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Sorrido da dietro le tende, lo accarezzo con lo sguardo mentre cerco di indovinare i suoi pensieri : “Cavolo, questa scuola anche di sabato, che stress! “ questo lascia presumere il suo annoiato procedere sulla strada. Volo idealmente ai miei verdi anni e mi pongo al suo fianco. Lo spintono un po’. “Dai muoviti, non vedi che è tardi ?" E lui si affretta appena, appena con l’aria di concedersi. Mi avrà sentito ?
Io, a scuola, arrivavo sempre di corsa, un po’ affannata. Spesso avevo già speso i pochi spiccioli che mi venivano consegnati per la filovia e mi facevo una bella scarpinata quasi correndo. I libri, tenuti assieme da una cinghia e il cuore sempre teso a qualche nuova conquista. Avida di conoscenza, entusiasta, protesa verso l’ignoto che avrei voluto scandagliare....tutto in una volta. Alla sua età, frequentavo la terza media, c’era la guerra, avevo sempre fame e vivevo, come tutti, in ristrettezze e qualche volta, passavo la notte nella cantina umida e insicura (eletta a “rifugio”) durante i bombardamenti.
Questo ignaro adolescente avrà dormito in una casa ben riscaldata e certamente avrà consumato una buona colazione. Ma naturalmente non è consapevole dei privilegi che la sorte gli ha riservato. Lui non conosce il mio vivere e io, a malapena, riesco a rendermi conto del suo. Classi miste che accolgono ragazzi e bambine di diversa provenienza geografica e – a seconda di ciò che “si portano da casa” - avranno atteggiamenti di accoglienza o discriminatori.
Perché è indubbio che arrivano a scuola già intrisi di convincimenti assorbiti in famiglia . I ragazzi oggi sono esperti in ogni diavoleria elettronica, in attività sedentarie, in tutto ciò che offre la tecnologia più avanzata. Per contro non possono correre sicuri sulle strade, non giocano “a mondo” a cicotti sul marciapiede, non sanno niente dei cortili, delle sedie fuori dall’uscio, delle chiacchiere dei vecchi, dell’abito della festa, della cena a base di caffé/latte, dei pranzi a polenta e uova all’olio, delle lenzuola gelide. Non so nemmeno se hanno un salvadanaio, se conoscono l’attesa di un giocattolo, di una vacanza, di un premio.
Hanno molto di più e tanto di meno. Però, loro e noi (giovani di ieri) siamo virtualmente accomunati da una indimenticabile, fuggevole ricchezza che “ha un nome lungo e breve.....giovinezza !” r.m.