ORAMAI ! Detesto questa parola che deteriora il cammino già faticoso di chi di strada ne ha già percorsa tanta! Oramai...perché? D’accordo, nel terreno della vecchiaia ci sono insidie ed eventi anche sgradevoli, ma riguardano la salute, non la vecchiaia in sé.
La vecchiaia con la testa a posto dovrebbe abolire la parola “ormai” perché è conclusiva, rinunciataria, negativa. A cosa serve accogliere un nuovo giorno con una premessa che mette al bando la gioia?
Una giornata è un dono, è un arco di tempo che si aggiunge al lungo periodo trascorso, un “di più da vivere”, da sfruttare, da cogliere. Il lungo percorso che ci è stato concesso é stato invece negato a chi che è scomparso prematuramente, a chi vorrebbe essere al nostro posto, perché – quindi – non accoglierlo al meglio e dignitosamente ?
Porta con sé un po’ di problemi, di impicci, di noie, ma chiediamoci anche : “sono superabili?” Dopo di ché rimettiamoci in pista ! So per esperienza diretta che ciò richiede coraggio, so che non è facile e già mi ronzano nelle orecchie le solite amare obiezioni lagnose e negative, alle quali contrappongo sempre la consapevolezza del fatto che funzioniamo con materiale usato e che alcuni cedimenti sono inevitabili.
Quindi, senza pigrizia corriamo ai ripari e armiamoci di pazienza accettando la realtà. Non ci sentiremo più come ci sentivamo a cinquant’ anni però possiamo evitare di elencare i nostri guai - parlandone il meno possibile - provvedendo invece alacremente alla necessaria manutenzione.
Curiamo l’immagine ricordando che “mantenere un aspetto gradevole da giovani è un piacere, da vecchi... un dovere”. Cosa seria, è la solitudine. Spesso si accompagna alla fragilità fisica e alla vulnerabilità interiore, ma finché si è in grado di muoversi, di leggere, di guardare la tivù, di essere autosufficienti non preclude la partecipazione e se è vissuta in autonomia, è già avvantaggiata.
La lagnanza frequente è questa : “I figli si fanno vedere poco!” Ma noi sappiamo che stanno vivendo lo stesso periodo che ha assorbito anche noi alla loro età e che il nostro amore per loro non ha le caratteristche di un investimento, anzi, dovrebbe portare la scritta “a perdere” nel senso che è in concreto, la trasposizione di ciò che abbiamo a nostra volta ricevuto.
E se non è stato così, se non abbiamo ricevuto, se abbiamo sofferto, godiamoci il piacere di risparmiare ai nostri figli le frustrazioni che ci hanno disturbato!
La serenità é una conquista ! E’ un’arte che possiamo apprendere se lo vogliamo fermamente e costantemente, mettendo anzitutto al bando l’odiosa parola “ormai”. Vale la pena di provare. r.m.
Il Giornale – 19 dicembre 2007
Giornale di Brescia 11 dicembre 2007
La vecchiaia con la testa a posto dovrebbe abolire la parola “ormai” perché è conclusiva, rinunciataria, negativa. A cosa serve accogliere un nuovo giorno con una premessa che mette al bando la gioia?
Una giornata è un dono, è un arco di tempo che si aggiunge al lungo periodo trascorso, un “di più da vivere”, da sfruttare, da cogliere. Il lungo percorso che ci è stato concesso é stato invece negato a chi che è scomparso prematuramente, a chi vorrebbe essere al nostro posto, perché – quindi – non accoglierlo al meglio e dignitosamente ?
Porta con sé un po’ di problemi, di impicci, di noie, ma chiediamoci anche : “sono superabili?” Dopo di ché rimettiamoci in pista ! So per esperienza diretta che ciò richiede coraggio, so che non è facile e già mi ronzano nelle orecchie le solite amare obiezioni lagnose e negative, alle quali contrappongo sempre la consapevolezza del fatto che funzioniamo con materiale usato e che alcuni cedimenti sono inevitabili.
Quindi, senza pigrizia corriamo ai ripari e armiamoci di pazienza accettando la realtà. Non ci sentiremo più come ci sentivamo a cinquant’ anni però possiamo evitare di elencare i nostri guai - parlandone il meno possibile - provvedendo invece alacremente alla necessaria manutenzione.
Curiamo l’immagine ricordando che “mantenere un aspetto gradevole da giovani è un piacere, da vecchi... un dovere”. Cosa seria, è la solitudine. Spesso si accompagna alla fragilità fisica e alla vulnerabilità interiore, ma finché si è in grado di muoversi, di leggere, di guardare la tivù, di essere autosufficienti non preclude la partecipazione e se è vissuta in autonomia, è già avvantaggiata.
