Giornale di Brescia del 18 marzo 2016
!9 marzo, la festa del
papà e avrei voluto che fosse istituita quando c’era il “mi babbo” per
rendere omaggio alla sua ironia di toscanaccio verace che aveva lo
humour nel DNA. Lo amavo molto e mi incantavo a seguire le sue
molteplici attitudini perché lui sapeva fare moltissime cose, ma
guardarlo rilegare libri sgualciti che compravo usati, era uno
spettacolo veramente affascinante. Artigianalmente, in casa, con pochi
attrezzi si metteva pazientemente
all’opera e questi volumi uscivano dalle sue mani, rinnovati e belli. Mi
piace la festa del papà, che onora questa figura familiare a cui
finalmente è stata offerta l’opportunità di godere della vicinanza ad un
figlio, fin dal primo vagito. Ai miei tempi un figlio era sotto il
governo esclusivo della mamma fino all’età scolare e si privava così,
involontariamente, un padre delle gioie intime e irripetibili della
presa di coscienza dei nostri cuccioli nei confronti della vita. E’
bello veder un papà con un bebé tra e braccia o mentre gli offre le
prime pappe col cucchiaino e sempre, in queste occasioni, tornano alla
mente le parole di una poesia dell’amica Elena Alberti Nulli che
affidava al nostro dialetto il compito di sublimare i sentimenti. La
trascrivo per voi con la stessa emozione del primo stupito ascolto.
Al me papà
Nei dé de primaera, papà come l’è bel
fa ‘n giradì con tè söi Ronc o söl Castel.
Töta la zent la dis: “ma varda chei du lé
‘na pianta che camina en fiur che ghe cor dré”
Che bel parlà con te, pò fa na cantadina,
ne la tò mà issé granda se perd la mé manina.
Che salti le gambine per caminà con te,
per pudì sta al to pass de pass g’hó de fan tré
Töta la zent la dis: “ma varda chei du lé
‘na pianta che camina, en fiur che ghe cor dré
Se te me völet bé, papà tègnel a ment
regalem tante ólte do ure del tò temp.
Fra tanti tanti agn, per el tò pas cürtì
se scürterà anche el mé per stat sempre vizì.
Elena Alberti Nulli
Al mio papà Nei giorni di primavera, / papà, quanto è bello / fare un giretto con te / sui Ronchi o sul Castello./ Tutta la gente dice / “ ma guarda quei due lì/ una pianta che camminaun fiore che la rincorre. / Come è bello parlare con te / poi fare una cantatina, / nella tua mano così grande / si perde la mia manina./ Che salti le gambine per camminare con te, / per poter stare al tuo passo / di passi ne devo fare tre. / Tutta la gente dice“ ma guardaquei due lì / una pianta che cammina / un fiore che la rincorre”.Se mi vuoi bene, / papà, tienilo a mente, / regalami tante volte / due ore del tuo tempo. / Fra tanti tanti anni / per il tuo passo diventato corto / si accorcerà anche il mio / per starti sempre vicino.
Nei dé de primaera, papà come l’è bel
fa ‘n giradì con tè söi Ronc o söl Castel.
Töta la zent la dis: “ma varda chei du lé
‘na pianta che camina en fiur che ghe cor dré”
Che bel parlà con te, pò fa na cantadina,
ne la tò mà issé granda se perd la mé manina.
Che salti le gambine per caminà con te,
per pudì sta al to pass de pass g’hó de fan tré
Töta la zent la dis: “ma varda chei du lé
‘na pianta che camina, en fiur che ghe cor dré
Se te me völet bé, papà tègnel a ment
regalem tante ólte do ure del tò temp.
Fra tanti tanti agn, per el tò pas cürtì
se scürterà anche el mé per stat sempre vizì.
Elena Alberti Nulli
Al mio papà Nei giorni di primavera, / papà, quanto è bello / fare un giretto con te / sui Ronchi o sul Castello./ Tutta la gente dice / “ ma guarda quei due lì/ una pianta che camminaun fiore che la rincorre. / Come è bello parlare con te / poi fare una cantatina, / nella tua mano così grande / si perde la mia manina./ Che salti le gambine per camminare con te, / per poter stare al tuo passo / di passi ne devo fare tre. / Tutta la gente dice“ ma guardaquei due lì / una pianta che cammina / un fiore che la rincorre”.Se mi vuoi bene, / papà, tienilo a mente, / regalami tante volte / due ore del tuo tempo. / Fra tanti tanti anni / per il tuo passo diventato corto / si accorcerà anche il mio / per starti sempre vicino.
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