venerdì 28 marzo 2008

Essere genitori, oggi.

Pubblicata da IL GIORNALE il 17 novembre 2007
Il rapporto ideale “genitori-figli” ripropone tematiche complesse e di non facile soluzione. Quello che posso, constatare quando il tema viene dibattuto tra persone della mia età – in pratica, tra nonni e bisnonni - emerge inequivocabile l’importanza che ha assunto nella nostra formazione la figura del “timoniere”. In concreto,ricordiamo tutti, quasi con compiacimento, le direttive, il polso fermo (indifferentemente del padre o della madre) e perfino i divieti.
E nessuno di noi ha dimenticato il posto privilegiato che era riservato ai meriti. Ottenere, dopo aver meritato era essenziale mentre, attualmente, la gioia di assaporare la sensazione delle piccole conquiste pare …scomparsa. Prevenire, perfino, i desideri dei figli sembra essere, nell’ambito parentale, tacitamente convenuto. Che i tempi portino cambiamenti è naturale e accettabile, ma fare attenzione affinché il cambiamento non assomigli al degrado è quanto meno auspicabile ! Come riconoscere il degrado? Forse nell’insicurezza dei nostri ragazzi, nel loro disagio, nel loro restare a lungo tra le braccia protettive della famiglia. Forse. E’ difficile trarre conclusioni ma, possiamo continuare a provarci.
Per avallare l’importanza dei tentativi, mi permetto riferire che ho regalato un poster ai miei pro-nipoti. Ben incorniciato e ornato, pone in risalto la seguente scritta “Una mano pronta ad aiutarti, potrai sempre trovarla….in fondo al tuo braccio !” e, di mio pugno, ho aggiunto “per la serie:ranget”. Per chi avesse dimenticato o addirittura non conoscesse il termine legato alla brescianità, “ranget” è l’esortazione all’autonomia, al mettersi in gioco, allo sfruttare le risorse personali. Insomma “arrangiati”! Come puoi, anche se non sarà come vuoi, ma cresci. E noi genitori abbiamo, anche in quest’ àmbito, il dovere di contribuire .

Forse non ho regalato molti sorrisi ai miei genitori, negli anni della mia formazione, perché una buona dose di severità ha connotato i miei percorsi adolescenziali, ma sono certa che quella cauta, misurata rigorosità, mi ha consentito di affacciarmi alla vita con maggiori risorse. Nel pieno rispetto di eventuali, differenti pareri soggettivi, é comunque opportuno riservare al problema la dovuta costante attenzione e poi…..continuare a sperare. Renata Mucci -
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E' così cara Renata, noi genitori non siamo più in grado di dire ai nostri figli "arrangiati" Che strano, no? Quell'espressione sembra un atto di egoismo invece, è un gesto di grande generosità. Arrangiati, cavatela da solo, affronta la vita. Cresci. Ogni volta ci diamo mille scuse per spiegare la nostra ansia e ci ripetiamo all'infinito che il momdo è cambiato. Invece...siamo cambiati solo noi. Forse è il fatto che, se dedichiamo ai figli troppo poco tempo, alla fine ci sentiamo in colpa. E per compensare il sentimento di colpa cerchiamo di proteggerli, di anticipare i loro desideri, di evitare ogni rischio. Se potessimo, li rinchiuderemmo in una teca di cristallo. Dimenticando che sono proprio i rischi che aiutano a diventare grandi. E' sbattendo la faccia per terra che si impara a rialzarsi. Ecco: i nostri figli diventano grandi senza questo elementare allenamento. E così, la prima volta che cadono...si sentono perduti. Non è vero, cara nonna Renata? Lei, per esempio, si muove tra computer e mail con grande destrezza. Avrà imparato, si sarà fatta aiutare. Comunque se l'è cavata! Quanti dei ragazzi di oggi, arriveranno alla sua età can altrettanta capacità di arrangiarsi ? F/to Mario Giordano.

3 commenti:

  1. Ciao Remata, eccellente post... E' retorico se ti dico : che fare i genitori è il mestiere più difficile al mondo? Per quanto si cerca di renderli indipendenti questi figli... Si ha sempre troppa voglia di coccolarli e di proteggerli. Non so se sia giustificabile la cosa. Purtroppo i genitori di oggi , sono fondamentalmente più egoisti, pretendendo e mantenendo i propri spazi... Forse ai tuoi tempi la famiglia era al centro dell' universo, oggi la precarietà e la velocità della vita, non permettono più di soffermarsi ad osservare, i figli. Così per i grossi sensi di colpa.. Si concede tutto e di più. Premetto, che non condivido affatto questo modo di comportamento. Mi ritengo fortunata il potermi permettere di non lavorare per seguire i primi anni dei miei bambini personalmente. grazie

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  2. Jasna!Domani, se lo ritrovo, posterò uno scritto che risale a qualche tempo fa e ricorda i miei (obbligati) trascorsi lavorativi e conseguentemente le mie rinunce di mamma. Non c'è niente di retorico in ciò che affermi,solo che forse è sempre stato così. Mia mamma mi guardava, ammalata di dolore, negli anni di guerra, con tanta pena negli occhi e nel cuore. Essere genitori è determinante, coinvolgente e difficile SEMPRE. Io credo.Ma i genitori hanno un'arma che è anche una risorsa: l'amore.

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  3. Ho avuto recentemente noie al p.c. e molte cose sono sparite. Compresa quella che volevo postare oggi ma, ne ricordo perfettamente i contenuti. Spiegavo che il lavoro a tempo pieno per una lavoratrice/madre é incompatibile perchè mortifica entrambi i ruoli. I figli non aspettano l'ora X per parlare dei loro sogni, delle loro frustrazioni, delle loro ansie. Le vivono così,quando si presentano e se non sei al loro fianco non le raccogli, non le indirizzi, non le condividi. Hai fatto la scelta migliore anche per te stessa.Ho lavorato per anni fuori casa e mi sono trovata accanto un figlio che a vent'anni non si lasciava intuire. E il mio dolore di allora non troverà mai le parole adeguate ad esprimersi. Il rapporto si è in seguito addolcito e negli anni è diventato sincero e complice ma, ciò che ho perso di lui non l'ho mai più recuperato!

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