La lagnanza frequente è questa : “I figli si fanno vedere poco!” Ma noi sappiamo che stanno vivendo lo stesso periodo che ha assorbito anche noi alla loro età e che il nostro amore per loro non ha le caratteristche di un investimento, anzi, dovrebbe portare la scritta “a perdere” nel senso che è in concreto, la trasposizione di ciò che abbiamo a nostra volta ricevuto.
E se non è stato così, se non abbiamo ricevuto, se abbiamo sofferto, godiamoci il piacere di risparmiare ai nostri figli le frustrazioni che ci hanno disturbato!
La serenità é una conquista ! E’ un’arte che possiamo apprendere se lo vogliamo fermamente e costantemente, mettendo anzitutto al bando l’odiosa parola “ormai”. Vale la pena di provare. r.m.
Il Giornale – 19 dicembre 2007
Giornale di Brescia 11 dicembre 2007
Ciao Renata, sai che hai ragione... ora che ci penso neanche a me piace la parola (oramai)... Mi sa di arrendevole, finito, passato non vissuto... Meglio dire: ciò provato, ma non ce l'ho fatta. Buona giornata e buon voto per domani.
RispondiEliminaUn po' lunghino il mio post, ma sono contenta che tu l'abbia letto e - soprattutto - condiviso. E considera che tu hai (spero) raramenente motivo di rinunciare ma, quattro volte vent'anni, a volte ......Ero una che non mollava facilmente, ero tosta(credo). Adesso mi aggrappo a quel poco che mi è rimasto,anagrafe permettendo, cerco ancora la gioia.
RispondiEliminaJasna ! era evidente che la mia risposta era per te, vero? Buon voto anche a te.
RispondiEliminaSi Renata non ti preoccupare... chiarissimo. baci
RispondiEliminaUna sola parola "oramai" che porta a tante riflessioni, ma anche a sensazioni.
RispondiEliminaOramai è una resa, qualcosa che non si può più avere.
E' anche tutto quello che riguarda le occasioni perdute.
Non ha un suono musicale, come vocabolo, eppure evoca sonate tristi, struggenti ...
Non è, Renata, particolarmente, una questione di età.
Tutti in alcuni momenti della vita possiamo sentirci rinunciatari e, con il broncio del bambino, scuotere rassegnati le spalle, con dentro al cuore questa "temibile" parola. Oramai.
Bello poi il tuo ottimismo raggiunto con il lavoro interiore, che tanto può insegnare agli altri e che tanto dice delle sofferenze che messe a buon frutto portano ad essere positivi, anzichè lagnosi.
Grazie per la riflessione e scusa il post troppo lungo.
Un bacio.
Cara Dama, mi mancavi ! Non è lungo il tuo post, ma intenso e
RispondiEliminaribadisce tutte le verità che riguardano questo "temibile" vocabolo.So, per esserci passata, che anche negli anni verdi e in quelli più maturi lo scoraggiamento è in agguato ma, con la volontà si possono attivare le energie necessarie per superarlo.Bisogna superato! Il mio riferimento all'età deriva dalla ovvia, serena consapevolezza dell' assenza di prospettive. "Anche il tramonto (della vita) é splendido ma, è troppo vicino alla notte." Bando alle malinconie, perbacco e Buona domenica.
pochi sono capaci di essere vecchi.
RispondiEliminaSilvia! Grande verità. E il disagio diventa sofferenza quando rimani "giovane dentro"! Anomalie che colpiscono, a volte.Come conviverci ? Ci si può collocare in panchina a guardare i giochi, con la bottiglia dell'acqua fresca e l'asciuganamo da porgere.In panchina, serenamente!
RispondiEliminaE' vero anche per me, Renata.
RispondiEliminaSolo davanti allo specchio mi ricordo, a volte, dell'età che ho.
Ma non è un danno, è meglio che sia così, molto meglio.
Trovo qui la favolosa Silvia, e ne approffittto per salutarla con gioia.
A te Renata auguro una dolce notte serena!
carissimi amici credetemi
RispondiEliminala vita + come uno specchio
ti sorride
giardandola sorridendo.
Cara Silvia, sarebbe stato in bellissimo "pensiero del giorno".Ma sarà letto anche qui. Bellissima, grande, inconfutabile verità. Un abbraccio stritolante.
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