Ho molto apprezzato un concetto (esposto il 15 c.m.) dalla d.ssa Gianna Schelotto .
Lo trascrivo per voi :
Spesso, soprattutto nelle donne, di fronte a persone incerte e contraddittorie, scatta un "maternage" fiducioso ed acritico. Come certe mamme indulgenti e salvifiche si è disposti ad aspettare, a credere, a concedere e a sperare.
Non tocca a me dire se si debba o no scegliere la linea dura, dico solo che non è giusto occuparsi dei bisogni (veri, presunti o simulati) degli altri, negando la propria dignità e le proprie aspettative.
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8 commenti:
Lo so, lo so!
E' spontaneo collocare in alto la persona amata.
E' naturale favorirne l'ascesa!
E' logico prevenire necessità e desideri !
Ma se arrivasse il giorno - tristissimo - in cui ci si accorge...che non ne valeva proprio la pena ?
Meglio quindi attenersi SEMPRE alla saggia esortazione dell'ottima d.ssa Schelotto che indica uguale rispetto per se stessi e per il partner, per procedere assieme, FIANCO A FIANCO.
Ciao Renata,
ti trovo con molto piacere anche questa domenica mattina!
Questo lavoro di crocerossina lo fanno soprattutto le donne (sic). Credo la si possa vedere sotto sfaccettature diverse; soprattutto mi pare che il grande desiderio di 'aiutare' e di mettere i bisogni altrui prima dei propri, lo spacciamo per generosità ma non lo sia. Facendo così spesso colmiamo il nostro bisogno di ''esserci'', di insegnare, di diventare indispensabili, e prima o poi la vita ci presenta il conto con l'ingratitudine (quasi inevitabile) e talvolta la fuga altrui. Noi abbiamo fatto tanto perchè avevamo bisogno, comunque, di questa gratitudine.., quindi abbiamo fatto tanto per noi stessi, era una finta generosità, che non aiutava nè l'altro nè noi. Ma bisogna esserci struccate molto bene gli occhi per vederla in modo chiaro! (da tempo, ormai, metto solo la matita: si fa più in fretta in caso di necessità)
Va da sè che avere così bisogno del riconoscimento da parte altrui tocca il discorso amaro dell'autostima, di quanto si può dipendere dall'amore o dalla considerazione di un altro: ma non voglio intasare il blog.
Ultima cosa, come uno spiffero veloce.. imparato qualche anno fa durante un seminario: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te - tutto chiaro, sappiamo -, ma 'non accettare dagli altri ciò che non faresti loro' - e qualche volta qui ci si inciampa.
Tutto questo non ha nulla a che fare, però, con l'aiuto gioioso, la fiducia allegra, la presenza e la partecipazione - anche non espressa - che accompagnano o sarebbe bello accompagnassero, i nostri rapporti di amicizia o di amore.
Un caro saluto (adesso vado un po' al mare..), buona giornata e grazie a tutti.
MANUFATTO - Stavolta dissento.
Sarà bene non confondere il protagonismo con l'altruismo.
Fatta questa distinzione,confermo che non sempre si aggiunge il bisogno di riconoscenza, ma si resta sgomenti di fronte all'indifferenza che permea certi individui che prendono a piene mani come se tutto fosse dovuto e quando si presenta l'occasione di recare (a loro volta) sostegno e conforto Si DEFILANO.
C' un malinteso di fondo e il discorso, lo so, è articolato e non consente risposte univoche. Buona domenica.
..Cara Renata, hai proprio ragione e forse abbiamo valutato semplicemente sfaccettature diverse.
Se parliamo di ''normalità'' di situazioni, in cui purtroppo si dà (amicizia, amore..) e, al momento giusto, non si riceve e veniamo messi da parte e i nostri sforzi ignorati o dati per scontato, il tasto è doloroso e ci tocca un po' tutti, qualche volta nella vita.
Da qui il 'ripensare' a cos'è successo, per rialzarsi.
Abbiamo tutti bisogno di dare, abbiamo tutti bisogno di ricevere; quando certi avvenimenti si ripetono nella vita, però, quando non riusciamo ad uscire dal cerchio delle aspettative deluse, penso di debba considerare anche il lato di cui parlavo prima. Consciamente, non si cerca affatto il protagonismo: ma si cerca in modo sotterraneo quell'amore e quella complicità che non sappiamo dare a noi stessi, che forse ai tempi giusti non abbiamo ricevuto - chissà - e mettiamo in atto strategie di aiuto, protezione, supporto per l'altra persona: tutte cose che vorremmo ricevere noi, che per primi dovremmo darci e non ne siamo sempre capaci.
