Un gesto fuori dagli schemi che esorta alla speranza. E - come dice l'ottimo Gramellini - NON stupisce che a compierlo, sia stata una donna.
-------------------------------------- Metterci la faccia
ANSA 28/01/2016
massimo gramellini
Sul lungomare di Genova, all’altezza della Lanterna, tute e divise si
fronteggiano da ore in cagnesco. Gli operai dell’Ilva vogliono
raggiungere la prefettura, i poliziotti hanno l’ordine di impedirglielo.
Volti contratti, camionette schierate, agenti vestiti da robocop. In
questi casi si dice che un gesto sbagliato farebbe precipitare la
situazione. Non si pensa nemmeno che possa esisterne uno giusto. Invece
quel gesto c’è e lo compie la vicequestore Canessa. Si sfila il casco,
mettendoci la faccia. La faccia spavalda di una donna, unica in mezzo a
tanti uomini. L’effetto è contagioso. I colleghi maschi si tolgono le
maschere e l’operaio più vicino tende una mano, che lei subito gli
stringe. Parlano di figli e di bollette da pagare. La tensione si
scioglie e, per una di quelle superiori armonie che troviamo più comodo
derubricare a coincidenze, un attimo dopo arriva la notizia che il
governo ha accettato di mediare il conflitto sindacale e che il corteo
potrà sfilare fino alla prefettura.
Un gesto d’impulso ha violato il regolamento di polizia ma ha cambiato le regole del gioco, rompendo lo schema scontato della contrapposizione per inserire una variabile intuitiva. È emblematico che sia successo a Genova, la città del G8. Sorprende meno che a compierlo sia stata una donna.
Un gesto d’impulso ha violato il regolamento di polizia ma ha cambiato le regole del gioco, rompendo lo schema scontato della contrapposizione per inserire una variabile intuitiva. È emblematico che sia successo a Genova, la città del G8. Sorprende meno che a compierlo sia stata una donna.
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