Una mamma, preoccupata perché il figlio quindicenne si avvia a gestire la sua autonomia, con eccessiva spensierata superficialità mi ha coinvolto nel suo disagio.
Anch’io ritengo che il tragitto che lo traghetterà nell’età adulta sia fondamentale e considerato che sono, per questioni anagrafiche, «in panchina», ho già avuto modo di cogliere, in alcuni adolescenti (e non solo), atteggiamenti che lasciano intuire frustranti insicurezze interiori.
Chi maschera il suo disagio alternando fasi di isolamento con periodi di euforia, adotta quasi sempre comportamenti sopra le righe. Mutismo in casa ed eccessiva dipendenza dagli amici. Capita così di chiedersi con giustificata preoccupazione, se si è inserito in «un gruppo» o è confluito, forse inconsapevolmente, «nel branco».
Qualunque individuo che abbia completato la sua formazione, conosce perfettamente la differenza ma, per un ragazzo che si affaccia fiducioso alla vita, potrebbe non essere altrettanto lampante.
Può quindi essere utile ribadire che l’appartenenza al «gruppo» consente di interagire alla pari, fruendo di conoscenze ed esperienze comuni che influiscono positivamente sull’interiorità, mentre l’appartenenza al «branco» ha ben altre caratteristiche.
Il termine «branco» - opportunamente ripreso dal linguaggio convenzionale riferito agli animali - presuppone la presenza di un «capo branco» (quasi sempre un bullo, sempre dissacrante e malamente orientato) che si attornia di elementi subordinati, facilmente addestrabili ad imprese che hanno come sfondo la prevaricazione e la prepotenza collettiva a danno del singolo.
Pertanto, è necessario evitare di assegnare, nel campo della stima, posizioni privilegiate a chi ha meriti tutti da comprovare (guai ai falsi idoli)! È inoltre opportuno valutare se basta inserirsi in un contesto qualsiasi, accettando ciò che passa il convento o è meglio adottare un criterio anche solo parzialmente selettivo.
La speranza della mamma che ha formulato la sua amorevole richiesta d’aiuto potrebbe poggiare su un sereno dialogo, e magari concludersi con una affettuosa esortazione al figlio; «Ricorda che anche tu sei unico, irripetibile e dovrai essere fiero dell’uso che avrai saputo fare dei talenti che ti sono stati dati in sorte».
In teoria, s’intende! Perché, in pratica, sarà soltanto il giovane protagonista che dovrà fornire la necessaria collaborazione. Solo questa è l’inconfutabile certezza. -
P.S. Mi è stato attribuito l’uso di un linguaggio poco adatto al contesto giovanile infarcito di una diversa genuina spontaneità. Ci penseranno i giovani genitori ad adeguare il linguaggio perché «cavolo!» per me è tardi per cambiare. –
Anch’io ritengo che il tragitto che lo traghetterà nell’età adulta sia fondamentale e considerato che sono, per questioni anagrafiche, «in panchina», ho già avuto modo di cogliere, in alcuni adolescenti (e non solo), atteggiamenti che lasciano intuire frustranti insicurezze interiori.
Chi maschera il suo disagio alternando fasi di isolamento con periodi di euforia, adotta quasi sempre comportamenti sopra le righe. Mutismo in casa ed eccessiva dipendenza dagli amici. Capita così di chiedersi con giustificata preoccupazione, se si è inserito in «un gruppo» o è confluito, forse inconsapevolmente, «nel branco».
Qualunque individuo che abbia completato la sua formazione, conosce perfettamente la differenza ma, per un ragazzo che si affaccia fiducioso alla vita, potrebbe non essere altrettanto lampante.
Può quindi essere utile ribadire che l’appartenenza al «gruppo» consente di interagire alla pari, fruendo di conoscenze ed esperienze comuni che influiscono positivamente sull’interiorità, mentre l’appartenenza al «branco» ha ben altre caratteristiche.
Il termine «branco» - opportunamente ripreso dal linguaggio convenzionale riferito agli animali - presuppone la presenza di un «capo branco» (quasi sempre un bullo, sempre dissacrante e malamente orientato) che si attornia di elementi subordinati, facilmente addestrabili ad imprese che hanno come sfondo la prevaricazione e la prepotenza collettiva a danno del singolo.
Pertanto, è necessario evitare di assegnare, nel campo della stima, posizioni privilegiate a chi ha meriti tutti da comprovare (guai ai falsi idoli)! È inoltre opportuno valutare se basta inserirsi in un contesto qualsiasi, accettando ciò che passa il convento o è meglio adottare un criterio anche solo parzialmente selettivo.
La speranza della mamma che ha formulato la sua amorevole richiesta d’aiuto potrebbe poggiare su un sereno dialogo, e magari concludersi con una affettuosa esortazione al figlio; «Ricorda che anche tu sei unico, irripetibile e dovrai essere fiero dell’uso che avrai saputo fare dei talenti che ti sono stati dati in sorte».
