Tra le emozioni che restano
indelebili nell’anima, hanno uno spazio privilegiato i primi, primissimi
palpiti adolescenziali. Quelli che
rendono gli sguardi “ridenti e fuggitivi” come diceva il Poeta nell’ode “A Silvia”.
Palpiti audaci e timorosi che cercano concreti riscontri, pronti a immolare una purezza ingombrante, materiale e
di pensiero. Il momento del passaggio dal gioco alla realtà. E’ il tempo in cui
il corpo pone inquietanti domande e, nitido nel ricordo è tornato stamattina
il brivido di conferma che ha rappresentato per me, la visione romantica e
appagante del mio divenire di donna.
Il mio lui era già grande,
aveva nientemeno che 17 anni quando io ne compivo 14 e i suoi occhi pareva volessero rivelarmi il mistero e lo fecero nel
modo più dolce portandomi fin sulla soglia della mia femminilità. Pronunciò due parole che mi sono ripetuta stamattina,
con infinita tenerezza, specchiandomi.
“ Buongiorno Principessa!”
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