sabato 24 ottobre 2009

L'indignazione!

bresciaoggi del 23 ottobre 2009
libero del 24 ottobre 2009
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Mamma mia, come siamo indignati! L’Italia pare finalmente unita di fronte all’insultante uso pubblicitario dell’inno nazionale. Una ditta di calze da donna sussurra sull'aria dell'inno di Mameli "Fratelli d'Italia" la pubblicità delle calze fraseggiando in musica, "Sorelle d'Italia".

Si, d’accordo, se ne può parlare, anche disapprovando, ma l’indignazione andrebbe riservata a ben altre cause. A quel bimbo morto di stenti a Napoli, con i polmoni resi asfittici dalle esalazioni di un piccolo braciere unica fonte di riscaldamento per tutta la famiglia.

Aveva sei anni ed è morto con la testa appoggiata al grembo della madre agonizzante. Voleva fare l’ingegnere, era bravo e ordinato, dicono di lui le maestre.

Oppure potremmo indignarci perché un ragazzo passa tre mesi in carcere per aver rubato un filone di pane e, per contro, otto ragazzi dopo aver stuprato a turno una dodicenne, rovinandola nel corpo e nell’anima, ricevono trattamenti offensivi per tutta l’umanità.

Magari, potremmo riservare la nostra indignazione per gli sprechi che «i governanti» fanno del denaro pubblico. O per l’astio di cui sono permeati numerosi interventi che la televisione ci propina, o perché la volgarità da caserma fa scompisciare dalle risate un pubblico sempre più vasto.
Insomma, e purtroppo, ragioni vere per indignarci, ce ne sono veramente tante.

Basta scegliere.!

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9 commenti:

Lucignolo ha detto...

Ricordo che avevo un amico nel gruppo di adolescenti che eravamo, che quando doveva confrontarsi con qualcosa di scomodo riferito ai rapporti con altri, proponeva spesso "la buttiamo in caciara".

Questo modo di sfuggire alle responsabilità dell'animo, facendo del singolo evento un indefinito mucchio con gli altri, era ed è insopportabile.

Ai una ragione, te lo dico convinto, ma ti stai forse indignando per come ci si indigna ?

Uno, solo uno alla volta, dei casi che hai citato, va preso e trattato con la giusta attenzione, singolarmente, perchè questo, a parer mio, è l'unico modo per rispettare.

Abbiamo un abbrutimento nel modo di dialogare, nei rapporti sociali, nell'interfacciarci alla realtà, una deriva che tende a non dar più risposte, impappando tutto, per poi al fine non affrontare niente.

O forse è tutto diventato maledettamente complicato.

Ma le persone, gli esseri umani, quelli della stufa, o del pane, quella dei sogni rubati, loro hanno bisogno di una compassione, partecipazione, immedesimazione e compenetrazione nel parlarne, o altrimenti non sarà che abuso la parola indignazione.

Davvero non so,
almeno tu ne scrivi,
prendi questo commento per il sottolineare di un aspetto,
comunque, il tuo proporre riflessioni è sempre meritorio.

Buona giornata a Renatuzza mia ;)

Renata ha detto...

LUCIGNOLO, grazie!
è sempre bello leggerti!

anche tu...ci metti l'anima, la partecipazione, la ricerca di un qualche cenno di buon senso.

Io, caro Luca, non mi lascio sfiorare dall'idea "che non ne valga la pena" e fino a quando avrò respiro lotterò per far sentire la mia voce che - ne sono certa - è la voce di molti

Grazie Luca. Buon fine settimana.
la tua amica renatuzza (sempre minuscola,sempre presente).Un bacio.

riri ha detto...

Ciao Muccina, condivido ampiamente quello che hai scritto..non si è perso l'uso di indignarsi, bensì ci si fanno delle domande per cose inutili, a cui non dovremo dare un gran spazio..La voce deve esserci sempre, di chi rimane "disgustato" da certi atteggiamenti offensivi che arrivano sia dagli scanni parlamentari dove ci si ingiuria, sia dalle pubblicità dove la donna è solo considerata un simbolo del sesso ecc..ben venga sorelle d'italia, se almeno ce ne fossero tantissime in grado di ribaltare certi andazzi....
Ti abbraccio e ti auguro un buon fine settimana.

Renata ha detto...

L'amica RIRI, merita una abbraccio particolare, per la presenza costante, per l'affetto e per i suoi ppensieri sempre pieni di piacevoli puntualizzazioni.

Grazie, Riri.Un bacione Y que la vida te surias. renata

Anonimo ha detto...

Il tema è molto interessante, e mi sembra si colleghi all'articolo di Gramellini pubblicato oggi da La Stampa...
Ebbene, raccolgo l' invito all'indignazione, abitudine cui l'italica plebe non sarebbe avvezza, secondo il Gramellini, per ribadire una protesta da me (e non solo da me) gia' avviata molto prima di quell'articolo, che raramente ha avuto riscontro...

