Giornale di Brescia 15 marzo 2015
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Molti ancora ricordano il 1968 che fu l’anno in cui esplose la
voglia di libertà assoluta e incondizionata che i giovani di allora
hanno trasmesso alla loro prole. E io che ho vissuto l’epoca precedente
intrisa di condizionamenti, divieti e costrizioni, ho guardato con
favore a quella sollevazione che proponeva diversi e più liberi
orizzonti sociali. Ma devo constatare che l’essere passati bruscamente
dai troppi NO al troppi SI ha escluso quell’equilibro che avrebbe potuto
monitorare il cambiamento e renderlo compatibile con le esigenze di
tutti. Si è del tutto cancellato il rispetto dei ruoli che erano alla
base dei rapporti tra
insegnante e allievo esautorando il maestro o il docente dalla sua
posizione di educatore. Se ieri eravamo schiavi dei genitori ci
ritroviamo oggi, sempre più spesso, schiavi dei figlie dei loro bisogni
e, obiettivamente - anche se non mi sento di dire che “si stava meglio
quando si stava peggio”- non mi sento nemmeno di affermare che i
risultati possano essere considerati soddisfacenti . In concreto, hanno
conservato una rassicurante autorevolezza sia
nella famiglia che nella scuola coloro che hanno allentato le briglie
continuando però a tenerle saldamente in pugno puntando sui tre valori
fondanti che sono RISPETTO, RISPETTO, RISPETTO .
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