Quindi: come dici tu, fianco e fianco, rispetto reciproco, chi ha la tendenza di accelerare ogni tanto freni, chi va pianino cerchi di non farsi troppo attendere.
Ho imparato a tener conto del mio cuore e della mia fiducia, a rispettarle e proteggerle di più, solo a prezzo di grandi delusioni: e, un po' amaramente, mi dico che evidentemente ero troppo capocciona per capirle con le buone, bisognava proprio che 'la vita' mi prendesse e scrollasse!
Da sotto il mio albero personale, un caro saluto
Ciao MANU - Ripeto spesso che quando un argomento suscita ampio interesse debba essere esposto tramite e mail tra i due interlocutori.
Questo per rispetto di chi passa, commenta, ma non ama sentirsi trascinato in lunghi dibattiti.
Quindi non ho dubbi sulla tua comprensione e mi riservo di rispondere con la posta elettronica. Un bacione.
Sono d'accordo solo sulla dignità, a cui incondizionatamente darei il 100% di non compromesso; per quanto riguarda le proprie aspettative, non mi sento di avallare il discorso.
Se solo conoscessimo così bene noi stessi da capire quali sono le nostre aspettative, forse, e sottolineo forse, avremmo qualche possibilità di comunicare efficacemente a chi vogliamo star vicino cosa cerchiamo dalla vita e dal rapporto.
Sicuramente mi sento di dire che se dobbiamo esser pronti a rinunciare a qualche nostra aspettativa, non dovremmo, abbracciare le aspettative degli altri su cosa siamo e su quello che vorremmo essere, ma questo concetto lo riverserei sempre nella dignità.
Dare dignità e consapevolezza alle proprie scelte.
Amare è un gesto positivo, non vorrei metterlo su un piatto di bilancia, se amo, dovrei non preoccuparmi della contropartita.
Vero è che c'è una certa inerzia nell'andamento dei nostri rapporti, che da un certo punto si tende a concepire come acquisiti, scordando che amare è ricerca continua.
Lo stare bene con se stessi è anch'esso uno stato irrinunciabile e necessario, ma a volte dipende più dall'imbastitura della nostra esistenza e dalla mancanza di reale introspezione sul chi siamo e cosa vogliamo.
Insomma io credo di poter attribuire a me stesso gli errori di interrelazione, avrò anche delle giustificazioni, ma in definitiva quando si deforma l'ottica del voler bene è sempre anche colpa nostra; una costante deriva sull'individualità, che tende ad affermarsi a discapito di altri, (sembra quasi, un'altra faccia, dell'esortazione della Schelotto); ma perchè ci intravedo egoismo.
Amare, è dura, ma se sopravvivo nel dare senza chiedere, sarò fiero di come sono.
E quel "Sono" forse riempirà anche parte della mia consistenza nell'essere Luca, individuo.
Le donne, hanno mille difficoltà in più, perchè mille di più sono le aspettative della società su di loro, e tanto più forte è la negazione della loro individualità.
La cosa più difficile, è far sciamare i sensi di colpa, e divenire positivi e propositivi; trovare un modo nuovo per indirizzare le energie.
E ci si può e ci si deve lavorare, guardandosi allo specchio, e capendo che l'amore per noi stessi non può che passare che per l'amore per gli altri; ma forse è solo un mio modo di viver un'utopia, tanto son somaro.
Questa è andata così, dilungati, ma se Voi continuerete in email, non potrò più impicciarmi ? ;)
Buongi Buongi a tutte e due !
P.S. Aggiungo che spesso "lavoriamo" troppo poco non solo sulla nostra coscienza, ma anche su quella di chi ci sta vicino.
Lucignolo
LUCIGNOLO afferma - tra l'altro :
"quando si deforma l'ottica del voler bene è sempre anche colpa nostra"
APPLAUDO, e aggiungo che tutta l'analisi è incontrovertibile.
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Fai riflettere anche con la frase:
"ma se Voi continuerete in email, non potrò più impicciarmi ? ;)"
e, considerato che non vogliamo perdere la parte di te che ci regali generosamente, restiamo ancora un po' sul Blog. PROMESSO!
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