Il Natale
dei miei anni infantili ( 1930/40 ) era caratterizzato da un rituale atteso e
sempre uguale. Qualche giorno prima del festoso evento, papà andava a scovare -
non so da dove - il grosso pentolone che serviva soltanto in quell'occasione e
lo poneva sul tavolo della vasta cucina che era il cuore della casa e della famiglia
e mamma lo lavava e lo asciugava in attesa di utilizzarlo.
Sarebbe
servito a cuocere il cappone allevato in cascina dalla zia Isabella e io
aspettavo i preparativi successivi che mi affascinavano fino all'ultima fase
che vedeva il cappone, ripieno e ben ricucito, immerso nell'acqua calda, salata
e con un gambo di sedano e una cipollina. Il pentolone posto sulla piastra
rovente della stufa a legna iniziava così, pian piano, ad emanare il
caratteristico profumo che riempiva la casa e l'atteso giorno di Natale il
cappone veniva tranciato e ben sistemato nel "piatto di portata" e
servito caldo e odoroso, festosamente preceduto dagli agnolini in brodo.
Non c'erano
antipasti e - per finire - qualche mandarino e una fetta di crostata fatta
dalle mani abili di mamma. Tutto qui ! L'albero di Natale non esisteva e
nemmeno l'abitudine di fare regali però, vicino al presepio che, giorno
dopo giorno, aveva tenuto gioiosamente occupati tutti noi di casa, qualcosa di
utile per me e mia sorella, c'era sempre. In questi ultimi anni questa
ricorrenza ci ha portati a indulgere verso più vistose manifestazioni, ma non
so se sono quest'ultime a renderlo più sereno e a predisporlo al
rimpianto.
Nel
ricordare con tenerezza quello che, per tutta la famiglia, era un pranzo
indimenticabile, rivivo con nostalgia l'atmosfera insolitamente
eccitante e piena di aspettative che lo precedeva e neppure dimentico il gioioso
sostare davanti al camino dove ci si radunata per parlare ed ascoltarci,
gustando le caldarroste sempre insufficienti, anche se abbondanti.
A questi
eventi è malauguratamente seguita – dal giugno del 1940 – una guerra devastante
e cruenta che ne ha impreziosito il ricordo, connotandolo con uno struggente
rimpianto.
Nel porgervi questo mio "C'era una
volta" auguro a tutti e comunque, tanta pace e gioia nel cuore,
affettuosamente- Renata Mucci - remucci@tim.it
Gioia e dolore, due facce della stessa medaglia.
RispondiEliminaI ricordi accompagnano il nostro cammino, sempre. Buon Anno!