Giornale di Brescia - 1° marzo 2016
Le parole straniere che fanno parte del quotidiano
A proposito della lettera apparsa sul GdB in tema di anglofonia, mi
piacerebbe poter esprimere un mio convincimento. È vero che
l’impostazione giornalistica indulge nell’uso di termini inglesi che
possono suscitare perplessità, ma non condivido l'eccessivo
risentimento.
L’uso di espressioni come toilette, boutique, coiffeur, manicure, bouquet (per ricordarne solo alcune), è stato adottato da tempo senza generare fastidi e più recentemente, termini come best seller, beauty center, manager, hostess, killer, top secret, striptease e non so quanti altri sono stati assorbiti senza traumi. Questi termini entrati ormai nel quotidiano, rappresentano a mio avviso un arricchimento per tutti, e sono quelli più recentemente importati che provocano la lamentata sensazione di disagio. E allora!
Basterà un po’ di pazienza, e nel frattempo mi chiedo prendendo il termine «blister» come lo traduciamo? «Involucro per pastiglie separate l’una dall’altra?». E feeling? Forse è più semplice non ostacolare l’uso di quelle parole straniere che si avviano a diventare di uso spontaneamente quotidiano come è avvenuto per garage, pedicure, cardigan, cabaret, girl, collants, computer, chalet, buffet, spray, relax, barman, mouse e molte altre. Ovviamente nel rispetto dei diversi pareri in merito auspico che gli organi d’informazione si premurino di mettere, all’approccio, il termine italiano a fianco di ogni parola di nuova introduzione, per favorirne l’assorbimento.
Renata Mucci
L’uso di espressioni come toilette, boutique, coiffeur, manicure, bouquet (per ricordarne solo alcune), è stato adottato da tempo senza generare fastidi e più recentemente, termini come best seller, beauty center, manager, hostess, killer, top secret, striptease e non so quanti altri sono stati assorbiti senza traumi. Questi termini entrati ormai nel quotidiano, rappresentano a mio avviso un arricchimento per tutti, e sono quelli più recentemente importati che provocano la lamentata sensazione di disagio. E allora!
Basterà un po’ di pazienza, e nel frattempo mi chiedo prendendo il termine «blister» come lo traduciamo? «Involucro per pastiglie separate l’una dall’altra?». E feeling? Forse è più semplice non ostacolare l’uso di quelle parole straniere che si avviano a diventare di uso spontaneamente quotidiano come è avvenuto per garage, pedicure, cardigan, cabaret, girl, collants, computer, chalet, buffet, spray, relax, barman, mouse e molte altre. Ovviamente nel rispetto dei diversi pareri in merito auspico che gli organi d’informazione si premurino di mettere, all’approccio, il termine italiano a fianco di ogni parola di nuova introduzione, per favorirne l’assorbimento.
Renata Mucci
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