(appunti, stilati dopo una brutta polmonite, nel gennaio del 2006)
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Questa mattina, mi sono ritrovata il sorriso sulle labbra, proprio perchè indugiavo, serena, nel solito Bar. Una deliziosa coppia (over 70 o, forse 80) mi ha offerto l’ennesima occasione per esprimere la consapevolezza di un privilegio.
Il privilegio di essere ancora qui a parlottare un po’ sul degrado e, anche sulle positività di questa società che si bilancia, come in ogni tempo, tra peculiarità di opposta valenza. Non conoscevo la coppia, ma dopo poche parole ci siamo ritrovati tutti lieti dell’incontro. Dopo una lunga, prostrante malattia apprezzo concretamente anche ciò che la frequentazione abituale del Bar é in grado di offrire.
Se c’é interesse per quanto ci circonda si possono cogliere sfumature che tratteggiano in modo significativo l’epoca in cui viviamo. Seduta al tavolino del Bar ho avuto talvolta l’opportunità di percepire il mulinare di situazioni dissimili e intriganti.
Gli innamorati che si scambiano sguardi adoranti e quelli che si punzecchiano (magari solo per provocare reazioni), le coppie unite e quelle insofferenti, le amiche che si confidano e quelle che progettano “tranches de vie”, persone che si concedono una breve sosta dall’attività lavorativa, individui solitari che si sentono al caldo in virtù d’un sorriso.....
Esemplari di varia umanità impavida o fragile, audace o esitante, che conferma ciò che penso da sempre e cioè che mal si addice il plurale a questa moltitudine di individui che hanno però in comune, - qualche volta inconsapevolmente - identiche necessità.
Tra queste l’insopprimibile bisogno di condivisione, la sete di affetto e la necessità di comprensione, valori questi che non si comprano. In sintesi i più preziosi, insieme al bisogno di socializzare che talvolta ci possiamo concedere al Bar al modico prezzo di 80 cent, o poco più se (assecondando un naturale desiderio di relax) ci sediamo un po’. r.m.
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Questa mattina, mi sono ritrovata il sorriso sulle labbra, proprio perchè indugiavo, serena, nel solito Bar. Una deliziosa coppia (over 70 o, forse 80) mi ha offerto l’ennesima occasione per esprimere la consapevolezza di un privilegio.
Il privilegio di essere ancora qui a parlottare un po’ sul degrado e, anche sulle positività di questa società che si bilancia, come in ogni tempo, tra peculiarità di opposta valenza. Non conoscevo la coppia, ma dopo poche parole ci siamo ritrovati tutti lieti dell’incontro. Dopo una lunga, prostrante malattia apprezzo concretamente anche ciò che la frequentazione abituale del Bar é in grado di offrire.
Se c’é interesse per quanto ci circonda si possono cogliere sfumature che tratteggiano in modo significativo l’epoca in cui viviamo. Seduta al tavolino del Bar ho avuto talvolta l’opportunità di percepire il mulinare di situazioni dissimili e intriganti.
Gli innamorati che si scambiano sguardi adoranti e quelli che si punzecchiano (magari solo per provocare reazioni), le coppie unite e quelle insofferenti, le amiche che si confidano e quelle che progettano “tranches de vie”, persone che si concedono una breve sosta dall’attività lavorativa, individui solitari che si sentono al caldo in virtù d’un sorriso.....
Esemplari di varia umanità impavida o fragile, audace o esitante, che conferma ciò che penso da sempre e cioè che mal si addice il plurale a questa moltitudine di individui che hanno però in comune, - qualche volta inconsapevolmente - identiche necessità.
Tra queste l’insopprimibile bisogno di condivisione, la sete di affetto e la necessità di comprensione, valori questi che non si comprano. In sintesi i più preziosi, insieme al bisogno di socializzare che talvolta ci possiamo concedere al Bar al modico prezzo di 80 cent, o poco più se (assecondando un naturale desiderio di relax) ci sediamo un po’. r.m.
7 commenti:
Ciao Renata, come ogni mattino, dopo il caffè, vengo a leggere il tuo pensiero in libertà.
Quello di oggi è molto significativo e reale, in fondo noi umani, abbiamo le stesse sigenze e i stessi desideri, dovremmo soffermarci di più nel vedere i lati positivi di questa umanità, perche quelli negativi li fa notare tutti i giorni la televisione.
Un caro saluto
Salvo
Salvo, che bella consuetudine. Cos'è ? sostituisco la sigaretta ? Dopo il caffé era "indispensabile" almeno per me che sono stata una stupidissima, incallita fumatrice. Ho smesso che era già tardi ma, conservo intatte le sensazioni. Grazie per la presenza.
Ciao Renata.
Straordinari, nella loro semplice dolcezza, i tuoi liberi pensieri!
Anch'io sono qui, a leggerli, con la compagnia di una tazzina di caffè. Quello del dopo pranzo :-).
Complimenti e a presto.
cara Renata, anch'io ho provato il " dopo malattia" e a questo proposito avevo scritto:
Sapori innocenti
Prima che io mi ammalassi
del divorante male sconosciuto
io non ascoltavo il mio corpo
che recitava a meraviglia
i ruoli alterni
di protagonista
di comparsa
di clown.
Io discutevo
io pretendevo
io lamentavo inutili lamenti
predicando a sproposito
filosofie e sentenze
dal pulpito della mia presunzione.
Adesso che sono guarita
io passo le ore
ad ascoltare il “non dolore”
a benedire le piccole cose
del giorno
che si accende
nei sapori innocenti
dell’acqua e del pane.
e a n
e... meglio ancora il privilegio di una tazzina di caffè con te al bar dell'amicizia. ciao
"" ascoltare il “non dolore”
a benedire le piccole cose"" Come sempre SILVIA DELL'ISOLA non si smentisce.Sono cose che si imparano vero Silvia ? E, quello che conta, è trarne positività per il resto del cammino. Baci,baci,baci.P.S. la poesia è tutta pregevole.
Grazie Renata,
perchè sei davvero speciale e perchè in poche ore mi hai dato tanto, davvero!
Mi sono permessa di aggiungere il link al tuo blog sul mio, tra le mie letture preferite; spero non ti dispiaccia.
Un bacio
Zahxara - Certo sono contenta che tu mi indichi tra le tue letture preferite. e ti ringrazio. e, data l'ora, andiamo a nanna, sorridendoci. Bacio
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