20 giugno 2017
- In cascina vivevano,
abbastanza autonomamente, numerose famiglie e i bambini abbondavano
.Ricordo che quando ad una mamma si chiedeva “Quanti figli ha ? la
risposta era sempre preceduta dalla parola “Viventi !” “Viventi 7 “
Viventi 14 “ e viventi stava a significare che i più gracili, quelli
che non ce la facevano erano (quasi) nella previsione. Il freddo, la
miseria, la lontananza dai centri di cura dove, per arrivarci c’erano
soltanto le biciclette, quando c’erano. E le strade, d’inverno, diventavano impraticabili.
La mia zia Isabella abitava stabilmente in cascina con lo zio Vittorio e
non avevano figli. Io arrivavo, attesa e amnirata dalla città, perché
portavo sempre le scarpe e una ventata di curiosità animava i bambini
del posto : “ Ghe riat la bresanina “ è arrivata la brescianina !
Nelle lunghe serate estive, sotto il lungo portico sistemavamo le panchine e io facevo teatro. Recitavo poesie, e inventavo scenette scegliendo tra i bimbi del posto, gli aspiranti attori. La scenetta che dovevo ripetere a furor di “bis” era la seguente: In scena con qualche straccio legato sui fianchi per farla sembrare adulta una bimba grandicella doveva chiedermi :
“Che fai bella fanciulla che guardi lontano per quella via ?” “ Oh, se sapessi –rispondevo io molto calata nella parte – quando fu morta, l’han portata di là la mamma mia, ma mi han detto che debba tornare ! “ “ Ma non sai bella bambina che i morti al mondo non tornano più ?” e io con sul viso l’espressione dell’ indomita certezza rispondevo “Tornan nel prato i fiorellini miei, tornan le stelle…TORNERA’ ANCHE LEI “e gli applausi, anche degli adulti per questa attestazione di incrollabile fiducia, erano scroscianti !
Tutto questo ci procurava quasi sempre una fettina di prezioso bossolà. (una semplice torta col buco, pieno di felicità)
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Nelle lunghe serate estive, sotto il lungo portico sistemavamo le panchine e io facevo teatro. Recitavo poesie, e inventavo scenette scegliendo tra i bimbi del posto, gli aspiranti attori. La scenetta che dovevo ripetere a furor di “bis” era la seguente: In scena con qualche straccio legato sui fianchi per farla sembrare adulta una bimba grandicella doveva chiedermi :
“Che fai bella fanciulla che guardi lontano per quella via ?” “ Oh, se sapessi –rispondevo io molto calata nella parte – quando fu morta, l’han portata di là la mamma mia, ma mi han detto che debba tornare ! “ “ Ma non sai bella bambina che i morti al mondo non tornano più ?” e io con sul viso l’espressione dell’ indomita certezza rispondevo “Tornan nel prato i fiorellini miei, tornan le stelle…TORNERA’ ANCHE LEI “e gli applausi, anche degli adulti per questa attestazione di incrollabile fiducia, erano scroscianti !
Tutto questo ci procurava quasi sempre una fettina di prezioso bossolà. (una semplice torta col buco, pieno di felicità)
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