In teoria, s’intende! Perché, in pratica, sarà soltanto il giovane protagonista che dovrà fornire la necessaria collaborazione. Solo questa è l’inconfutabile certezza. -
P.S. Mi è stato attribuito l’uso di un linguaggio poco adatto al contesto giovanile infarcito di una diversa genuina spontaneità. Ci penseranno i giovani genitori ad adeguare il linguaggio perché «cavolo!» per me è tardi per cambiare. –
16 commenti:
Questo no. non è mai tardi per cambiare, forse un tantinello complicato, ma mai tardi!
Comunque il problema branco-gruppo c'è, o fai parte del branco o sei fuori e decidere di farne parte esula dalle condizioni familiari!
E' stato scritto molto su questo tema... e sulle crisi adolescenziali fin dagli anni 60 sono state pubblicate opere a go-go (indice che qualcosa è cambiato nella mentalità degli adulti)... addirittura hanno realizzato un fumetto che, inconsciamente nei giovani, ha preso piede proprio in quella fascia d'età. Parlo dell'uomo ragno che psicologicamente rappresenta il disagio di passare dallo stadio puberale all'adulto!
Sul tema tempo addietro ho letto qualcosa di cui poi ho timidamente accennato qualcosa in un articolo sul mio blog che comunque ha poco a che vedere con questo articolo.
Mi hanno colpito invece le parole "...tu sei unico..." perché mi hanno richiamato alla mente alcuni testi di Max Lucado "Tu sei speciale" e "Tu sei mio", che peraltro si adattano perfettamente alla situazione e cioè andare oltre le apparenze (del branco-gruppo) e presa coscienza delle propio essere... che in fin dei conti è quello che dovrebbe comprendere ogni giovane virgulto adolescente.
Sicuramente il sostegno familiare è fondamentale e il dialogo è d'obbligo, ma oltre al dialogo deve esserci anche la comunicazione e la comprensione. Io, genitore, devo abbassarmi alla sua altezza e guardarlo negli occhi mentre parla e non ascoltralo distrattamente mentre magari sto facendo altro.
ora però prendo una forbice e la taglio qui, che già mi sono dilungato abbastanza e probabilmente, scrivi e scrivi, avrò anche cambiato binario... ma ritornerò con mente un po' più lucida!
Buongiorno renata cara, e un abbraccio caffèttuoso!
Ciao Angelo, uno sfogo paterno e caldo. Bene. L'importante è rendersi conto che il problema esiste e dedicargli l'attenzione che merita. Di più non si può fare,credo. Buona giornata.
Giustissima sintesi del comportamento adolescenziale:
"Mutismo in casa ed eccessiva dipendenza dagli amici"
Secondo me, Renata è un atteggiamento molto frequente fra gli adolescenti.
E di per sè, non sarebbe pericoloso, se non per il fatto che "quegli amici" il più delle volte non si sa chi siano.
Pur stando con gli occhi aperti, un genitore non può conoscere tutti coloro che il figlio frequenta.
La soluzione, non facile, certo serve aiutare SEMPRE il figlio ad avere stima di sè, concedendogli fiducia e -come ben scrivi tu - facendolo sentire speciale, o - quantomeno - convincerlo che se la caverà.
Per il bullismo, c'è un sito di cui voglio scrivere anch'io sul blog, poi ti passerò il link.
Credo che anche per questo tremendo fenomeno del bullismo, sia necessario un passa-parola.
Ti farò sapere.
Un forte abbraccio.
non sei al passo con i tempi! il linguaggio giovanile odierno è sintetico, conciso e soprattutto volgare! edvi fare pratica!
un saluto e una buona giornata!
Ciao Dama. Ho molto a cuore i problemi dei giovani perchè ho nitido il ricordo della mia "stupidera" come diciamo noi bresciani per indicare il periodo dei si e dei no assoluti, dell'odio e dell'amore sviscerati. Bei tempi, però ! Senza saggezza, sentirsi invulnerabili! Però...... Grazie Dama.----------------------------------------------------------
CASKA - ti sto rincorrendo ti vorrei contattare ma temo che l'indirizzo caska12@gmail.it non funzioni perchè mi rimandano la posta. Mi aiuti ? Grazie.
ti ho risposto anche da me, è caska12@gmail.com avevo sbagliato io a segnarlo come it scusa!
provo di nuovo a "postare" il mio link:
quei bambini che...
Come genitore con un'anzianità di 14 anni ancora ritengo di non trovarmi appieno nella fase a cui fate riferimento, ma nel legger trovo delle apparenti contraddizioni.
Se devo dar fiducia alle doti di mio figlio, devo necessariamente riconoscere a lui la capacità di scegliersi gli amici; non vedo altrimenti.
Quindi il lavoro sul ragazzo dovrebbe esser stato fatto prima, in modo tale di aver coscienza di avergli fornito tutti gli strumenti per gestirsi in ogni situazione, da genitore se avrò lavorato bene avrò anche fiducia sulle sue capacità nell'utilizzo adeguato degli STRUMENTI.
Posto che a volte anche dopo un "ottimo lavoro" i casi della vita sono egualmente nefasti, proverò a lasciare un consiglio.