Una settimana fa la Provincia di Torino, Ente (inutile, secondo molti) ha pubblicato le date che relative alle procedure preselettive di diversi concorsi pubblici...alle quali sfuggiranno coloro i quali abbiano lavorato a tempo determinato per tre anni nell'ultimo quinquennio...

e tutti gli altri? beh, gli altri.... tutti al Pala Torino...migliaia di concorrenti a "scannarsi" per essere ammessi agli scritti, cui qualche privilegiato partecipera'... di diritto!!

Chi lavora a tempo indeterminato nell'ente .... chessò, da trent'anni, o anche da tre o cinque.... invece le preselezioni se le deve fare, e chi non lavora proprio idem...

Non si configura una lampante violazione del principio di imparzialità della P.a., consacrato in Costituzione e in diverse leggi che i concorrenti devono conoscere a menadito, per poi -temo, visto questo chiar di luna - disapplicarle bellamente?

Che dire poi dei concorrenti che sono amici su facebook dei commissari?

Nonostante queste perplessita', nonostante lettere e denunce sui giornali, l'Amministrazione procede come se nulla fosse...


Forse l'argomento è troppo "particulare" e quindi non degno di attenzione...
Ma pensiamo a quanti candidati ci sono a tutte queste selezioni, pensimo a quanti disoccupati ci sono tuttora, in questa situazione di crisi economica tutt'altro che finita.
....e pensare, poi, che per lavorare proprio in Provincia, e guadagnare 1200 euro al mese, ho dovuto affrontare e vincere un altro concorso in precedenza (senza aiuti e in concorrenza con altri 2000 candidati); concorso che, qualcuno dei privilegiati ammessi di diritto agli scritti di questa nuova selezione, non ha fatto, o non ha neppure superato....

Quello che chiedo in quanto cittadino elettore (e non come dipendente dell'ente che ha indetto il concorso) è la parità di trattamento fra i concorrenti, nessun privilegio...


cordiali saluti

Omar Seresin

p.s. ci sarebbe poi da protestare riguardo a una mia bocciatura a un concorso universitario...pensiamo alla circostanza che - sempre a proposito di "trasparenza" - qualche tempo prima l'assistente del professore con cui mi ero lauerato mi disse: "Lo faccia pure il concorso, ma qui c'è la mafia, Lei l'ha gia' perso, ma se vuole provi pure".
Testuali parole.
Inutile raccontare che in seguito all'Universita' non misi piu' piede...

Ma chi avrebbe potuto e chi potrebbe raccogliere la protesta? Un "contro-potere" politico-sindacale intrecciato per diversi aspetti al "potere" che dice di combattere a parole, ma al quale è colluso nei fatti?

Che dire poi del fatto che mi viene praticata l'odiosa trattenuta anti-fannulloni dell'esimio ministro Brunetta, ogni qualvolta la mia sclerosi multipla mi impedisce di andare al lavoro?
Ma tutto questo, con ogni probabilità, le apparira' piccino e meschino (non solo a Lei, visto che le mie proteste il Suo giornale non le ha mai prese in considerazione), a fronte dei mali del mondo...a fronte della dignitosa protesta dei Francesi contro il privilegio di Sarkozy Jr.

Forse aveva ragione Amelia Rosselli: "La vita è un pozzo vuoto, e bisogna accettare questo vuoto".

Ma quanta rabbia genera questo vuoto!

Luigina ha detto...

Personalmente mi tengo fuori dal coro degli indignati per il simpatico spot pubblicitario di uno dei pochi prodotti ancora italiani. Non mi sento offesa né come donna né come italiana. Tra l'altro è un ottimo prodotto e continuerò a comprarlo. Mi sento invece offesa dall'indignazione per cose futili e dalla sua mancanza per i problemi veri, che affliggono il nostro paese. Mi sento offesa dalle odiose generalizzazioni con cui i nostri governanti accomunano tutti i lavoratori del settore pubblico, dalla demagogia di certi politici. Spero proprio che il futuro per il nostro paese sia rosa, come dice questo spot e grazie muccina per avermi dato l'occasione di dire la mia

educatore ha detto...

Bellissimo spot. Delicato e forte come tutti i video proposti da Calzedonia: sempre giocati sulla valorizzazione della femminilità. Raffinato ed intelligente. D'altra parte il target è femminile: sono le donne che comprano le calze! Chi s'indigna avrebbe forse preferito vedere qualcosa di più erotico... invece è semplicemente uno spot rosa, orgogliosamente femminile. Forse è proprio questo che ha infastidito il maschio medio-ottuso italiano.

Renata ha detto...

LUIGINA - Grazie. Con un abbraccio particolare. e a
EDUCATORE, la mia totale condivisione. Ho visto il dolcissimo video che hai indicato e mi sono commossa. Un grazie per la verità espressa. Spero che lo spot venga visto e apprezzato come merita.

Romano Scaramuzzino ha detto...

V E R I S S I M O !!