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C’era a quel tempo, un evento ricorrente che eccitava le fanciulle ed era
il bagno settimanale al fiume. Partivamo, nel tardo pomeriggio del sabato,
ognuna con il fagottino della biancheria pulita, un asciugamano e una fetta di
sapone di Marsiglia conservato in una scatolina di latta.
Si, d’accordo, c’era la gioia dello stare
insieme, l’eccitazione per il superamento del contatto con l’acqua gelida del
fiume, ma a 14, 15 o 16 anni c’era anche un altro elemento che contribuiva a
rendere civettuolo il nostro procedere. I ragazzi della cascina si appostavano
tra i cespugli per spiarci e noi lo sapevamo! Le ragazze del posto indossavano,
per entrare in acqua, delle camicione larghe, di tela grezza, senza maniche,
corte fino al ginocchio che non si appiccicavano al corpo, nemmeno bagnate.
Ma io ero l’unica, invidiata diva del momento, ad indossare il costume da bagno
di lana che spinava un po’ ma lasciava scoperte interamente le gambe.
Ridevamo
di tutto e per niente e ad un certo punto entravamo in quell’acqua al cui
ricordo ancora gelo. Non
si nuotava ovviamente perché quello era un bagno dedicato all’ igiene e con
quel sapone ci lavavamo anche i capelli. Quando i ragazzi uscivano allo
scoperta fingevamo di stupirci e tiravamo loro i sassi del fiume, facendo
attenzione a non colpirli. Ma che sfacciati, opperbacco, sussurravamo
intimamente compiaciute.
Ma finita
la terza media il tempo degli svaghi si è drasticamente ridotto e io ho dovuto
affrontare il mondo del lavoro. 14 anni, licenza di scuola media, vengo a
colloquio con un noto commercialista in Brescia, con la mia mamma al fianco che
temeva mandassi tutto all’aria con qualche risposta azzardata. E la prima è
uscita nell’approccio. “Quanti anni hai ?” “14, e lei? “ Ma era una risposta
così allegra, sorridente e provocatoria che ha stimolato la simpatica risposta
“49, perché ? Vuoi assumermi ?” E il ghiaccio era rotto.
“Cosa sai fare?”
“Pochissimo, un po’ di dattilografia e un po’ di stenografia, ma ho voglia
d’imparare “ Lo vedo perplesso osservare la pagella e prendere brevi appunti.
“Scusi Dottore – se le può andar bene io incomincio domani, provo un mese e se
le vado bene mi paga e mi tiene. Se non le vado bene la ringrazio e me ne vado
“ Il dr.Zanini sorride e mi congeda con una stretta di mano : “Domani mattina
alle 9, puntuale” Ci sono rimasta due anni, molto importanti per il mio
apprendistato poi, in piena guerra sono stata assunta in una sede del Ministero
delle Finanze che da Roma si era trasferito nella mia città . Avremo tempo di
parlarne !
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