Parlare ai nostri figli, non giudicando gli altri, men che mai i loro amici, ma spiegando solo in generale, tentando di dir loro come distinguer la natura umana, contrapponendo in un rapporto chi da e chi prende, e anche che al di là dei "discorsi da amici", chi nei fatti si comporta coerentemente nel volerti bene e chi lo fa solo a parole; insegnando a distinguere chi li fa soffrire e chi no impareranno ad esser più selettivi, ed anche a capir cosa è meglio per loro stessi.
Facile a dirsi... !
Renata, scusami se rispondo a Lucignolo, ma questa sua frase
"Quindi il lavoro sul ragazzo dovrebbe esser stato fatto prima, in modo tale di aver coscienza di avergli fornito tutti gli strumenti per gestirsi in ogni situazione, da genitore se avrò lavorato bene avrò anche fiducia sulle sue capacità nell'utilizzo adeguato degli STRUMENTI."
mi sembra molto giusta.
L'educazione non può essere pronta solo per i momenti critici, quali appunto quelli adolescienziali, ma a monte, praticamente da quando nostro figlio nasce.
Ciao a tutti e un bacio a renata!
Ben tornato Lucignolo! Dici bene: Facile a dirsi... !Perché "da genitore se avrò lavorato bene" l'avrai fatto mentre era nel nido e potrai così SPERARE che i voli all'esterno si svolgano correttamente. Poi aggiungi "
avrò anche fiducia sulle sue capacità nell'utilizzo adeguato degli STRUMENTI"" E qui interviene , a mio vviso e per quel che vale,la necessità di tenere d'occhio l'evoluzione dell'adolescente, cercando di conoscere (per quanto possibile) gli amici che frequenta. e poi, caro Lucignolo SPERARE, SPERARE SPERARE.Sul consiglio finale non si può che concordare. Pienamente. A presto.
Ciao Dama, se non è telepatia la nostra !?! Mentre tu ti rivolgevi a Lucignolo io lo facevo da parte mia e sono contenta che, in concreto tu abbia completato il mio pensiero estrapolando una frase significativa di Lucignolo.Se si è genitori amorevoli e attenti come noi cerchiamo di essere si può solo condividere e poi ripeto, sperare. E spesso le speranze si realizzano.Buona notte cara Dama.
Qui la discussione continua, ma io proprio non ce lafaccio auguro a tutti la buona notte in particolare alla padrona di casa che ringrazio di avermi gentilmente ospitato. Buona notte renata cara e un abbraccio 15enne
X LUCIGNOLO= mio padre qndo andai fuori x l'università e scherzando gli dissi:
"di che ti preoccupi? se ti fidi qua,cosa vuoi che cambi là"
e lui:
"ma io mi fido...tanto ormai posso solo raccogliere da te,qllo che ho fatto ho fatto....di certe cose ormai posso insegnarti ben poco"
Ogni tanto...nella mia vita da fuorisede ciò pensato!
Un saluto
X RENATA=se nn è mai tardi x imparare....come conseguenza logica,e quasi sillogistica,nn è mai troppo tardi x cambiare.
Più sai...più cambi è qsta una delle tante fortune della vita!
ti abbraccio di cuore! :)
Aveva ragione il tuo papà, cara Desa! Il fatto che tu ricordi (evidentemente approvando) lo dimostra. Tutto ciò che possono e devono fare i genitori è una buona semina. Il raccolto è successivo e legato a fattori che non riguardano gli educatori. Il maltempo, grandine, la siccità e tutte le turbative che vengono dall'esterno.Finita la semina...resta la speranza.Starai dormendo e io ti mando una carezza lieve.
Gentile Desa, riesci a "tollerare" che io esprima sottovoce una domanda ? Amo profondamente il nostro bell'idioma e mi lascia perplessa la nuova moda di applicare contrazioni alle parole. Scrivere cmq - qst -qllo cosa ti regala in più ? una o due vocali omesse...facilitano ? Messaggini sul cellulare diventano talvolta indecifrabili e nel corsivo di una corrispondenza come la nostra sono (a mio modesto avviso)di scarso vantaggio. Vada per il + e per il x ma, adottare il sistema abitualmente mi sempra perlomeno inutile.Per contro, mi piace molto il TVB che aggiunge intimità all'espressione affettuosa. E con questo non credo di contraddirmi.Anzi confermo che come in ogni settore è inopportuna l'esagerazione . Ma io agli occhi dei giovani sono "fuori". E' così?
Ancora x Desa e sempre affettuosamente. Riporto la frase del tuo commento :
"se nn è mai tardi x imparare....come conseguenza logica,e quasi sillogistica,nn è mai troppo tardi x cambiare." Se ti riferisci al P.S. del mio post
"per me è tardi per cambiare" mi vedo costretta a precisare che "cavolo" o simili non costituiscono cambiamento ma, espressioni pittoresche che si possono adottare o meno. Ma diventano (se abituali) un cambiamento che non suscita il mio interesse.Sono superata ? Da cosa ? Da un cavolo" Mha!
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