte disquisizioni dei più affermati critici). Scusa ancora il disturbo e la precisazione.
8 commenti:
ahahah, noto che nessuno comincia a farti un commento:-))E' vero, ne abbiamo di peccati un pò grandi un pò piccoli...chi lo può dire? E come giustamente ho letto: chi è senza peccato scagli la prima pietra, ma pochi hanno veramente il coraggio di parlarne, come un interscambio, a volte nemmeno col confessore:-))Baci muccina, tua seguace...(colei che ti segue quasi sempre):-)
La mia fedelissima RIRI !
Siamo tutti fragili e fallibili cara amica mia e sarebbe bene se fossimo almeno più tolleranti.
Invece, anche involontariamente,emettiamo giudizi spesso astiosi.
Dobbiamo essere tolleranti....anche con noi stessi, io credo. Ti abbraccio forte, cara fanciulla.
Mi viene spontaneo pensare ad altro: rideremmo per la ragione che diceva Kierkegaard ( non vogliamo porci a TU per TU con l'uomo nero, ossia non abbiamo la "coscienza" del peccato,io per primo). Allora viene da chiedersi di che natura è quel riso.
gENTILE uMBERTO,
Kierkegaard sentenzia in maniera PER ME molto ermetica.
Come già ho avuto modo di affermare, sono una ragazza semplice e non riesco a dare alle parole di Kierkegaard il significato di "Non abbiamo coscienza del peccato" ma, anche volendo dare questa interpretazione, direi che il fatto in sé è deprecabile.
Cosa c'é di peggio che fare il male senza averne coscienza.
Se tutti noi ci confessassimo a vicenda i nostri peccati, rideremmo sicuramente per la nostra totale mancanza di originalità. Kahlil Gibran
PER NON ESSERE ‘ ERMETICO’.
Il peccato è sempre una realtà ‘originale’ ( e non è quanto evidenzia Gibran , il rimanere fermi all’esteriorità). Il peccato è un modo di porsi di fronte a Dio. Scrive K.:” La legge dell’esistenza … che Cristo ha istituito per essere uomo è:mettiti in rapporto come Singolo con Dio”. Di fronte a Dio ( e io aggiungevo:alla propria coscienza) ,continua K. ,si è totalmente nudi: non c’è spazio per la finzione. Per questo si vuole “essere come gli altri” (quasi una difesa) e… : “quando gli uomini preferiscono essere come gli altri,questo è delitto di lesa maestà contro Dio” .( Dio vuole un incontro personale con ognuno di noi). Il peccato è totale presenza di originalità. E’ a questo livello che si pone il discorso della “coscienza del peccato”. Mi fermo qui,perché la posizione di K. si fa molto pesante, quando analizza il concetto di "angoscia" ( che, però, se totalmente abbandonato, lascia spazio al ridere di sé, come dell’altro).
TI prego solo di non prendermi per un calvinista, dato che il vangelo ci fa fare ulteriori passi avanti. Buona domenica.
Caro Umberto ecco dove sta la differenza tra me e te. Tu ti appropri di pensieri elevati e li fai tuoi perché li condividi.E questo è molto bello per chi cerca, come te, il pensiero ALTO, il concetto superiore.
Io, pur apprezzando come ho già detto, Pascal e i filosofi che ho anche amato, voglio parlare il mio linguaggio e trovare conforto in concetti che mi appartengono e che troverei in me, anche se non esistessero scritture più o meno sacre. Mi accontento di volare basso, ma serenamente e senza elucubrazioni che mi convincono relativamente.
E' una carenza ? Può darsi. Ti auguro una buona domenica.
Scusa l'insistenza (l'ultima); ho già avuto modo di 'soffrire' (credimi),perchè non mi so spiegare come gli altri interpretino i riferimenti: o come desiderio, tendenza, ad apparire, o -come leggo ora- forma di appropriazione. La condivisione c'è, ma è il risultato della personale ,e meditata,esperienza di vita ; la CITAZIONE è per riconoscere ciò che altri prima di noi hanno saputo valorizzare. A conferma faccio l'esempio della poesia: il poeta ci conquista perchè sa cogliere quella particolare ' nota' che è nostro linguaggio,nostro concetto,ma che la fa risuonare in noicome nessun altro sa fare. Ed è volare basso ( io 'capivo' meglio Leopardi quando lo leggevo in quinta elementare, perchè lo sentivo MIO ,non più in terza liceo,con tutte le dotte disquisizioni dei più affermati critici). Scusa ancora il disturbo e la precisazione.
Caro Umberto, evitiamo i malintesi.E' evidente che, in concreto, la pensiamo allo stesso modo.
Apprezzare la poesia e la musica è un moto dell'anima che sente interpretate al meglio le sue sensazioni più intense.
Dopo di che ci sono due strade, degne entrambe di considerazione. Quella della semplicità e quella dell'approfondimento.
Personalmente sento il bisogno di leggerezza, di restare talvolta in superficie. Tutto qui.
Non ne farei una questione di blocco ad eventuali ulteriori scambi d'opinione perchè io ti leggo con piacere.
Ti auguro una buona e serena domenica.
Posta un commento