bloch notes di renata mucci
Giornale di Brescia 24 dicembre 2017
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Giornale di Brescia 24 dicembre 2017
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In questi giorni di vigilia, dolcemente amarcord ! Io e mia sorella
(di tre anni più grande) frequentavamo le elementari passavamo
obbligatoriamente per recarci a scuola, davanti alla Chiesa delle
Grazie, poco distante dalla nostra abitazione e notavamo quel paio di
mendicanti che sostavano, accovacciati sotto il volto, intirizziti dal
freddo.Spesso davamo loro un panino che acquistavamo, caldo e
fragrante, nella forneria di fronte o lasciavamo qualcosa che portavamo
da casa ma, nei giorni precedenti il Natale, davamo vita ad un rituale
sempre uguale.
Confortate dal sorriso e dall’approvazione della mamma, vuotavamo emozionate i nostri salvadanai e - che, per la verità non contenevano grandi capitali – e ne facevamo due mucchietti già mentalmente destinati ai soliti mendicanti. Non era sempre gli stessi, ma li vedevamo comunque per mesi sotto quel portico. Ai nostri pochi risparmi, la mamma aggiungeva qualche indumento smesso, suo o del papà e ne faceva un bel pacchetto infiocchettato.
Ricordo che, al momento della consegna, uno dei due disse una volta “Che Dio ti benedica !” ed io fui molto contenta per quel saluto augurale. Poi venne la guerra, noi cambiammo casa e quel rito cessò ma, da allora, e sono passati più di ottant’anni . io continuo a destinare ogni anno a Natale una piccola cifra da regalare ad un paio di ragazzi di colore che – soli e lontani dalla loro terra d’origine e dalla loro famiglia -tendono la mano. Il loro grato stupore e il loro ampio sorriso mi ricordano quel “Che Dio ti benedica !” che era premio allora come oggi. Domani è Natale e io auguro a voi tutti, da questo spazio, tanta salute e tanta serenità, Che sia un Natale di gioia.(r.m.)
Confortate dal sorriso e dall’approvazione della mamma, vuotavamo emozionate i nostri salvadanai e - che, per la verità non contenevano grandi capitali – e ne facevamo due mucchietti già mentalmente destinati ai soliti mendicanti. Non era sempre gli stessi, ma li vedevamo comunque per mesi sotto quel portico. Ai nostri pochi risparmi, la mamma aggiungeva qualche indumento smesso, suo o del papà e ne faceva un bel pacchetto infiocchettato.
Ricordo che, al momento della consegna, uno dei due disse una volta “Che Dio ti benedica !” ed io fui molto contenta per quel saluto augurale. Poi venne la guerra, noi cambiammo casa e quel rito cessò ma, da allora, e sono passati più di ottant’anni . io continuo a destinare ogni anno a Natale una piccola cifra da regalare ad un paio di ragazzi di colore che – soli e lontani dalla loro terra d’origine e dalla loro famiglia -tendono la mano. Il loro grato stupore e il loro ampio sorriso mi ricordano quel “Che Dio ti benedica !” che era premio allora come oggi. Domani è Natale e io auguro a voi tutti, da questo spazio, tanta salute e tanta serenità, Che sia un Natale di gioia.(r.m.)
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