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Una
giostra caotica sosta nella mia mente al pensiero del suicidio di
Lizzani. Ultimo di una serie. E io che, a 86 anni mi ritrovo ad amare
caparbiamente la vita, penso che – se ci vuole coraggio per apporre la
parola fine ad un’esistenza che ci vede ancora relativamente efficienti -
in concreto ci vuole… il coraggio di un attimo.
E a vivere ? A vivere da vecchi, occorre coraggio ogni attimo perché ci è quasi sempre preclusa la partecipazione alla vita. Non c’è più la seggiolina davanti al camino dove la famiglia a turno sostava, non c’è più la sosta fuori dalla porta che dava sul cortile o sulla strada e ci consentiva di vivere serenamente in panchina, guardando giocare. Raramente, qualcuno è interessato al tuo presente o al tuo passato che pure è diventato storico e se - nel migliore dei casi - un figlio ti telefona o passa per un frettoloso saluto, avrai occupato mezz’ora sulle 24 che ti sono assegnate ogni giorno.
Capisco Lizzani e coloro che, confrontandosi quotidianamente con il degrado fisico…non ce la fanno, ma per quanto mi riguarda spero non mi manchi mai questa voglia di amare, forse perniciosa e patologica che mi appartiene e mi incoraggia. E mi aiuta a credere che il modo di regalarsi agli altri, volendo, si trova sempre.
Un grazie, un sorriso, l’impegno in Internet, la mia Ketti (convivente a quattro zampe) la visita anche frettolosa di mio figlio che è sempre affettuosamente disponibile. E la vostra amicizia sono la mia riserva di ossigeno.
Penso ancora che invecchiare con i sensi svegli sia un irrinunciabile privilegio. E come dice una vecchia canzone concludo con un “grazie a la vita, che mi ha dato tanto. Che mi ha dato il riso, che mi ha dato il pianto” . Sorte che non è per tutti e non è da poco. r.m.
E a vivere ? A vivere da vecchi, occorre coraggio ogni attimo perché ci è quasi sempre preclusa la partecipazione alla vita. Non c’è più la seggiolina davanti al camino dove la famiglia a turno sostava, non c’è più la sosta fuori dalla porta che dava sul cortile o sulla strada e ci consentiva di vivere serenamente in panchina, guardando giocare. Raramente, qualcuno è interessato al tuo presente o al tuo passato che pure è diventato storico e se - nel migliore dei casi - un figlio ti telefona o passa per un frettoloso saluto, avrai occupato mezz’ora sulle 24 che ti sono assegnate ogni giorno.
Capisco Lizzani e coloro che, confrontandosi quotidianamente con il degrado fisico…non ce la fanno, ma per quanto mi riguarda spero non mi manchi mai questa voglia di amare, forse perniciosa e patologica che mi appartiene e mi incoraggia. E mi aiuta a credere che il modo di regalarsi agli altri, volendo, si trova sempre.
Un grazie, un sorriso, l’impegno in Internet, la mia Ketti (convivente a quattro zampe) la visita anche frettolosa di mio figlio che è sempre affettuosamente disponibile. E la vostra amicizia sono la mia riserva di ossigeno.
Penso ancora che invecchiare con i sensi svegli sia un irrinunciabile privilegio. E come dice una vecchia canzone concludo con un “grazie a la vita, che mi ha dato tanto. Che mi ha dato il riso, che mi ha dato il pianto” . Sorte che non è per tutti e non è da poco. r.m.
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